Italiani alla fine del mondo. I salesiani in Patagonia

Nel bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, la storia di una missione straordinaria di suoi figli

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la Patagonia

«Una punta arida rivolgendosi al sud, tra Pacifico e Atlantico, alla fine del continente americano. Questa è la Patagonia .“Recostata” a ovest sulla Cordigliera delle Ande e bagnata a est dall’Atlantico, aperta a nord a un’incerta trasmissione che la collega alla Pampa Argentina e percorsa senza pausa per il vento». Così un esploratore descrivela Patagonia, 800 mila chilometri quadrati – il doppio dell’Italia – dove nel 1879 arrivano i missionari e le missionarie salesiani inviati da don Bosco quattro anni prima in Argentina. «Meseta, altopiano arido», fiumi tempestosi, montagne imponenti, tremenda solitudine, gelido e implacabile vento da sud

Nel bicentenario della nascita di don Bosco - riconosciuto dal Comitato storico-scientifico come «un anniversario di interesse nazionale» – il 18 novembrela Cameradei deputati rende onore al grande santo piemontese con una celebrazione nella sala Aldo Moro, con il saluto della presidente della Camera Laura Boldrini e con il convegno «Italiani alla fine del mondo: missionari salesiani pionieri in Patagonia e Terra del Fuoco», tema illustrato da tre professori: l’argentina María Andrea Nicoletti dell’Universidad nacional Río Negro-San Carlos de Bariloche; Nicola Bottiglieri dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale; Maria Gabriella Dionisi dell’Università della Tuscia; dal rettor maggiore dei Salesiani, decimo successore di don Bosco, l’ispanico-argentino don Ángel Fernández Artime, coordinati da don Francesco Motto, maggior storico salesiano e curatore dell’epistolario di don Bosco.

L’11 novembre 1875 nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice don Bosco benedice la prima spedizione missionaria salesiana, capitanata da don Giovanni Cagliero e composta da altri 5 sacerdoti, tra cui Giuseppe Fagnano, animo di pioniere ed ex garibaldino, e quattro coadiutori: Scalvini maestro falegname, Gioia cuoco e maestro calzolaio, Molinari maestro di musica e Belmonte amministratore. Trascorrono l’estate prima a studiare lo spagnolo. In ottobre vanno a Roma Pio IX ormai anziano e acciaccato: «Ecco un povero vecchio. Dove sono i miei piccoli missionari? Voi dunque siete i figli di don Bosco, e andate a predicare il Vangelo in Argentina. Avrete un vasto campo per fare del bene. Spandete in mezzo a quei popoli le vostre virtù. Desidero che vi moltiplichiate, perché grande è il bisogno e molti sono le genti a cui annunciare il Vangelo».
Don Bosco raccomanda loro «con insistenza la posizione dolorosa di molte famiglie italiane. Voi troverete un grandissimo numero di fanciulli e anche di adulti che vivono nella più deplorevole ignoranza del leggere, dello scrivere e di ogni principio religioso. Andate, cercate questi nostri fratelli, che la miseria e la sventura portò in terra straniera».

In un secondo tempo avrebbero iniziato l’evangelizzazione dellaPatagonia: «In questo modo diamo inizio a una grande opera, non perché si creda di convertire l’universo intero in pochi giorni, no! Ma chi sa che non sia questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta? Chi sa che non sia come un granellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e non abbia da produrre un gran bene?».

Con grande commozione i 10 missionari attraversano la basilica abbracciati dai giovani e dagli amici. Don Bosco sulla porta vede uno spettacolo grandioso: la piazza e le vie adiacenti sono gremite di folla, le carrozze aspettavano i missionari, le  lanterne rischiarano la notte. Ogni missionario reca un foglietto con «venti ricordi  speciali» scritti da don Bosco. Li aveva tracciati a matita sul suo taccuino di ritorno da un viaggio e li aveva fatti ricopiare per tutti. Raccomanda: «Cercate anime, non denari, né onori, né dignità; prendete speciale cura degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini; fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni, e voi sarete ricchi in faccia a Dio e diverrete padroni del cuore degli uomini; fra voi amatevi, consigliatevi, correggetevi, non portatevi né invidia né rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti, le pene e le sofferenze di uno siano pene e sofferenze di tutti, e ciascuno studi di allontanarle o almeno mitigarle; nelle fatiche e nei patimenti, non si dimentichi che abbiamo un gran premio preparato in Cielo. Amen».

A don Cagliero, capo-spedizione, don Bosco scrive: «Fate quello che potete, Dio farà quello che non possiamo far noi. Confidate ogni cosa in Gesù Sacramentato e in Maria Ausiliatrice, e vedrete che cosa sono i miracoli». Don Bosco li accompagna fino aGenova dove il 14 si imbarcano sul piroscafo francese «Savoie». Un testimone racconta che don Bosco era tutto rosso per lo sforzo di contenere le lacrime.

A Buenos Aires gli emigrati italiani abbondano. Appena tre anni dopo nel 1877 i Salesiani nel Barrio Almagro inaugurano la chiesa parrocchiale, le scuole di arti e mestieri, l’o­ratorio: nella cappella di Sant’Antonio nel 1908 nasce la squadra di calcio San Lorenzo de Almagro dal nome del fondatore, il salesiano don Lorenzo Massa, squadra che furoreggia e vince 14 scudetti del campionato argentino. I Bergoglio, emigrati da Torino e da Portacomaro, approdano il 15 febbraio 1929. Dal 1932 risiedono a Buenos Aires, frequentano la parrocchia del Barrio Flores ma hanno il cuore all’oratorio di Almagro e fanno il tifo per la squadra con i colori rosso e azzurro. Jorge Mario ne è perdutamente tifoso: quando può va a vederla allo stadio e nel 2008, per il centenario, il cardinale arcivescovo di Buenos Aires riceve la tessera di socio onorario.

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