E' sempre tempo di "Miseria e Nobilità"

A teatro Gioiello un classico della commedia napoletana per la regia di Alfonso Rinaldi

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E' sempre tempo di "Miseria e Nobilità"

Miseria e nobiltà» è una di quelle spassose commedie che potrebbe far tremare i polsi a chi volesse rappresentarla in teatro. In questi giorni, fino a domenica 16 ottobre è al teatro Gioiello di Torino, messa in scena dalla Compagnia Masaniello, per la regia di Alfonso Rinaldi.

Perché «Miseria e nobiltà», scritta da Eduardo Scarpetta nel 1887, è un classico della commedia napoletana e, più in generale, del teatro tout court. Fa tremare i polsi, ai più, perché, dell’opera si ricordano l’indelebile versione cinematografica del 1954, con Totò protagonista, la sceneggiatura di Ruggero Maccari e Mario Mattòli a firmare la regia. E poi, corre l’obbligo ricordare l’altrettanto fondamentale registrazione televisiva del 1956 con la compagnia di Eduardo De Filippo, protagonista e regista, e il piccolo Luca De Filippo nel ruolo di Peppiniello.

Con questi precedenti, si sarebbe portati a dire, «non voglio (non posso) confrontarmici». E, invece, bene hanno fatto i Masaniello che, davanti ad un teatro sold out per tutte le sue recite, presentano uno spettacolo smagliante e coloratissimo, allo stesso tempo preciso nei suoi ritmi comici e classicamente nel solco della tradizione interpretativa. In altri termini, debitore sia di Mattòli che di De Filippo.

Lo spettatore è così subito rapito nel basso napoletano fine Ottocento dei poveri ed affamatissimi Concetta (Katia Villari), Felice (Alfonso Rinaldi) e la loro figliola Pupella (Valentina Marsico) che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena ed attendono con la gelosa e sospettosa Luisella (Pina Porzio) il rientro del di lei marito Feliciello (Francesco Di Monda), nella speranza di poter mangiare qualcosa. Intanto il giovane marchesino Eugenio (Daniele Stolfa) vorrebbe convincere Don Gaetano (Mauro Stante) a concedergli in sposa l’amata figlia Gemma (Evelin Brocas) ed ha bisogno di «figuranti» che si fingano suoi parenti e allora…

Una girandola di situazioni comiche già note ai più che Alfonso Rinaldi, da abile orchestratore di ensemble, riesce a rendere con precisa, elegante finezza. E che conferma ancora una volta i Masaniello tra i più bravi e talentuosi alfieri – e pensare che sarebbero filodrammatici… – del repertorio napoletano (De Filippo e Scarpetta) attivi sulla piazza torinese. Bisognerebbe quindi citarli tutti i diciotto attori impegnati in scena e, allora, ci limitiamo a dire dei piccoli e briosi Riccardo ed Alessandro che si alternano nella parte di Peppinielo («Vicienzo, m’è patre a me!»), ruolo che è stato palestra di futuri grandi attori.

Nonostante il sold out del Gioiello, c’è tenere d’occhio i Masaniello: promettono altre repliche di «Miseria e nobiltà» (www.compagniamasaniello.it).

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