La magia di Settembre Musica tra Torino e Milano

Una serie di spettacoli di altissimo profilo sulle piazze di Milano e Torino

Parole chiave: mito (1), musica (25), classica (1), rassegna (12)
La magia di Settembre Musica tra Torino e Milano

Non passa giorno che il palinsesto di MiTo Settembre Musica non offra stimolanti occasioni di ascolto. La scorsa settimana hanno avuto risalto le due serate dell’Orchestra Filarmonica di Novosibirsk diretta da Gintaras Rinkevicius dedicate al paradigma Beethoven (Quinta e Terza Sinfonia) e a Čajkovskij  con la Patetica e il Concerto per violino interpretato dal giovanissimo e bravissimo Itamar Zorman. Ma c’erano anche grandi pagine del repertorio sacro con l’Academia Montis Regalis alla Chiesa di San Filippo e a quella del Santo Volto, récital solistici,la musica francese del Gruppo dei Sei al Teatro della Divina Provvidenza a cura di Marco Zuccarini e dei suoi allievi del Conservatorio, mentre il Sermig ha trasformato l’Arsenale della Pace in café-chantant grazie a walzer e mazurke con gli strumentisti dell’OSN della Rai.

E poi ancora il jazz e la musica contemporanea, la canzone d’autore, spettacoli di danza e pièces alla Casa Teatro Ragazzi, il convegno su “Dante e la musica” organizzato dall’Università di Torino con il concorso della Società D.Alighieri. Con un interessante concerto MiTo ha anche reso omaggio a Pierre Boulez, il più geniale compositore  francese del secondo Novecento, per i suoi 90 anni: in programma uno dei suoi “classici”, Le marteau sans maïtre, a cura dell’Ensemble intercontemporain da lui fondato nel 1976. Il lavoro dal titolo rivelatore (Il martello senza padrone) è icona della sua poetica in cui si inverano da un lato lo “spiritualismo” del suo primo maestro Olivier Messiaen, e dall’altro lato il rigoroso costruttivismo della tecnica dodecafonica applicata dall’altro suo mentore, René Leibowitz,  sul modello dei maestri della Seconda Scuola di Vienna.

Un bel dilemma  stilistico per Boulez, erede di questo doppio lascito artistico, materia di studio tra gli anni Cinquanta e Sessanta nei vari laboratori di ricerca e corsi di analisi da lui diretti negli Stati Uniti, come pure a Darmstadt, Basilea e naturalmente a Parigi dove il maestro fonderà il celebre IRCAM. Nello specifico la microstruttura del Marteau rivela un assetto combinatorio di più elementi in cui musica e poesia, voce solista e strumenti spezzano la concezione tradizionalmente lineare della forma, obbedendo semmai al criterio della pura libertà creativa, con il ricorso a citazioni ed elementi di interconnessione che sono il corrispettivo in musica dello stream of consciousness della forma narrativa. Per ciò che concerne la macrostruttura, come ebbe a dire lo stesso Boulez, “la poesia è il focus della musica, ma da questa è alienata come la forma di un oggetto è restituito dalla lava vulcanica anche quando l’oggetto stesso ne è stato inghiottito, rendendolo al tempo stesso ri-conoscibile e ir-riconoscibile”.

E allora dal testo di René Char (poeta militante ed impegnato) bisogna partire: un dettato ermetico, di gusto surrealista in cui  “des yeux purs dans le bois/ Cherchent en pleurant la tête habitable”. Il risultato? “La partitura suona come cubetti di ghiaccio che tintinnano in un bicchiere”: la boutade attribuita al’amico Stravinsky ha sapore dissacratorio e dada,  va letta per quello che è: alla luce di quelle fantasie materiche in musica che obbediscono all’estetica del surrealismo, sorta di nuovo romanticismo o nuovo simbolismo. A sottolineare le affinità elettive con la libertà creativa della stagione del decadentismo francese, assai coerente è dunque risultato nel programma dell’altra sera l’accostamento del Marteau alle Improvisations sur Mallarmé dello stesso Boulez per soprano e ensemble, a cui sono state anteposte Le Chansons de Bilitis di Debussy, preziose ed estenuate musiche di scena su poesia di Pierre Louÿs.

Successo per tutti: direttore (Bruno Mantovani), soliste( il soprano Hélène Fauchère e il mezzosoprano Salomé Haller) e strumentisti componenti l’Ensemble intercontemporain, tutti giovani che continuano a dar lustro alla loro istituzione e al suo fondatore. Tanti auguri, maestro!

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