Roma 1976 - «Evangelizzazione e promozione umana»
La storia dei convegni decennali della Chiesa italiana
«Il dopo Concilio in Italia potrebbe essere accostato e raccontato dai convegni nazionali decennali nei quali la Ce iha espresso una serie di attenzioni prioritarie e di specificità sul versante del rapporto della fede con la storia e della Chiesa con la società». Il segretario della Conferenza episcopale italiana mons. Nunzio Galantino, parlando del prossimo V convegno ecclesiale di Firenze (9-13 novembre), si ricollega ai precedenti appuntamenti che scandiscono 40 anni di storia della Chiesa in Italia.
La Cei nasce nel 1964. Il primo decennio (1954-1964) è di ricerca e rodaggio. Il Concilio Vaticano II (1962-65) è «la stella polare» di un modo nuovo di riproporre il messaggio evangelico: fede, liturgia, catechesi, carità. Il decennio 1965-1975 è dedicato alla traduzione del Vaticano II «a dimensione italiana»: riforma della liturgia, rilancio dello spirito missionario, rifondazione dei Seminari, valorizzazione del laicato, introduzione degli organismi consultivi, dialogo ecumenico, ripristino del diaconato permanente. Soprattuttola Ceiricostruisce la pastorale catechistica, ferma al «Catechismo di Pio X» (1905), proponendo un «piano» che poggia su Parola di Dio, Eucaristia, carità e che si attua con il preziosissimo documento-base «Il rinnovamento della catechesi» (1970) e con i nuovi catechismi, progetto al quale diede un apporto decisivo l’attuale arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, che lavorò all’Ufficio Catechistico nazionale per 20 anni (1971-1991).
L’Italia del «miracolo economico» conosce un’impressionante accelerazione negli anni Sessanta: diventa una grande potenza industriale che siede nel club del G7 poi G8 (Stati Uniti, Giappone, Canada, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Russia), la natalità aumenta, la disoccupazione diminuisce, masse di sottoproletari migrano, il livello di vita si alza, il benessere si diffonde.
Il Sessantotto sferra un duro attacco alla «società opulenta»: la protesta dilaga nelle università e nelle scuole, nelle fabbriche e nella Chiesa. Esplodono terrorismo nero e rosso con stragi, attentati, bombe; malavita generalizzata – camorra, mafia, ’ndrangheta, sequestri di persona –; disagio e devianza giovanili e diffusione della droga; corruzione nella politica, nella pubblica amministrazione, nella gestione del potere e del denaro pubblico; evasione fiscale; speculazione finanziaria e fondiaria; dramma della casa. Anni di appannamento dei valori etici, di attacchi all’unità della famiglia e alla sacralità della vita con le leggi del divorzio (1970) e dell’aborto (1978) e con i referendum che confermano divorzio (1974) e aborto (1981).
Anche la Chiesa attraversa una crisi disgregatrice: dissenso e comunità di base, «Cristiani per il socialismo», crollo dell’Azione Cattolica che precipita da 3 milioni e mezzo a 600 mila iscritti, fine del collateralismo con la Dc, «scelta socialista» delle Acli a Vallombrosa (1970), «scelta religiosa» dell’Azione Cattolica di Vittorio Bachelet (1972), spaccatura dei «cattolici del no» al referendum sul divorzio (1974). L’unità politica dei cattolici va in frantumi. Si apre la stagione delle «Giunte rosse Pci-Psi» (1975) che conquistano cinque Regioni, alcune province e grandi città come Torino, Milano, Roma. Alcuni cattolici si arruolano come indipendenti nelle file del Pci e sono eletti in Parlamento (1976). Paolo VI soffre «la corona di spine del mio pontificato».
