Torino: nella Basilica di Maria Ausiliatrice il 24 gennaio si è aperto il Bicentenario della nascita di Don Bosco

Il successore di don Bosco don Fernández Artime, rettor maggiore dei salesiani, ha aperto solennemente nella basilica torinese di Maria Ausiliatrice,  il 24 gennaio il Bicentenario della nascita di don Bosco "uomo degli ultimi"

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Torino: nella Basilica di Maria Ausiliatrice il 24 gennaio si è aperto il Bicentenario della nascita di Don Bosco

“I giovani italiani hanno ancora bisogno dell’amore di don Bosco, del carisma del nostro padre”.

Con queste parole don Fernández Artime, rettor maggiore dei salesiani ha introdotto la celebrazione eucaristica per il bicentenario della nascita del santo dei giovani. La funzione, nel giorno di san Francesco di Sales, ha aperto la commemorazione civile del santo sociale torinese. Nella basilica di Maria Ausiliatrice si sono ritrovati tutti i gruppi della famiglia salesiana: religiosi, cooperatori, exallievi, volontari.

 “Ringraziare Dio per il dono di don Bosco – ha proseguito don Artime – significa ringraziarlo per il dono della nostra vita. Ciascuno di noi è coinvolto nella storia di questo piemontese universale. Vero figlio del suo tempo don Bosco è stato un tessitore della storia dall’800 fino ai nostri giorni”. Uomo nato nel regno sabaudo seppe superare i confini del suo mondo. Dapprima con gli scritti, quindi con le prime case aperte in diverse regioni del neonato regno d’Italia ed infine inviando i suoi confratelli nelle missioni della Patagonia nel 1875. Nei contatti con le autorità politiche e civili del tempo (di diverso orientamento) vide riconosciuto il valore della sua azione educativa e sociale a favore dei giovani più svantaggiati.

 “Oggi – ha ribadito il rettor maggiore – vogliamo fare memoria di un uomo attaccato agli ultimi. Egli seppe privilegiare i giovani più poveri, abbandonati ed in pericolo”. “Don Bosco  - ha continuato - si ispirò nella sua azione alla dolcezza di san Francesco di Sales, cogliendo i valori del suo tempo per annunciare la buona novella. Il carisma della famiglia salesiana viene oggi riconosciuto nell’amore dei giovani più svantaggiati, nella carità. Da Valdocco, periferia della Torino dell’800, il nostro padre si è messo in cammino per raggiungere le periferie esistenziali e geografiche dei suoi giovani. Don Bosco vive ancora in queste realtà fecondate dalle opzioni di vita e dalla donazione di noi stessi. I giovani hanno bisogno di conoscere Dio, di sentirlo vicino. L’opera di don Bosco ha dato un contributo profondo alla crescita della nazione italiana. Siamo oggi eredi di questa storia con la responsabilità di vivere con i giovani e per i giovani. Chiediamo la stessa passione di don Bosco per avvicinarci ai giovani più poveri, bisognosi, esclusi. Oggi il nostro fondatore li cercherebbe nei luoghi dove la sofferenza è più forte per offrire loro la sua amicizia e la sua amorevolezza”.

 

                     

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