La lezione di Ezio Bosso a Palazzo Barolo

Dopo il successo al Festival di Sanremo il pianista Ezio Bosso torna a Torino per impartire lezioni gratuite aperte a tutti

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La lezione di Ezio Bosso a Palazzo Barolo

Sono le dieci di un sabato mattina. Nello studio di Palazzo Barolo che ospita il suo pianoforte, Ezio Bosso suona Bach. Gli occhi sono chiusi, il corpo accompagna la musica alla quale si dona con dedizione totale, vigore nel gesto che diventa carezza nell'ascolto. Due settimane dopo la partecipazione al Festival di Sanremo è a Torino, dove periodicamente tiene lezioni gratuite aperte al pubblico, per fare musica insieme e dare a chiunque lo desideri la possibilità di "metterci le mani". Quando anche l'eco dell'ultima nota si spegne apre gli occhi e sorride. Il primo allievo è Paolo, uno scricciolo biondo che suona il violino. Il maestro gli si mette accanto, la voce appena un sussurro, e lo guida attraverso le note, sostenendolo nei  passaggi più difficili con delicatezza. Bisogna provare, e riprovare, spiega, insistere là dove più si fa fatica perché "la musica comincia sempre un po' prima e finisce un po' dopo" l'ostacolo. Paolo si impegna, migliora, si affida. E alla fine è il maestro a ringraziarlo. Giulia suona il flauto. È agitata e presto anche per lei arriva lo scoglio delle note ostiche. "Non devi avere paura. Non fermarti mai. Rischia. Vai oltre." la esorta Bosso. Lo ripeterà spesso, nel corso di questa lunga lezione: non abbiate paura.

Gli allievi si avvicendano, lui li chiama colleghi e si prende cura di loro. "Sei più tranquilla se suono con te?" chiede, e raggiunge il pianoforte. Dalla filigrana dell'insegnante traspare l'uomo, generoso di sé e della sua arte. Non si risparmia, nemmeno quando lo sforzo si fa sentire. Adotta i gesti e il lessico della tenerezza: corregge la postura invitando una ragazza ad abbracciare il violino. E non è una frase buttata lì: lo chiede ancora, fino a quando vede le braccia strette intorno allo strumento. Ezio Bosso racconta che la musica viene da lontano, dal pensiero, dall'emozione, dall'amore di chi l'ha composta e che il compito di chi suona non è mostrare sicurezza ma rassicurare. E che tutti dobbiamo impegnarci a migliorare noi stessi. Ascoltarci, e ascoltare l'altro.

La lezione è anche occasione per divertire. Il maestro è spesso ironico, come quando si rivolge ad un allievo adulto e lo stuzzica:  smetti di guardare me in cerca di approvazione, non l'avrai. Guarda una bella ragazza, piuttosto. E finge di cercare tra il pubblico. Le ore trascorrono, la musica che cura non è soltanto quella delle note ma ė nella relazione che Bosso sa creare, quasi ti prendesse per mano: "qui siamo tutti amici", dice. Guardi l'ora, è già pomeriggio e nemmeno ti sei accorto.

"Grazie". La lezione è finita e ancora una volta è il maestro che rende omaggio a chi ha suonato, a quanti hanno ascoltato e partecipato. Il pubblico lo circonda. Molti chiedono una foto, Bosso non si sottrae nemmeno adesso, dopo quattro ore di lezione. Una donna si avvicina, commossa. "Maestro, lei mi ha cambiato la vita, mi ha fatto piangere". "Se è così le chiedo scusa signora!" risponde lieve. Poi si volta e regala ancora un sorriso. Luminoso. 

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