Sportivi per una Chiesa in uscita

Domenica 12 giugno nella Cattedrale di Torino le polisportive di oratori e associazioni della diocesi hanno partecipato al Giubileo dello Sportivo con l'Arcivescovo. Servizio fotografico

Sportivi per una Chiesa in uscita

In tuta da ginnastica e pantaloncini, con i colori delle squadre di appartenenza, nel pomeriggio di domenica 12 giugno si sono dati appuntamento in Cattedrale numerosi giovani atleti delle 200 polisportive di oratori e associazioni della diocesi. L’occasione, il Giubileo dello Sportivo, promosso dall’Ufficio per la Pastorale dello Sport diretto da don Fabrizio Fassino che ha guidato la marcia dal santuario della Consolata verso la Porta Santa con una delegazione delle società: a ispirare gli atleti, accompagnati da allenatori, dirigenti e parroci, l’immagine di Pier Giorgio Frassati, giovane beato torinese appassionato di sport.

Ad accogliere i «camminatori» sul sagrato della Cattedrale, l’Arcivescovo attorniato dagli atleti che, nell’attesa dell’arrivo della marcia, hanno posato con mons. Nosiglia per una foto ricordo da appendere in palestra. «L’apostolo Paolo ci ricorda che i cristiani corrono verso una meta, il Regno di Dio – ha detto l’Arcivescovo dando inizio alla liturgia giubilare – e a maggior ragione voi che siete atleti più di altri sapete cosa significa avere un traguardo: lo sport per cui vi allenate nelle vostre società  che hanno sede negli oratori e nelle nostre parrocchie non è fine a se stesso, non ha come unico obiettivo vincere una gara. Lo stile dello sportivo cristiano come ci ha insegnato Pier Giorgio Frassati è quello della lealtà, della comunione, dell’amicizia. Al traguardo ci spinge la nostra fede».

E seguendo l’Arcivescovo, ciascuna con il proprio stendardo, le polisportive hanno varcato la Porta Santa. È seguita la celebrazione penitenziale giubilare dove gli atleti prima di accostarsi alla confessione sono stati invitati a fare l’esame di coscienza a partire dal proprio comportamento in campo. L’atleta cristiano rifugge le logiche della competizione ad ogni costo, delle partite truccate, della violenza in campo, delle scommesse, del doping: tutti elementi che inquinano lo sport che nello spirito originario, quello delle Olimpiadi, è sana competizione che nell’agonismo unisce i popoli in pace, al di là delle differenze di cultura e di religione, come ha richiamato l’Arcivescovo nella sua omelia. «Anche io da ragazzino nel mio oratorio frequentavo la polisportiva – ha ricordato mons. Nosiglia – giocavo a calcio e a pallavolo. È stato un periodo formativo perché i miei allenatori ci insegnavano che lo sport è sacrificio: per raggiungere un risultato occorre allenamento. E poi l’importanza della squadra: non conta se sono io a fare goal o un punto: ci invitavano a passare la palla perché non è il singolo atleta a raggiungere un risultato ma è la squadra, la comunità. Ecco, questi valori fuori dal campo sono utili per la vita, ci insegnano che non bastiamo a noi stessi, che tutti dobbiamo operare per il bene comune». 

«È importante oggi essere qui perché i nostri giovani devono capire che lo sport va oltre la vita in campo o in palestra - commenta Olimpia Pelizza, della commissione diocesana per la Pastorale dello sport e responsabile del Settore Pallavolo Asd Auxilium Monterosa, la polisportiva dell’Opera salesiana Michele Rua – i valori che attraverso lo sport cerchiamo di trasmettere ai nostri ragazzi si ispirano al Vangelo che è lealtà, altruismo, attenzione a chi fa più fatica, accettare le sconfitte e gioire insieme per le vittorie. Non è mai agonismo fine a se stesso e oggi condividere questi valori qui in Cattedrale con tanti altri amici ci dà forza e ci sprona a coinvolgere sempre più giovani soprattutto quelli meno fortunati per essere come ci dice papa Francesco ‘Chiesa in uscita anche con lo sport’».

Al termine della funzione l’Arcivescovo ha consegnato alle polisportive presenti le medaglie giubilari e le grolle dell’amicizia a tre società che si sono distinte nella diffusione dei valori dello sport: le torinesi  «Real Frassati» e «Judo Smile» e la Santa Maria di Grugliasco.

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