L'importanza del docente nella formazione umana e culturale dei giovani

Il Papa e il ricordo di Gesualdo Nosengo, grande pedagogo, astigiano di nascita e fondatore 70 anni fa dell'Uciim (Unione Cattolica insegnanti italiani medi)

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L'importanza del docente nella formazione umana e culturale dei giovani

 

Papa Francesco ha ricevuto duemila membri dell’Unione cattolica insegnanti (Uciim) che festeggiano i 70 anni di fondazione e attività: «In una società che fatica a trovare punti di riferimento, i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo», Un incontro tra colleghi ricordando «le belle giornate passate da insegnante in aula con gli studenti in Argentina: insegnare è un lavoro bellissimo. Peccato che gli insegnanti siano malpagati. Perché non è soltanto il tempo che spendono per fare scuola, poi devono prepararsi, devono pensare a ognuno degli alunni: come aiutarli ad andare avanti. Un lavoro bellissimo e malpagato. È un po’ come essere genitori: è una grande responsabilità. Un impegno serio l’insegnamento, che solo una personalità matura ed equilibrata può prendere. Ma non si è soli: il lavoro è condiviso con i colleghi e l’intera comunità educativa. Fondata da Gesualdo Nosengo nel 1944, quando l’Italia era ancora in guerra. l’Uciim ha fatto tanta strada, ha contribuito a far crescere il Paese, a riformare la scuola, a educare generazioni di giovani con quell’entusiasmo e disponibilità che la fede nel Signore dona. Ci possiamo domandare: chi è il prossimo per un insegnante? Il “prossimo” sono gli studenti! È con loro che trascorre le sue giornate. Sono loro che da lui attendono una guida, un indirizzo, una risposta e, prima ancora, delle buone domande».

L’Uciim è chiamata a illuminare la scuola, statale o non, «fatta di valida e qualificata istruzione ma anche di relazioni umane. Dovete insegnare non solo i contenuti di una materia, ma anche i valori e abitudini della vita. Per imparare i contenuti è sufficiente il computer, ma per capire come si ama, quali sono i valori e le abitudini che creano armonia, ci vuole un buon insegnante».

La scuola non è solo trasmissione di conoscenze tecniche ma luogo di costruzione di relazioni educative «in cui ogni studente deve sentirsi amato e accolto con tutti i suoi limiti e potenzialità». Di qui il duplice appello alla scuola a diventare riferimento positivo in una società che fatica a trovare punti di riferimento e agli insegnanti cristiani ad andare nelle periferie della scuola «che non possono essere abbandonate all’emarginazione, all’ignoranza e alla malavita. Il dovere di un buon insegnante cristiano è quello di amare con maggiore intensità i suoi allievi più difficili, più deboli, più svantaggiati. Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? E ce ne sono alcuni che fanno perdere la pazienza, ma quelli dobbiamo amare di più! Quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili e gli stranieri».

All’origine dell’Uciim c’è un grande educatore piemontese, Gesualdo Nosengo, autore tra l’altro di due opere estremamente importanti e rappresentative «La persona umana e l’educazione» del 1958 e «L’arte educativa di Gesù Maestro» del 1967. Gesualdo Nosengo nasce a  San Damiano d’Asti il 20 luglio 1906 quarto di sette figli. Dopo le elementari frequenta l’Istituto salesiano Valsalice di Torino ma deve interrompere gli studi per tornare al paese a lavorare con il padre nella fornace di famiglia. Dopo la prima guerra mondiale riprende il liceo a Valsalice, poi il servizio militare a Bra nel 1926-27. Dai figli di don Bosco, che fu un grande pedagogo, nasce la vocazione all’insegnamento e alla pedagogia in cui si laurea all’Università Cattolica di Milano nel 1935: diventa assistente di quella cattedra. Si dedica all’insegnamento, alla formazione degli insegnanti, alla ricerca pedagogica. Dopo quattro anni pubblica «Così come siamo», primo diario della sua esperienza.

A Milano entra nella Compagnia di San Paolo, istituto secolare fondato dal cardinale Andrea Carlo Ferrari e, con il permesso del cardinale Ildefonso Schuster, insegna religione in una scuola pubblica milanese: un’eccezione perché allora tale docenza era riservata ai soli sacerdoti. A Roma entra in contatto con l’Azione Cattolica, la Fuci, il Movimento Laureati. Nel 1940, in viso per motivi ideologici al regime fascista, si trasferisce da Milano a Roma dove insegna religione al liceo statale «Cavour» che deve sospendere per l’intervento del regime fascista. A 38 anni il 18 giugno 1944, nella Roma appena liberata dai nazifascisti, fonda l’Unione cattolica italiana insegnanti medi (Uciim) della quale è presidente e animatore per 24 anni fino alla morte: suo compito principale è promuovere la qualificazione dei docenti.

È l’estensore del capitolo sull’educazione del «Codice di Camaldoli» con una sensibilità che lo consacra come uno dei padri della scuola italiana risorta dalle ceneri del fascismo e della guerra e uno dei promotori della scuola media unica approvata dal Parlamento nel 1962. Il 21 dicembre, dopo un tormentato iter, durato oltre 15 anni, il Parlamento italiano approva l'istituzione della nuova scuola me­dia unica alloa quale si oppone il pratito comunista italiano. Giunge in porto uno dei provvedimenti più si­gnificativi della storia scolastica dell'Italia repubblicana del do­poguerra. In quel giorno Nosengo annota nel suo diario perso­nale: «Suona oggi l'ora della scuola media e del grande compito assegnato a coloro che l'hanno voluta». Nosengo e l'Uciim sono tra i più tenaci sostenitori della scuola obbligatoria, aperta a tutti, con una formazione di secondo livello rispetto all'istruzio­ne primaria delle elementari. Ha rapporti con Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Paolo Taviani, Ezio Vanoni. Scrive una quarantina di libri e centinaia di articoli, collabora alla stesura del documento base «Il rinnovamento della catechesi», il documento-base della riforma catechistica italiana. Muore a Roma il 13 maggio 1968.

Di lui il decano del Collegio cardinalizio e segretario di Stato emerito, cardinale astigiano Angelo Sodano, che lo ha conosciuto personalmente, dice: «Ha saputo offrire una vera testimonianza cristiana mediante l’insegnamento, la formazione del laicato, il rinnovamento della scuola, la preparazione degli insegnanti. Un impegno svolto con dedizione, disinteresse, carità, verità. Il suo segreto sta nella profonda fede, nella singolare amicizia con Cristo, nell’ininterrotta preghiera e meditazione, nell’intensa azione e nel generoso servizio agli altri. Era un uomo di Dio».

In una visione personalistica, propone che il termine «uomo» venga sostituito da «persona umana», una concezione mutuata da San Tommaso d’Aquino e arricchita dal personalismo cristiano di Jacques Maritain e di Luigi Stefanini. Afferma che la persona umana trova in Gesù la fonte, la pienezza, il modello. In questo orizzonte si colloca la formazione cristocentrica, asse portante dell’educazione alla fede. Conclude Sodano: «Per noi era l’esempio del laico impegnato a infondere il lievito del Vangelo tra la gioventù studentesca. Ci ripeteva che l’insegnamento non è un mestiere ma una nobile missione e che non c’è formazione completa se manca quella religiosa». Nel 2006 Gesualdo Nosengo è stato scelto come rappresentante del Piemonte nella «galleria dei Santi» del XX-XXI secolo.

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