Verdun e la prima guerra mondiale, una riflessione dei vescovi europei

Le chiese del Vecchio Continente e l'anniversario di un evento che ha cambiato il corso della storia mondiale

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Verdun e la prima guerra mondiale, una riflessione dei vescovi europei

I vescovi d’Europa sono andati ieri, 11 novembre, a Verdun, nel nord della Francia non lontano dal confine con la Germania, in quel sacrario dove giacciono i resti di 130 mila militi ignoti, cimitero a perenne memoria di 10 mesi di battaglia fra Francia e Germania che costarono la vita a oltre un milione di soldati. Un conflitto che a cento anni di distanza noi giudichiamo “assurdo”, come assurde sono tutte le guerre di cui noi siamo oggi (attoniti? ignavi? accondiscendenti? partecipi?) spettatori. “Come vescovi oggi, ha detto il cardinale Reinhard Marx, presidente della conferenza episcopale tedesca, e della Commissione degli episcopati della comunità europea (Comece), sentiamo quanto sia importante chiedere perdono, perché le Chiese non sono state strumenti di riconciliazione ma strumenti di odio e divisione”. Onesta ammissione di colpa.

“Fare memoria del passato significa dire oggi: mai più Chiese, mai più vescovi, mai più cristiani diventino strumenti di guerra e divisione” ha aggiunto nel corso di una celebrazione che si è svolta nella cappella dell’ossario, dove è risuonata la preghiera per l’Europa che il card. Carlo M. Martini scrisse nel 2005. Così hanno pregato i vescovi: “Donaci di lavorare per un’Europa dello Spirito fondata non soltanto sugli accordi economici, ma anche sui valori umani ed eterni.

Un’Europa capace di riconciliazioni etniche ed ecumeniche, pronta ad accogliere lo straniero, rispettosa di ogni dignità”. Alla luce di candele accese dai vescovi, il cardinale di Sarajevo, Vinko Puljić,  che ha vissuto sulla sua pelle la drammaticità della guerra  e delle sue conseguenze, ha aggiunto: “La preghiera di oggi è un grido al cielo affinché illumini l’uomo, lo liberi dall’odio e venga rispettato nella sua dignità e nei suoi diritti”. Il cardinale bosniaco ha anche rivolto “uno speciale grido” perché “si fermi la persecuzione dei cristiani per costruire la convivenza e la riconciliazione”.

Alla conclusione dei vespri nella cattedrale di Verdun, i vescovi della Comece, delegati dei 28 paesi membri dell’UE, hanno presentato un messaggio all’Europa: dopo aver ricordato “tutte le vittime della guerra e pregato per la pace nel mondo” , esprimono “gratitudine” per “ciò che il progetto europeo ha raggiunto” e per come esso abbia “contribuito alla pace e alla comprensione tra le nazioni”. Il messaggio parla poi di “rammarico e di vergogna”, ricordando “come anche uomini delle Chiese hanno ceduto ai fuochi del conflitto e alla passione nazionalista”, ma come nello stesso tempo “stoicamente e con perseveranza papa Benedetto XV invocasse la fine della guerra e promuovesse la pace”. Infine il rinnovamento di un impegno: “aiutare l‘Europa a ritrovare le radici della sua identità, apprezzare i valori che la costituiscono in quanto comunità, e promuovere un futuro in cui prevalgano la pace e la giustizia per tutti i cittadini europei e del mondo”.

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