Albania, una terra di martiri cristiani

Una storia che va ricordata e da custodire

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Albania, una terra di martiri cristiani

Quella dell’Albania è una Chiesa di martiri» disse Papa Francesco il 21 settembre 2014 nella breve visita a Tirana. Ora la Chiesa avrà 38 beati albanesi - tra cui Vincenzo Prennushi, francescano e poi arcivescovo di Durazzo - martirizzati dal regime comunista tra il 1945 e il 1974. Prennushi preferì il carcere e la tortura inflitte dal regime di Enver Hoxha, piuttosto che creare una Chiesa nazionalista staccata dal Papa: seguì la sorte del predecessore, Gasper Thaci, trucidato dal regime nel tentativo di cancellare ogni traccia di fede. «Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada intrapresa» disse Francesco.

La dittatura di Enver Hoxha (1908-1985) è brutale e soggioga il Paese delle aquile per cinquant’anni, impadronendosi di tutto il potere: segretario del Partito del lavoro (comunista), primo ministro, ministro degli Esteri, ministro della Difesa. Il suo braccio armato è la terribile «Sigurimi» che segue i metodi repressivi delle peggiori polizie segrete dell’Est Europeo, dalla sovietica Kgb alla Stasi della Germania dell’Est. Un terzo degli albanesi è stato torturato e internato nei campi di lavoro.

Hoxha si impadronisce del potere il 29 novembre 1944. Marxista-leninista ortodosso, è un attento imitatore del dittatore sovietico Iozif Stalin. Terrorizza il popolo con lo spauracchio di una (improbabile) invasione dell’Europa occidentale: fa costruire oltre mezzo milione di bunker in cemento armato come posti di guardia e ricoveri di armi. «Radio Tirana» trasmetteva in italiano per 24 ore al giorno propaganda comunista e ateista e infatuati giovanotti regalavano per le strade, fuori delle fabbriche e delle scuole le patinate pubblicazioni che inneggiavano al comunismo.

Come tutti i dittatori comunisti, Hoxha confisca moschee, chiese, monasteri, sinagoghe e li trasforma in musei, uffici pubblici, officine, magazzini, stalle, cinema. Proibisce ai genitori di dare ai figli nomi di santi e di impartire l’educazione religiosa. Cancella i nomi dei santi da villaggi e strade, in un Paese che è cristiano dal IV secolo e in una Chiesa che ha origini apostoliche. Abolisce i diritti civili e politici. Azzera la libertà di parola, di stampa, di associazione, di religione. Dopo due decenni di terrore, nel 1967 proclama che l’Albania è il primo Paese dove l’ateismo è nella Costituzione: «Lo Stato non riconosce alcuna religione e sostiene la propaganda atea per inculcare alle persone la visione scientifico-materialista del mondo».

Come brutalità e barbarie Hoxha è paragonabile al regime nordcoreano. Centinaia di cristiani furono annientati: 65 furono torturati e ammazzati e altri 64 morirono in prigionia. Un martirologio interminabile: 5 vescovi, 60 sacerdoti, 30 francescani, 13 gesuiti, 10 seminaristi, 8 suore, un numero imprecisato di laici. L’11 aprile 1986 muore il tiranno e il comunismo gli sopravvive fino al 1992 quando crolla anche l’odioso regime. L’8 dicembre 2010 nella Cattedrale di Scutari si con­clude il processo diocesano per i marti­ri albanesi: 27 sacerdoti diocesani, 9 francescani, 3 gesuiti, la giovanissima Maria Tuci. Alla testa di questi eroi Nikolle Vinçenc Prennushi, sacerdote francescano, poi arcivescovo e primate. Hoxha lo fa sopprimere il 19 marzo 1949 dopo che si è rifiutato di fondare una Chiesa nazionalista.

A Scutari, centro cattolico di un Paese a maggioranza musulmana, c’è il «memoriale della persecuzione» contro cattolici, ortodossi e islamici. La palazzina della spietata polizia segreta è tornata ai vecchi proprietari, i Francescani, che nel 2005 la affidano alle Clarisse: nella ex prigione, ora monastero, c’è la Via Crucis dei martiri che hanno seguito Cristo sul Calvario.

La gloria dell’Albania è Madre Teresa di Calcutta: Agnes Gonxha Bejaxhiu nacque infatti il 27 agosto 1910 a Skopje, attuale capitale della Macedonia, da genitori albanesi. Madre Teresa sarà proclamata santa da Francesco domenica 4 settembre 2016, in occasione del Giubileo degli operatori e dei volontari della misericordia, insieme al giovanissimo martire José Sanchez del Rio, ucciso nel 1928  a 14 anni in Messico in odio alla fede. Giovanni Paolo II visitò l’Albania il 24 aprile 1993, un anno dopo la caduta del regime comunista.

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