Quella umanità di Kenge che interpella le nostre coscienze

L'esperienza del medico chirurgo Chiara Castellani nel colloquio con Giancarlo Caselli dal titolo "Il coraggio della denuncia". Appuntamento al Circolo dei lettori di Torino della nuova edizione della Cattedra del dialogo dedicata al tema "Responsabilità umana nella fragilità"

Parole chiave: africa (39), chiara (4), kenge (1), povertà (47), malattia (19), istruzione (14)
Chiara Castellani

La terra del Kwango non è più terra madre, grassa e rossiccia; il suolo del Kwango è sabbia, vi cresce solo l'erba alta e la paglia della savana non è più foresta come lo era un tempo e sulla strada verso Kimbau e Matari, nel sud della Diocesi di Kenge per km non si vedono più i grandi alberi secolari ma solo arbusti spinosi. Le cause? L'aumento progressivo della temperatura del pianeta, a cui si aggiunge la deforestazione e la pratica agricola distruttrice dei fuochi di brousse, ereditata acriticamente dai Belgi ai tempi delle colonie e mai abbandonata

Dove mancano radici la terra cede all'erosione e i raccolti vengono compromessi con un vero disastro ecologico. Il suolo del Kwango è sabbia lavata dalle grandi piogge. Il futuro: la desertificazione. Eppure a Kenge 2, cresciuta sulle rive del grande fiume Wamba, il vecchio ospedale fantasma e le sale del nuovo istituto dove i ragazzi entrano correndo gioiosi come un migrare di rondini, si nascondono ancora fra i palmizi e i grandi mangos come un'isola verde. Lungo il fiume la terra, fertilizzata dalle ninfee decomposte dall'acqua che scorre lentamente fra gli alberi è ancora madre: La palma da olio è un  concentrato di vitamina  A.

Anche i serpenti sono proteine nobili: ma io donna non posso mangiare la carne di serpente! Quando alla fine della stagione secca comincia la siccità e la fame a Kenge e in generale nel Kwango, c'é il miracolo di una farfalletta gialla che depone le uova prima dell'alba sull'erba bagnata di rugiada, da cui nascono dei bachi, le mindolo e le banguka, che sono una fonte di proteine nobili una vera manna dal cielo. Raccolte all'alba dai ragazzi della scuola, vengono strizzate, lavate, arrostire o carbonizzate e possono essere mangiate anche dopo un anno. Anche a Kinshasa ne vanno ghiotti, e durante la raccolta la gente si muove anche dalla capitale.

Presso gli Yaka di Kenge 2 sono solo le donne che coltivano la terra madre e matrigna, mentre i chef de terre cercano di avere più di una moglie per coltivare la terra dei loro padri e cederla ai propri figli.  Le donne partono in foresta alle 4 del mattino per raccogliere la manioca e mettere a lavare nell'acqua corrente del fiume per almeno 4 giorni le sue radici rese amare dal cianuro in esse contenuto. Questo cianuro protegge la pianta dalle aggressioni dei roditori, ma se non viene eliminato provoca il Konzo, una paralisi irreversibile delle gambe. La manioca si mangia tutta: radici e foglie. Le prime trasformate in farina e polenta (luku) le seconde pestate fino a divenire una purea (saka-saka) il tutto ben condito con l'olio di palma.

La chikwanga è il pane di manioca, che viene avvolta sapientemente dalle donne nella foglia di banano e poi cotta a bagno-maria. A Kenge 2 le donne le donne la preparano la sera, aspettano che l'acqua si raffreddi poi la fanno asciugare e la vendono ai margini delle strade dove i ragazzi della scuola la acquistano a meno di 10 centesimi per il pasto di mezzogiorno. Può mantenersi fresca anche una settimana, e si combina bene con companatici poveri come la Mfumbwa, una foglie di color verde scuro, molto dura e carnosa, che va tritata fine per essere appetibile, ma è ricca di ferro e vitamine. Le donne la cuocciono nella burrosa pasta di arachidi che molto più della soia è ricca di proteine vegetali, acidi grassi essenziali e calorie.

Sono le donne che nutrono l'Africa: protagoniste di tutte le fasi dell'alimentazione della loro famiglia, dalla semina, al raccolto, alla lunga preparazione, fino ad imboccare i bambini, gli anziani e i malati. Ma per i bambini che sono ancora nella “finestra dei 100 giorni” (9 mesi di gestazione e i primi 2 anni di vita, critici per lo sviluppo cerebrale) la manioca e il saka-saka non bastano! Allora le madri assicurano l’allattamento esclusivo fino ai 6 mesi garantisce la salute del lattante, bello e vivace più di un bimbo europeo. Mentre l'allattamento prolungato fino ai 24 mesi protegge dalla malnutrizione grave laddove (salvo bruchi, termiti, topi di savana e serpenti) non ci sono altre proteine animali disponibili. Salvo il latte materno al centro della cosidetta finestra dei mille giorni: le donne garantiscono il latte materno esclusivo nei primi 6 mesi, e il latte materno combinato ad altre proteine animali nei primi 2 anni. Coscienti della necessità di garantirlo, nonostante la povertà.

E’ sulle donne quindi che abbiamo deciso di scommettere per il nostro futuro, aprendo nell'ISEA di Kenge una nuova sezione di agronomia ed agroveterinaria, nutrizione e dietetica che prevede non solo l'educazione ad una alimentazione variata, ma anche un miglioramento della produzione alimentare negli orti familiari, dove la terra sabbiosa viene arricchita col guano di pipistrello, lo sterco di vacca, la pollina. Coltivata con scientificità e nel rispetto della natura la terra già povera può ridiventare madre

Per questo stiamo formando giovani donne e madri di famiglia nella nuova sezione di Agronomia e Dietetetica dell'ISEA di Kenge. Anche se questa sezione non è preclusa ai maschi.

Ma per vincere la scommessa di formare Agronomi e Dietiste-Nutrizioniste nel pieno rispetto delle norme internazionali, dobbiamo mantenere le promesse fatte alle donne e madri di famiglia che ho rimandato sui banchi di scuola. Una borsa da 250 Euro, col vostro aiuto!

Cultura e società

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