Torino: l'Arcivescovo Nosiglia e la vicinanza alle vittime degli attentati di Parigi

A margine dell'incontro con i giornalisti per presentate le iniziative in aiuto a chi vive in situazioni di difficoltà messe in campo dalla Chiesa torinese, l'Arcivescovo mons. Nosiglia ha espresso solidarietà con le vittime degli attentati di Parigi e ha ribadito l'importanza di creare ponti per favorire la fratellanza e contrastare il clima di odio. 

Torino: l'Arcivescovo Nosiglia e la vicinanza alle vittime degli attentati di Parigi

Parole forti, contro il clima di odio, contro la logica della vendetta. Questa la risposta dell'Arcivescovo di Torino mons. Nosiglia all'indomani degli attentati che hanno colpito Parigi. A margine di una conferenza stampa sulle iniziative della Chiesa torinese a contrasto della povertà l'Arcivescovo ha voluto riprendere le parole di pace di Papa Francesco e rinnovare l'appello a fuggire dalla tentazione della vendetta e dell'isolamento.

"I fatti di Parigi - ha sottolineato - sono segni di una violenza inammissibile. Papa Francesco in passato aveva parlato di Terza Guerra Mondiale. Poteva sembrare una immagine esagerata, nei nostri ricordi la guerra è questione di stati, di confini, questo è invece un feomeno diffuso a macchia d'olio, un fenomeno che attraversa le città dove la gente vive e dove si sente sicura". Una situazione drammatica che esige  "un'alleanza di coscienze di tutti gli uomini di buona volontà  che ci sono in tutti gli Stati, tutte le religioni e le culture". E serve una "voce non solo di giusta condanna ma anche di proposta". "Bisogna favorire la cultura del dialogo, dell'incontro e dell'accoglienza, così si combatte il male". Un male che, per l'arcivescovo di Torino, non ha alcun legame con la religione. "Se queste azioni violente inaccettabili vengono fatte in nome di Dio - conclude - questa è una bestemmia e una falsità delle più terribili, e questo lo dicono tutte le religioni".

Se la pace è impegno di tutti è anche impegno a costruire ponti e a vincere la tentazione di difendersi costruendo muri, alimentando come richiama lo stesso Giubileo indetto da Papa Francesco stili di vita improntati sulla misericordia e il perdono.

 

   

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