Trump e le religioni un clima molto teso

La politica del Presidente degli Stati Uniti stigmatizzata e avversata dalle fedi presenti nella grande nazione 

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Trump e le religioni un clima molto teso

Un’ora buia per gli Stati Uniti. Le religioni reagiscono duramente alle decisioni razziste del presidente Donald Trump. Tutti: 1) esprimono rispetto per le leggi e per il dovere del governo di garantire la sicurezza dei cittadini; 2) ricordano che la Nazione è nata e prosperata grazie alle immigrazioni; 3) notano che le minacce terroristiche arrivano dall’interno e non dall’estero; 4) manifestano l’impegno a costruire ponti e non muri; 5) promettono di continuare a difendere e soccorrere i migranti; 6) usano un linguaggio coraggioso, crudo, lontano da inutili cautele. I loro pareri sono riportati dalla rivista «Il Regno Documenti» del 1° febbraio.

Joe S. Vásquez, vescovo di Austin (Texas) presidente Commissione episcopale  migra­zioni - Sono amareggiato che il presidente abbia fatto una priorità della costruzione del muro, che metterà a rischio la vita degli immigrati; che esporrà soprattutto donne e bambini ai trafficanti di esseri umani; che destabilizzerà le comunità che vivono pacificamente lungo il confine. Continueremo a seguire l'esempio di Papa Francesco e a lavorare per costruire ponti e non muri tra i popoli. Rispettiamo il diritto del governo federale di controllare le frontiere e garantire la sicurezza degli americani ma non crediamo che la de­tenzione e l'uso massiccio delle forze dell'ordine sia il modo migliore. Chiediamo una riforma complessiva, umana ed equilibrata; esortiamo gli amministratori a rispettare tutti, cittadini e nuovi arrivati.

Alfonso G. Miranda Guardiola, ve­scovo ausiliare di Monterrey e segretario Conferenza episcopale messicana e Guillerìno Ortiz Mondragón, vescovo di Cuautitlàn e presidente Commissione mobilità uma­na - I vescovi del Messico e degli Stati Uniti collaborano da più di 20 anni per prendersi cura dei fedeli che abitano sulla frontiera. Continueremo a sostenere i fratelli che arrivano dal Centro e dal Sud America diretti negli Stati Uniti. Esprimiamo dolore e rifiuto sulla costruzione del muro. Sollecitiamo una riflessione più profonda su come ottenere sicurezza, sviluppo, lavoro senza provocare danni peggiori ai più poveri. Chiediamo alle autorità di trovare soluzioni giuste che salvaguardino di­gnità e rispetto delle persone, senza distinzioni di nazionalità e fede: ogni persona ha un valore intrinseco e incommensurabile come figlio di Dio. Rispettiamo il diritto del governo di tutelare le frontiere e i cittadini, ma non crediamo che questo sia il modo migliore.

Cardinale Joseph W Tobin, arcivescovo di Newark (New Jersey) - Comprendo il desiderio di sicurezza ma chiudere le frontiere e costruire muri non sono atti razionali. Detenzione e deportazione di massa non arrecano beneficio a nessuno: sono politiche inumane che distruggono famiglie e comunità. Io sono nipote di immigrati, sono cresciuto in un quartiere multiculturale a Detroit. Come prete e vescovo ho vissuto e lavorato in comunità di molte nazionalità, lingue e fedi, comunità forti, laboriose, ri­spettose della legge e amanti della Nazione che ha una lunga e ricca storia di accoglienza: acadiani dal Canada, francesi, irlandesi, tedeschi, italiani, polacchi, ungheresi, ebrei e vietnamiti sono solo alcuni. Questo ha reso grande l'America

Comitato ebraico americano – Esprimiamo pro­fonda preoccupazione per i piani dell'amministrazio­ne Trump. I rifugiati sono scrupolosamente controllati dalle autorità. Quelli che vengono approvati devono attendere 18-24 mesi per ottenere l'ammissione. I rifugiati dall'America centrale sono qua­si esclusivamente donne e bambini a rischio violenza, aggressione sessuale e morte. La minaccia terrorista è una finzione crudele e fuorviante: ­la violenza è esercitata con agghiacciante frequenza - scuole, chiese, centri commerciali - da americani contro americani. Nei 14 anni (11 settembre 2001-ottobre 2015) su 784.000 rifugiati accolti ci sono stati solo tre arresti per terrorismo.  

Cardinale Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago – È un momento buio nella storia degli Stati Uniti. Il rastrellamento e il blocco di immigrati sono crudeli. Gli Stati Uniti hanno una lunga storia di ac­coglienza di rifugiati e le organizzazioni cattoliche hanno contribuito a integrare molti da tutto il mondo. Preti, religiosi e laici hanno assistito i nuovi arrivati. Sappiamo come sia lungo e complicato il percorso da compiere per essere ammessi. L'America difende i di­ritti umani e la libertà religiosa, non chiude la porta in faccia a nessuno.

Cardinale Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston, e José H. Gomez arcivescovo di Los Angeles, presidente e vicepresidente della Conferenza episcopale  – Il legame tra cristiani e musulmani è fondato sulla forza insuperabile della carità e della giusti­zia. Il Vaticano II ha raccomandato di promuovere giustizia sociale, valori morali, pace e libertà. La Chiesa non si risparmierà nella difesa delle sorelle e dei fratelli di tutte le fedi che soffrono per mano di persecutori senza pietà. I rifugiati che fuggono dallo Stato islamico sacrificano tutto. La nostra Nazione li dovrebbe accogliere come alleati in una lotta comune contro il male.

Conferenza delle religiose – Siamo profondamente turbate e preoccupate dagli ordini esecutivi di Trump, che sono sbagliati, e dalla denigrazione dei valori che formano la base della Nazione. Queste disposizioni minac­ciano le comunità di frontiera e mettono in pericolo quelli che fuggono dalla vio­lenza. Spendere miliardi di dollari per un muro inefficace e militarizzare la frontiera distoglie fondi dalla salute, dall'educazione, dai programmi sociali e non restituisce sicurezza all'America che ha una lunga tradizione di ac­coglienza. Le religiose cattoliche confermano l’impegno ad accoglierli. Disapproviamo fortemente il tentativo del pre­sidente Trump di limitare la nostra libertà di ascol­tare la chiamata di Dio ad accogliere lo straniero.

Elisabeth A. Eaton, vescovo e presidente della Chiesa evangelica luterana -  
Ho chiesto all'amministrazione Trump di non interrompere l’accoglienza dei rifugiati. La Bibbia ci chiede di acco­gliere lo straniero e di trattare il forestiero come trattiamo i nostri concittadini. Sono d'accordo sull'importanza di mantenere la sicurezza ma bandire i rifugiati non aumenta la sicurezza. Al contrario causa danni immediati. Molti dei nostri antenati luterani hanno vissuto il dolore di lasciare la loro casa e la gioia di essere accolti negli Usa. Milioni di luterani in tutto il Paese onorano i valori biblici offrendo rifugio. Continueremo nel servizio dell'accoglienza a persone che fuggono dalle guerre e dalle persecuzioni.

Mitchell T. Rozanski vescovo di Springfleld (Massachusetts), William E. Lori arcivescovo di Bal­timora (Maryland), Oscar Cantù vescovo di Las Cruces (New Mexico) – Con altri capi religiosi ci schieriamo con gli immigrati. Pur riconoscendo che il governo ha il dovere di garantire la sicurezza, chiediamo di rispettare la libertà e di proteggere la vita e siamo al fianco dei fratelli e so­relle musulmani.

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