Somalia, 1 milione di bambini a rischio fame

Reportage - Siccità e guerra hanno messo in ginocchio anche Ciad, Sud Sudan e Nigeria: milioni di sfollati

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Somalia, 1 milione di bambini a rischio fame

Sono numeri impressionanti, quelli di una catastrofe silenziosa, che si sta consumando nell'Africa centro-orientale. E dietro ai numeri ci sono le storie e i volti di uomini e donne, anziani e bambini. Intere popolazioni allo stremo: 30 milioni di persone stanno affrontando la più grave crisi alimentare dalla Seconda guerra mondiale.

In questa parte di mondo compresa fra la Somalia, il Chad, il Sud Sudan, il Kenya, la Nigeria, l'Etiopia ma anche lo Yemen, non piove da due anni. La mancanza di acqua ha tolto quel poco di sussistenza che milioni di persone avevano. Piccole colture e allevamenti di cammelli, capre e bovini.

In Somalia, in particolare, la situazione è al limite. Nel Paese, avverte l’Onu, la situazione è peggiore dell’ultima carestia di sei anni fa. Tra ottobre 2010 e aprile 2012 i morti sono stati 260 mila. Oggi la metà della popolazione, circa 6,2 milioni di persone, ha urgente bisogno di assistenza umanitaria. Ed entro giugno, 3 milioni di persone saranno in situazione di emergenza grave. Chi soffre di più sono i bambini: circa 200 mila soffrono di una forma di malnutrizione acuta. Senza un aiuto immediato, dice l’Unocha, questo numero dovrebbe aumentare a circa 1 milione entro giugno.

 Più di un milione di persone sono sfollate in condizioni spesso al limite della sopravvivenza e un altro milione sono rifugiate nella regione. Gli indicatori di sviluppo in Somalia rimangono tra i peggiori del mondo: un bambino su sette muore prima di compiere un anno e solo una persona su tre ha accesso ad acqua potabile sicura.

 La siccità in Somalia sta rendendo sterile un territorio che storicamente è stato una sorta di giardino del Corno d’Africa, quello «tra i due fiumi», cioè tra il fiume Giuba e l’Uebi Shebeli, nel Sud, l’unica porzione di Somalia nella quale si poteva praticare l’agricoltura. La siccità sta procurando un danno economico enorme non solo per l’agricoltura, ma anche per la pastorizia e l'allevamento. La Somalia, infatti, è uno dei maggiori esportatori mondiali di dromedari, che esporta nello Yemen, nel Medio Oriente, nella Penisola arabica. Ma questi animali soffrono la siccità e negli ultimi mesi, per la mancanza di un territorio verde nel quale nutrirsi, ne sono morti già 400 mila.

Negli altri paesi del Corno d’Africa la situazione non è certo migliore. In Sud Sudan il 20 febbraio 2017 lo Unity State ha dichiarato lo stato di carestia, cosa che potrebbe diffondersi rapidamente negli altri stati del paese, se non arrivano aiuti imminenti. Inoltre il conflitto ripreso nel 2013 aggrava una situazione da crisi umanitaria su vasta scala.

Quasi 1 milione di persone sono sull'orlo della fame. Si stima che la metà della popolazione, 4,9 milioni di persone, non abbia abbastanza cibo. Questo numero potrebbe arrivare a 5,5 milioni entro luglio senza interventi urgenti. Gli sfollati per il conflitto sono 3,4 milioni e sono 7,5 milioni quelli che necessitano di assistenza umanitaria. Oltre 270 mila sono i bambini malnutriti.

Anche il Kenya è colpito dalla siccità, soprattutto al nord e nelle zone della costa. Tutto ciò ha portato anche numerosi focolai di colera nel Paese, così come in Somalia. Sono circa 2,7 milioni le persone che si trovano in condizioni a rischio carestia (fonte Unocha). E 85 mila bambini sono malnutriti e molti di loro sono in serio pericolo di vita.

Nonostante gli enormi progressi degli ultimi anni, anche l'Etiopia si trova di fronte alla peggiore siccità da decenni. Tutta colpa di El Nino, che determina le precipitazioni nel Paese. Sono 5.6 milioni le persone che hanno necessità immediata di asistenza alimentare entro l'anno e 350 mila i bambini che rischiano la vita per patologie legate alla mancancanza di cibo. Inoltre 376 mila persone hanno dovuto abbandonare le loro case in cerca di cibo.

Ben più grave la situazione nel Bacino del Lago Ciad. Un quinto della popolazione è sfollata per via del conflitto in corso con Boko Haram. Circa 2,2 milioni di persone, metà dell'intera popolazione, ha bisogno di assistenza umanitaria. L'8 per cento necessita di assistenza alimentare immediata. L'agricoltura è la principale fonte di sussistenza, fino al 90 per cento delle famiglie che vivono nel Bacino del Lago Chad, vivono di questo. Tra Niger e Nigeria sono migliaia le persone che fuggono.

In Nigeria come in Sud Sudan, la situazione è aggravata dalla guerra che si sta combattendo, in questo caso contro Boko Haram. Il conflitto in corso nella parte Nord-orientale del Paese ha lasciato più di 1,8 milioni di persone dislocate in oltre 2 mila località diverse, comprese nei sei stati più colpiti da carestia e siccità.

Si stima che saranno 5,2 milioni tra giugno e agosto le persone bisognose di interventi urgenti nei tre stati più colpiti di Borno, Adamawa e Yobe. Come negli altri paesi i bambini compiti da gravi casi di malnutrizione sono moltissimi, più di 277 mila. L'insicurezza alimentare in tutta la regione peggiorerà nei prossimi mesi, le comunità e le famiglie non hanno la possibilità di coltivare i campi.

Il coordinatore di emergenza dell'Onu, Stephen O'Brien, il 10 marzo scorso ha esortato un'azione internazionale per aiutare milioni di persone a combattere la fame e impedire che la situazione si trasformi in una vera catastrofe: «È necessaria un'iniezione immediata di fondi e un accesso sicuro e senza ostacoli per consentire ai partner di portare aiuti, altrimenti molte persone moriranno di fame, e gli sforzi degli ultimi anni saranno stati inutili».

Al fianco di queste popolazioni stanno lavorando senza sosta alcune organizzazioni non governative riunite in Agire, un network di 9 Ong italiane che si attivano insieme per rispondere alle più gravi emergenze umanitarie. Sei organizzazioni  - ActionAid, Amref, Cesvi, Coopi, Oxfam e Vis - stanno portando cibo, acqua potabile e assistenza sanitaria nelle aree più colpite. Ma i bisogni sono immensi e c’è bisogno dell’aiuto di tutti (per sapere come dare una mano www.agire.it).

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