Troppe schiave sulle nostre strade anche a Torino. No alla tratta

Una veglia di preghiera contro le nuove schiavitù e contro un’ingiustizia di fronte alla quale non si può e non si deve più tacere

Parole chiave: tratta (13), essere umani (3), giornata (22), preghiera (51)
Troppe schiave sulle nostre strade anche a Torino. No alla tratta

Una Veglia di preghiera contro le nuove schiavitù e contro la tratta delle donne si è svolta sabato 6 febbraio, presso la chiesa di San Rocco in occasione della Festa di santa Bakhita (schiava, elevata agli altari) e della prima Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la Tratta di persone, proposta dalle Unioni dei Superiori e delle Superiore Generali, con il sostegno del Pontificio Consiglio Migranti, del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Circa 250 persone hanno partecipato a una fiaccolata dalla Basilica del Corpus Domini (via Palazzo di Città) alla chiesa di San Rocco, altre attendevano in chiesa e hanno pregato con i promotori locali della Giornata, fra cui compaiono la Comunità Papa Giovanni XXIII, Migrantes Torino - Comunità di San Rocco, Amici di Lazzaro, Gruppo Abele, Sermig.

A nome del sindaco Fassino è intervenuta Laura Onofri, presidente della Commissione comunale Pari Opportunità. «Il fenomeno della tratta degli esseri umani è sempre più ampio e oggi si verifica in tutto il mondo – ha spiegato don Fredo Olivero − Secondo le Nazioni Unite e la Caritas Internazionale le vittime dirette sono 21 milioni, cui si aggiungono 1,5 milioni di persone sfruttate in vario modo, soprattutto donne vittime di sfruttamento sessuale, di emigrazioni forzate via mare o attraverso il deserto».

Il mercato del sesso esiste da sempre, ma dal 1990 in Italia produce nuovi allarmanti fenomeni di sfruttamento delle donne straniere, in particolare africane, ridotte in schiavitù. L’associazione Amici di Lazzaro nel 2014 ha stilato un rapporto sulla tratta nigeriana a Torino e provincia, rilevata tramite le attività dell’Unità di strada dell’Associazione stessa che, dal 1999, aiuta ed ascolta le donne vittime di tratta e sfruttamento, incontrandole in strada con una unità mobile composta da 5-8 volontari. I volontari offrono informazioni sui percorsi di fuga, creando relazioni di sostegno ed ascolto che negli anni hanno portato oltre 350 donne a chiedere aiuto e lasciare la strada. Inoltre gli Amici di Lazzaro offrono aiuto nell’apprendimento della lingua italiana e nella ricerca di corsi di formazione al lavoro, senza tralasciare la proposta di formazione spirituale con momenti di catechesi in collaborazione con alcune parrocchie e istituti religiosi.

Tra gennaio e dicembre 2013 sono state svolte attività di strada a Torino, Moncalieri, Trofarello, Candiolo, Orbassano, Carmagnola, Vinovo, Piobesi, Settimo, Grugliasco, Collegno, Pianezza, San Mauro, Venaria e Chivasso. Sono state incontrate oltre 369 ragazze e donne nigeriane, di queste, ben 289 sono risultate sfruttate e sotto ricatto di «Maman» (sfruttatrici) o di «Bros» (sfruttatori). La percentuale è vicina al 79%; per il secondo anno consecutivo il numero delle ragazze sfruttate risulta in crescita. È stabile, con una percentuale pari a circa il 10%, il numero delle donne nigeriane disperate che tornano in strada dopo anni di vita normale o che vi finiscono per la prima volta. Spesso sono donne che non hanno competenze lavorative adeguate al mondo del lavoro italiano, sono poco istruite, quando non analfabete. Non è raro che i volontari si sentano chiedere di dar loro aiuti di tipo alimentare. L’età media delle ragazze è intorno ai 27 anni, in crescita rispetto alla rilevazione precedente ed è indice del fatto che lasciare la strada è diventato sempre più difficile e che anche le nuove arrivate provengono da famiglie bisognose.

Nel 2013 solo 14 ragazze hanno chiesto aiuto per lasciare la strada: in questi casi l’associazione provvede (senza contributi pubblici) alla fuga e all’accoglienza, grazie ad una vasta rete di collaborazioni. Alle donne in difficoltà economica provvede ad un sostegno materiale e morale.

Alla Veglia di sabato scorso erano presenti alcune donne vittime di tratta; una di loro, di 15 anni, ha proposto un canto e un ballo. «Altre purtroppo non sono potute venire - osserva don Olivero - perché è molto rischioso. Possiamo fare molto per reagire e ribellarci a questo tipo di situazione, sia come cittadini che come uomini di Chiesa. È bene essere consapevoli che dietro ad ogni donna sfruttata c’è un mercato notevole, costituito da persone che le fanno arrivare dall’estero con ogni mezzo, le gestiscono e le schiavizzano, facendo perdere loro tutti i diritti primari. Il nostro obiettivo principale deve essere quello di ridare loro coscienza della dignità che stanno vendendo. Anche la preghiera può essere importante: partecipare alla Veglia del 6 febbraio insieme a queste donne che si sono riscattate o ci stanno riflettendo, è stata un’occasione per sostenerle. In futuro vogliamo continuare ad incontrale sulle strade ed accoglierle, consapevoli che purtroppo non mancheranno le difficoltà per reinserirle nella società in maniera adeguata. Sono persone che Dio ama e non giudica e che meritano l'interesse della Chiesa e di una società che spesso preferisce condannare anziché comprendere».

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