Il dramma di Aleppo: sotto assedio e senza nulla la città muore

Dopo l'accorato appello del Papa anche Un appello per la pace lanciato dalla marcia Perugia-Assisi. La diplomazia arranca e le potenze mondiali non trovano una via d'uscita

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Il dramma di Aleppo: sotto assedio e senza nulla la città muore

Dalla marcia di Assisi arriva un appello disperato: ”Fermiamo la strage ad Aleppo”. Bambini di tutte le religioni, pochi giorni fa, hanno pregato per la pace, tra le case di distrutte, le piazza ridotte a grovigli di macerie, la vita cancellata.

E dalla terra della grande civiltà, invece, è un diluvio di notizie terribili. Il direttore dell’organizzazione internazionale della Croce Rossa Yves Daccord denuncia che 54 operatori sono stati uccisi durante un insensato attacco. Non era mai successo dalla seconda guerra mondiale. Il 25 per cento degli ospedali è chiuso. Sono 382 gli attacchi contro 269 strutture di assistenza dall’inizio del conflitto. Un inferno senza ritorno

Gli attacchi contro le aree civili non si fermano, mentre gli ospedali stanno crollando sotto il peso della guerra, sia per i bombardamenti sia per la scarsità di forniture. Anche far arrivare gli aiuti umanitari è sempre più difficile. E nonostante tutto i coraggiosi medici siriani  continuano a lavorare e salvare vite, nel mezzo di un conflitto in cui gli ospedali vengono colpiti regolarmente.
Sei milioni di persone sono in fuga. Nei villaggi tutti scapano e, purtroppo, non sanno neppure più da chi: dai ribelli, dai governativi, da orde di traditori, da mercenari senza anima?

Ad Aleppo ci sono quasi trecentomila persone senza cibo e senza acqua che stanno morendo ogni giorno, ogni ora. I cristiani continuano a lanciare sos, il Papa, anche dal Caucaso, ha pregato perché il massacro finisca, ma nessuno sembra volerlo ascoltare. Russia e Stati Uniti si scambiano, continuamente, le accuse più infamanti e intanto i loro raid uccidono, storpiano, deturpano uno degli angoli più belli della terra e sparano (sempre per sbaglio, ovviamente) su ospedali, chiese. Famiglie inermi.

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