Settimanali diocesani al Governo: attenuare i tagli sostenere le voci libere
La provocazione del presidente Francesco Zanotti: “Quasi non ci sono più lacrime per piangere e ci domandiamo se nei confronti della stampa locale in genere, qualcuno voglia la nostra morte”. La proposta: “Chiediamo che anche nei nostri confronti si porti il taglio dei contributi al 30%, così da lasciare un po’ di respiro ai giornali diocesani”.

Non sappiamo se sia stato troppo pessimista il presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici),Francesco Zanotti, quando la mattina di giovedì 25 settembre alla Camera dei Deputati, intervenendo all’incontro “Garantire il pluralismo dell’informazione. Appello urgente al Governo e al Parlamento”, ha detto: “La stampa diocesana che rappresento, con le sue 189 testate, sta vivendo un momento veramente difficile. Si naviga a vista, senza sapere cosa accadrà domani. Quasi non ci sono più lacrime per piangere e ci domandiamo se nei confronti della stampa locale in genere, qualcuno voglia la nostra morte”. Il tono con cui ha pronunciato queste parole era accorato ma non disperato. Il fatto di aver indetto un incontro per presentare l’appello al governo, con alcune proposte concrete, denota la volontà di opporsi a una crisi che sta toccando un po’ tutto il mondo dell’informazione: dalle reti televisive alle grandi società editoriali (Rizzoli, Mondadori, Repubblica, Stampa, Sole 24 Ore ecc.) fino alle società editrici più piccole. Se le testate giornalistiche nazionali hanno i loro canali per valutare la situazione e fare le loro proposte (la Fieg, anzitutto), per le testate a diffusione regionale e locale, la rappresentanza è affidata a strutture più snelle. Così l’incontro del 25 settembre è stato promosso da un cartello di organismi e associazioni in cui convergono oltre alla Fisc, la File (Federazione italiana liberi editori), “Alleanza delle Cooperative italiane per la cooperazione” (che fa capo a Confcooperative), “Mediacoop” (nella Legacoop), la Fnsi (sindacato giornalisti), l’Uspi (stampa periodica), fino ad “Articolo21” e altre.
I pesanti dati della crisi odierna. Questo composito mondo della stampa regionale, provinciale, locale, dei piccoli editori di libri e riviste varie, delle giovani cooperative di giornalisti che si cimentano con la comunicazione in rete e con iniziative d’avanguardia (web 2.0), un tempo magari diviso da storia, tradizione e visioni ideologiche antagoniste, oggi è invece accomunato da un destino che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza di giornali e riviste dalla storia lunga e gloriosa, ma con crescenti difficoltà economiche. I dati forniti all’incontro sono allarmanti: meno 22% le vendite in edicola negli ultimi cinque anni, meno 50% la pubblicità, 3000 posti di lavoro persi nelle redazioni delle testate maggiori, 1000 in quelle dei giornali più piccoli e dei territori. “La situazione è gravissima – ha spiegato Zanotti - perché la pubblicità da sola non basta per tenere in piedi i giornali, che pure hanno sempre avuto e oggi ancora di più organici ridotti all’osso, con stipendi magri. Per questo abbiamo ideato questo incontro col quale chiediamo a Governo e Parlamento di rivedere i criteri con i quali vengono distribuiti i sempre più scarsi fondi all’editoria”.
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