Grande successo in apertura di MiTo 2016

Noseda e la London Sumphony Orchestra al debutto della Rassegna

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Grande successo in apertura di MiTo 2016

Successo trionfale la sera di venerdì 2 settembre, al Regio con Gianandrea Noseda, alla guida della London Symphony Orchestra, per l’apertura di MiTo Settembre Musica. Sala gremita all’inverosimile pur in presenza di un programma di non immediata presa, dalla raffinata ricercatezza, un programma insomma non certo popolare.

Della Mer di Debussy - pagina imbevuta di simbolismo e impressionismo - Noseda ben assecondato dalle straordinarie qualità della LSO ha posto in luce mille dettagli, specie timbrico-armonici senza mai smarrire l’afflato complessivo. Ne è emersa una lettura vibrante che ha fatto davvero percepire il respiro del mare in tutte le sue declinazioni, dall’esordio, assorto e misterioso, all’inperversare delle ondate e del vento sferzante.

Gesto esuberante e sicurezza assoluta, Noseda ha poi affrontato la vasta e talora prolissa Seconda Sinfonia di Rachmaninov dai tratti incandescenti, attenuandone l’enfasi e facendo rilucere l’innegabile bellezza melodica dei numerosi passi lirici, quelli che emergono in tutta la loro unicità soprattutto nel toccante Adagio centrale. Poi ecco l’incandescente Allegro dall’inarrivabile vivacità ritmica. Pubblico in visibilio e due fuori programma - il sempre gradito Brahms delle danze ungheresi - affrontato quasi in fuori giri con una carica energetica come pochi altri.

Novità di quest’anno, voluta dalla direzione artistica, allusivi sottotitoli posti a ‘illustrare’ in tempo reale le due partiture: annotazioni un poco pleonastiche, quasi in stile di fumetto, dal tono scanzonato e non di rigorosa analisi, come giusto, data la sede. Ovvero, un tentativo di divulgazione quasi nello stile facebook che alcuni hanno mostrato di apprezzare, a fronte della perplessità di una parte del pubblico (e della critica).

In apertura si erano ascoltati - in prima per l’Italia - ancora di Debussy cinque Préludes dal Secondo Libro per pianoforte, nella policroma trascrizione di Nikos Christodoulou: condotta con mano esperta, anche se finisce per tradire in parte gli originali assunti. In Feux d’artifice le sonorità pianistiche appaiono talmente trasfigurate che la dirompente modernità della pagina risulta come annacquata. Riserve opinabili e perplessità che non hanno incrinato il successo poi ripetutosi la sera seguente, alla Scala, in apertura del Festival sul versante milanese.

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