Viaggio apostolico di Africa: le tre T di Francesco

Il Papa e la visita allo slum di Kangemi, uno dei più poveri sobborghi di Nairobi dove la gente vive in condizioni di estremo disagio

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Viaggio apostolico di Africa: le tre T di Francesco

Qui mi sento a casa

 

“Grazie per avermi accolto nel vostro quartiere”. Esordisce così Papa Francesco al suo arrivo nella baraccopoli di Kangemi: “In realtà, mi sento a casa condividendo questo momento con fratelli e sorelle che, non mi vergogno a dire, hanno un posto speciale nella mia vita e nelle mie scelte. Sono qui perché voglio che sappiate che le vostre gioie e speranze, le vostre angosce e i vostri dolori non mi sono indifferenti. Conosco le difficoltà che incontrate giorno per giorno! Come possiamo non denunciare le ingiustizie subite?”

 

La Saggezza dei quartieri popolari

 

“Una saggezza - osserva il Papa - che scaturisce da un’ostinata resistenza di ciò che è autentico (cfr. Enc. Laudato si’, 112), da valori evangelici che la società del benessere, intorpidita dal consumo sfrenato, sembrerebbe aver dimenticato. Voi siete in grado di tessere legami di appartenenza e di convivenza che trasformano l’affollamento in un’esperienza comunitaria in cui si infrangono le pareti dell’io e si superano le barriere dell’egoismo (ibid., 149)”.

 

La cultura dei quartieri popolari impregnati di questa particolare saggezza, “ha caratteristiche molto positive, che sono un contributo al tempo in cui viviamo, si esprime in valori come la solidarietà, dare la propria vita per l’altro, preferire la nascita alla morte; dare una sepoltura cristiana ai propri morti. Offrire un posto per i malati nella propria casa, condividere il pane con l'affamato: - dove mangiano 10 mangiano in 12 - ; la pazienza e la forza d’animo di fronte alle grandi avversità, ecc.” (Gruppo di Sacerdoti per le Zone di Emergenza, Argentina, Reflexiones sobre la urbanización y la cultura villera, 2010).

 

L’essere umano è più importante del dio denaro

 

“Valori - prosegue Francesco - che si fondano sul fatto che ogni essere umano è più importante del dio denaro. Grazie per averci ricordato che esiste un altro tipo di cultura possibile”.

 

“Vorrei rivendicare in primo luogo questi valori che voi praticate, valori che non si quotano in Borsa, valori con i quali non si specula né hanno prezzo di mercato. Mi congratulo con voi, vi accompagno e voglio che sappiate che il Signore non si dimentica mai di voi. Il cammino di Gesù è iniziato in periferia, va dai poveri e con i poveri verso tutti”.

 

L’accaparramento del terreno

 

Il Santo Padre ricorda anche le ferite “provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate”.

 

“Ho saputo anche del grave problema dell’accaparramento delle terre da parte di imprenditori privati senza volto, che pretendono perfino di appropriarsi del cortile della scuola dei propri figli. Questo accade perché si dimentica che «Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza escludere né privilegiare nessuno» (Giovanni Paolo II, Enc. Centesimus annus, 31)”.

 

L’accesso all’acqua potabile

 

Negare l’acqua ad una famiglia, attraverso qualche pretesto burocratico, è una grande ingiustizia, soprattutto quando si lucra su questo bisogno.

 

“Questo contesto di indifferenza e ostilità, di cui soffrono i quartieri popolari, si aggrava quando la violenza si diffonde e le organizzazioni criminali, al servizio di interessi economici o politici, utilizzano i bambini e i giovani come carne da cannone per i loro affari insanguinati”.

 

Le nuove forme di colonialismo

 

“Queste realtà che ho elencato - prosegue Francesco - non sono una combinazione casuale di problemi isolati. Sono piuttosto una conseguenza di nuove forme di colonialismo, che pretende che i paesi africani siano «pezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigantesco” (Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsin. Ecclesia in Africa, 32-33).

 

Non mancano di fatto, pressioni affinché si adottino politiche di scarto come quella della riduzione della natalità che pretende “legittimare l’attuale modello distributivo, in cui una minoranza si crede in diritto di consumare in una proporzione che sarebbe impossibile generalizzare” (Enc. Laudato si’, 50).

 

Le tre T

 

Il Papa aveva già parlato delle tre T: tierra, techo e trabaco (terra, casa e lavoro) prima in Bolivia, nel discorso ai Movimenti Popolari, poi nel suo discorso alla sede Onu di New York.

 

“Non è filantropia - chiarisce il Santo Padre -  è un dovere di tutti. Faccio appello a tutti i cristiani, in particolare ai Pastori, a rinnovare lo slancio missionario, a prendere l’iniziativa contro tante ingiustizie, a coinvolgersi nei problemi dei cittadini, ad accompagnarli nelle loro lotte, a custodire i frutti del loro lavoro collettivo e a celebrare insieme ogni piccola o grande vittoria. So che fate molto, ma vi chiedo di ricordare che non è un compito in più, ma forse il più importante, perché - i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo - (Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi del Brasile, 11 maggio 2007, 3)”.

 

“Cari cittadini, cari fratelli - conclude Francesco - Preghiamo, lavoriamo e impegniamoci insieme perché ogni famiglia abbia una casa decente, abbia accesso all’acqua potabile, abbia un bagno, abbia energia sicura per illuminare, per cucinare, per migliorare le proprie abitazioni... perché ogni quartiere abbia strade, piazze, scuole, ospedali, spazi sportivi, ricreativi e artistici; perché i servizi essenziali arrivino ad ognuno di voi; perché siano ascoltati i vostri appelli e il vostro grido che chiede opportunità; perché tutti possiate godere della pace e della sicurezza che meritate secondo la vostra infinita dignità umana”.

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