Genocidio armeno

Tensione tra Ankara e Berlino dopo la votazione del Bundestag

Parole chiave: armenia (8), turchia (22), germania (22), parlamento (19)
Genocidio armeno

Com’era prevedibile, l’ambasciatore turco in Germania è stato subito richiamato in patria e reazioni non delle più cordiali sono arrivate a Berlino da Ankara alla notizia che il 2 giugno scorso il Bundestag tedesco ha votato quasi all’unanimità (1 contrario e 1 astenuto) il testo della risoluzione “Ricordo e commemorazione del genocidio armeno e delle altre minoranze cristiane negli anni 1915 e 1916”

. Anche la Germania quindi insieme a quasi una trentina di stati nel mondo afferma che il massacro di circa 1,5 milione di armeni è stato l’esito di una programmata epurazione voluta dall’allora impero ottomano, e non si è trattato semplicemente di “fatti accaduti nel 1915”, come è solito riferirsi il presidente Erdogan, che aborrisce e impedisce in ogni modo che si usi la parola “genocidio”. Dure parole di rifiuto si erano infatti di recente sentite dopo la risoluzione del parlamento UE nell’aprile 2015 o dopo il discorso di papa Francesco il 12 aprile 2015 alla messa per il centenario del martirio armeno.  L’esito del voto al Bundestag ha però suscitato reazioni negative e contrariate anche in Germania, dove vivono 3.2 milioni di turchi. Le Monde riferiva che già prima del voto 537 associazioni turche avevano scritto ai deputati chiedendo di non approvare la risoluzione.

Minacce di morte sono state recapitate a Cem Ozdemir, leader dei Verdi e uno dei relatori della risoluzione, che ora deve viaggiare sotto-scorta. Non ci si poteva certo attendere che per magia il voto tedesco sbriciolasse il fronte del negazionismo da decenni instancabilmente impegnato a sminuire la portata drammatica di quell’evento. Il testo della risoluzione presentato da CDU/CSU, SPD, e i Verdi è tuttavia speciale perché comprende anche un mea culpa tedesco di fronte all’umanità. Non solo nel riferimento all’olocausto: si dice infatti che la morte degli armeni “è un esempio della storia degli stermini di massa, delle pulizie etniche, delle espulsioni e dei genocidi, di cui è segnato il XX secolo in modo così terribile. Siamo consapevoli dell’unicità dell'Olocausto, verso il quale la Germania ha colpa e responsabilità”. La Germania riconosce anche il proprio errore nella vicenda degli armeni perché il Reich tedesco, all’epoca alleato dell’Impero Ottomano, “non ha cercato di fermare questo crimine contro l’umanità, nonostante chiare informazioni da parte dei diplomatici tedeschi sull’espulsione e l’eliminazione organizzate degli armeni”.

Nella “Motivazione” che accompagna la Risoluzione si fanno anche nomi precisi di uomini della politica, della scienza e delle Chiese che non avrebbero insistito a sufficienza con il governo imperiale tedesco affinché facesse pressioni perché gli alleati ottomani fermassero la carneficina. Ciò rende il Reich tedesco “corresponsabile nella colpa” ed è per questo che la Germania oggi sente la responsabilità di contribuire affinché Turchia e Armenia “superino le tombe del passato e cerchino vie di riconciliazione e comprensione”. Quasi come un messaggio di rassicurazione al presidente turco Erdogan, il testo della Risoluzione dice anche che “bisogna distinguere tra la colpa degli autori e la responsabilità di coloro che vivono oggi”, ma a nulla è valso. Lo sanno bene i tedeschi che è “difficile per una società rivedere i capitolo oscuri della propria storia”, eppure sanno anche che questo processo è indispensabile se si vuole “riconciliazione all’interno della società, ma anche con gli altri”. Fare verità sul passato è indispensabile anche saper “rimanere vigili e prevenire l'odio e la distruzione che continuano a minacciare persone e nazioni”.

Nonostante i distinguo, le ammissioni di colpa e la disponibilità dichiarata, la Turchia nemmeno questa volta si è detta aperta a un processo di revisione con ammissione delle colpe. Per contro, facile da immaginare, la comunità armena, ancora oggi ferita e bisognosa di consolazione, ha gioito per l’esito di questo voto. “È una questione di onestà non lasciare dubbi sul fatto che quel ‘grande crimine', come lo definiscono gli armeni, non sia uno degli eccessi connessi con la guerra, ma uno sterminio sistematico, un genocidio”, ha commentato il cardinale Reinhard Marx. Come sarà possibile convincere la Turchia a non aver timore di guardare con onestà e umiltà alla propria storia resta però difficile da immaginare.

 

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