Burundi: si preparano le elezioni, pace a rischio

La ricanditatura dell'attuale presidente Pierre Nkurunziza alle prossime elezioni sta mettendo a rischio la pace nel paese. Il terzo mandato sarebbe incostituzionale e la gente è scesa in piazza a manifestare. Morti e feriti, in una situazione che rischia di degenerare.

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Burundi: si preparano le elezioni, pace a rischio

«Noi speravamo che l’attuale Presidente Pierre Nkurunziza rinunciasse al terzo mandato incostituzionale!», dicevano i Burundesi sabato sera del 25 aprile scorso, il giorno della candidatura ufficiale di Pierre Nkurunziza.

Il terzo mandato, causa di tutti i guai in Burundi

È proprio il terzo mandato incostituzionale. Il mandato che sta portando la maledizione sul Burundi. Il mandato al quale aspira il presidente attuale e uscente del Burundi,  Pierre Nkurunziza. Un mandato che è contro gli accordi di pace di Arusha, in Tanzania, tra Hutu e Tutsi nel 2000. Questi accordi sono stati firmati dall’attuale presidente Nkurunziza, mentre era ancora il capo di un gruppo dei ribelli a maggioranza Hutu; l’altro firmatario degli accordi era l’allora presidente del Burundi che è Tutsi, Pierre Buyoya, con la mediazione e la presenza di Nelson Mandela.

Secondo gli accordi di Arusha e la Costituzione del Burundi ogni presidente deve governare per due mandati da 5 anni ciascuno. Nkurunziza ha già fatto i due mandati e vuole farne un terzo contro la Costituzione e gli Accordi di Arusha.

Ecco l’origine e causa di tutti i guai che il Burundi e il suo popolo sta vivendo in questi giorni! Le elezioni legislative dovrebbero iniziare, secondo il calendario elettorale, il 26 maggio mentre quelle presidenziali il 26 giugno 2015; ma l’Unione Africana e il mondo intero hanno già detto che queste elezioni sono impossibili in queste date visto che il Burundi, adesso, è nel caos causato dalle manifestazioni – convocate dai leader dei partiti dell’opposizione e della società civile - iniziate il 26 aprile all’indomani della candidatura ufficiale di Nkurunziza per il terzo mandato.

Chi non ha dato dei consigli al presidente Nkurunziza affinché lasciasse questo terzo e maledetto mandato? Tutti. Tutti hanno parlato cominciando dalla Conferenza Episcopale della Chiesa Cattolica ai 4 precedenti presidenti del Burundi, 2 tutsi e 2 hutu, che sono Pierre Buyoya, Jean Battiste Bagaza, Sylvestre Ntibantunganya e Domitien Ndayizeye. Ma non ha mai ascoltato nessuno.

Non è un problema etnico ma politico

Il 13 maggio alcuni ufficiali dell’esercito (Hutu e Tutsi) hanno tento un colpo di Stato per cercare di fermare Nkurunziza ma non sono riusciti. Il problema del Burundi non è più etnico, come era nel passato, ma è adesso politico. È questione di interessi personali per quelli che sono al potere: sono hutu e tutsi che appartengono al partito Cndd – Fdd del presidente Nkurunziza. Il capo dei golpisti, il generale Godefroid Niyombare, è hutu mentre il suo vice, il generale Cyrille Ndayirukiye, è tutsi. Quindi si capisce bene che il problema attuale del Burundi non è più etnico.

Sono hutu e tutsi le donne, i ragazzi, i giovani, gli uomini che manifestano insieme nelle strade e nei quartieri di Bujumbura da un mese; sono hutu e tutsi che fuggono dal Burundi verso i Paesi limitrofi: i profughi sono già più di 105.000 secondo l’Onu.

Il ruolo della comunità internazionale è fondamentale

Il problema attuale del Burundi non può essere risolto solo dai Burundesi. La comunità internazionale ha un ruolo fondamentale per risolvere l’attuale problema come l’ha già avuto negli Accordi di pace di Arusha con la sollecitazione e la mediazione di Nelson Mandela. È importante che la comunità internazionale passi dalle parole ai fatti; alcuni Paesi, anche se sono ancora pochi, tra cui il Belgio e la Svizzera hanno già sospeso provvisoriamente i finanziamenti destinati ad aiutare la Ceni (Commissione Elettorale Nazionale Indipendente) che sta preparando le elezioni. È importante che gli altri Paesi sospendano i finanziamenti per costringere Nkurunziza a non candidarsi per il terzo mandato illegale. Quante donne, quanti ragazzi sono stati uccisi, maltrattati, imprigionati dalla milizia, Imbonerakure, del partito Cndd – Fdd per la sola colpa di essere scesi nelle strade di Bujumbura per manifestare pacificamente contro il terzo mandato di Nkurunziza? Le persone che sono state uccise sono più di 30; la prigione e gli ospedali sono pieni di donne e ragazzi! Il Burundi rischia di avere la stessa esperienza del genocidio del Rwanda nel 1994. C’è il rischio di assistere a dei massacri di massa destinati a tutti quelli che sono contro il terzo mandato di Pierre Nkurunziza. Tutte le radio private sono state distrutte e bruciate dalla milizia del partito al potere. Quindi la gente rischia di essere uccisa senza che nessuno sappia niente sia al livello nazionale che internazionale, visto che i mezzi di comunicazione non ci sono più.

La comunità internazionale deve agire subito in Burundi per evitare lo stesso errore commesso nel Rwanda del 1994. Si poteva evitare il genocidio nel Rwanda se la comunità internazionale avesse agito prima per impedire i massacri.

Il Burundi e suo popolo aspettano sempre la Domenica, il giorno della speranza, che porterà la pace duratura!

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