La bella sfida di "Occhi al cielo"

Un progetto nato dal basso che vuole continuare a vivere perchè convincente

Parole chiave: altizio (1), sit comedia (1), film (67), parrocchia (10)
La bella sfida di "Occhi al cielo"

Doveva diventare una sit-com per la TV,  ma proprio sul più bello il progetto è naufragato. Colpa della crisi, prima di tutto, era la fine del 2011. La sit-com si intitolava «Occhi al Cielo» (citofonare parrocchia), a produrla era la Nova -T di Torino, il centro di produzione dei cappuccini italiani, che ha chiuso i battenti da un paio d'anni. L’idea era semplice: raccontare, con una forte dose di ironia, la vita quotidiana di una parrocchia. E mettere al centro della storia un prete, credibile, di quelli, che almeno una vota nella vita ognuno di noi ha incontrato. All’origine, gli autori della sit-com erano due: Sante Altizio, di-pendente della Nova-T, e Ilaria Giudici, una giovane sceneggiatrice uscita da un master della Cattolica di Milano.

Il mondo dei social network era in ascesa esponenziale. Forse internet poteva offrire quella sponda produttiva che la televisione, in quel momento, non poteva offrire.«Abbiamo giocato d'azzardo e ci siamo affidati alla rete – spiega Sante Altizio - Il progetto di sit-com si è trasformato in una webserie e il denaro per la produzione lo abbiamo cercato attraverso il crowdfunding. Sembrava una follia.Invece ha funzionato».

Di crowdfunding e webserie, tre anni fa si parlava pochissimo. Ma il mondo digitale ha tempi di sviluppo rapidissimi.Com'è andata? «Abbiamo raccolto 10 mila euro, grazie a 200 sostenitori che attraverso la piattaforma web Produzioni Dal Basso, hanno potuto conoscere il progetto. Abbiamo prodotto 13 puntate, ancora visibili su YouTube, siamo stati invitati al Religion Today film festival e ottenuto un buon successo sia di pubblico che di critica».

Quindi innovare i linguaggi serve? «Si, ma il mondo dell'informazione cattolica fatica a comprenderne l'importanza. La crisi o la paura della crisi, è più forte di tutto. Nova-T non esiste più, e sono tante le realtà che fanno comunicazione in ambito ecclesiale che sembrano senza futuro». Ma Occhi al Cielo? «Continua. Siamo rimasti in due, ma stiamo lavorando alla seconda stagione, innovando il prodotto e la strategia. Meno improvvisazione sui social, puntate dal ritmo più intenso, strategia internet affidata a degli specialisti del web marketing».

A firmare la seconda stagione oltre a Sante Altizio, c'è Bruno Furnari, torinese, del team di autori della fortunata trasmissione Zelig, targata Mediaset.Come coprirete i costi di produzione per la seconda stagione? «Ci affideremo ancora a una campagna di crowdfunding. È iniziata da qualche settimana e si chiuderà a fine febbraio - dice Furnari - puntiamo a raccogliere 20 mila euro. Lo so sembra una follia, ma noi crediamo nei miracoli. Ci siamo perfino inventati uno spettacolo teatrale, un monologo nel quale Stefano Dell'Accio, che nella webserie è il parroco, che racconta, ovviamente con il sorriso sulle labbra, come don Paolo è diventato prete. In gergo TV potremo dire che lo spettacolo teatrale ė il prequel della webserie». Informazioni su: www.occhialcielo.it.

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