La Cei reagisce con un progetto di largo respiro «Evangelizzazione e Sacramenti», elaborato dopo un’ampia ricerca socio-religiosa. L’assemblea del giugno 1973 indice il grande convegno a Roma «Evangelizzazione e promozione umana (Epu)» per verificare il cammino postconciliare e ripensare la presenza e il servizio nella società. L’arcivescovo Enrico Bartoletti, segretario Cei e vero artefice della preparazione, è convinto che l’Italia abbia bisogno di una nuova evangelizzazione, non un «aggiornamento» ma un «rinnovamento», che non può essere opera solo dei vescovi: bisogna coinvolgere il popolo di Dio. Affida la preparazione al «Comitato dei 74» che rappresenta tutte le componenti: vescovi, sacerdoti, religiosi/e, laici/e. Purtroppo Bartoletti muore all’improvviso il 5 marzo 1976 ma il convegno (30 ottobre-4 novembre 1976) si celebra ugualmente, con grande successo, anche di media.
Questo l’organigramma del convegno celebrato a Roma nell’Auditorium della Tecnica all’Eur. Presidente della Cei, del Comitato promotore e del convegno il cardinale Antonio Poma, arcivescovo di Bologna; tre coordinatori-vicepresidenti: il segretario Cei mons. Luigi Maverna succeduto a Bartoletti, il professor Giuseppe Lazzati rettore dell’Università Cattolica, il gesuita Bartolomeo Sorge direttore de «La Civiltà Cattolica». Coordinatore mons. Gaetano Bonicelli, vescovo di Albano. Segretari mons. Egidio Caporello e il pinerolese mons. Fernando Charrier; nella segreteria c’è don Nosiglia. Partecipano: 133 vescovi, 309 sacerdoti e religiosi, 43 suore, 1.168 laici (268 donne e 900 uomini).
Molto qualificata e combattiva la pattuglia dei torinesi, guidati dall’arcivescovo Michele Pellegrino, dal vescovo ausiliare e vicario generale Livio Maritano; ci sono i sacerdoti Carlo Carlevaris, Vincenzo Chiarle, Luigi Ciotti, Giovanni Ferretti, Matteo Lepori, Aldo Marengo, Franco Peradotto, Ermis Segatti e padre Mario Vacca; uomini e donne di punta: il sindacalista Giovanni Avonto, il monaco Enzo Bianchi, il parlamentare Guido Bodrato, l’architetto Mario Deorsola, il sociologo Angelo Detragiache; l’economista Siro Lombardini; poi Ottavio Losana, Maria Luisa Mathis, Ernesto Olivero, i coniugi Simonis, Franco Bolgiani, Paolo Siniscalco, Lia Varesio.
Tre le relazioni generali. «Evangelizzazione e promozione umana in Italia: le Chiese locali si interrogano» (Giovanni Nervo, Paola Gaiotti, Achille Ardigò); «Tensioni e speranze della società italiana oggi» (Giuseppe De Rita); «Esigenze e prospettive dell’evangelizzazione nella società di oggi» (mons. Filippo Franceschi). Seguono 4 comunicazioni, 1 tavola rotonda, 10 commissioni: strutture pastorali, mondo del lavoro, partecipazione sociale, iniziativa culturale, liturgia e catechesi, emarginati, famiglia, donna, impegno politico, proposte culturali e in particolare il marxismo.
Paolo VI, che aveva dedicato al convegno alcuni discorsi, nell’omelia del 31 ottobre in San Pietro esorta: «Per evangelizzare occorre essere coraggiosi e non avere paura di nulla e di nessuno. Il che non vuol dire essere spregiudicati e temerari, come oggi è costume per alcuni, ma umili e forti, audaci e leali con tutti».
Emergono alcune urgenze: la scelta preferenziale dei poveri e degli emarginati; l’attenzione al mondo del lavoro; l’impegno politico dei cattolici, un dibattito che durerà decenni: si richiede una presenza politica veramente nuova, che recuperi l’ispirazione popolare e democratica tagliando ogni strumentalizzazione nei rapporti tra Stato e Chiesa.
Un grande clamore suscita la comunicazione «La presenza dei cattolici in Italia negli ultimi 30 anni» del docente torinese Franco Bolgiani che mette sotto accusa la concezione integrista che nel 1948 identificò la Chiesa con la Democrazia cristiana realizzata da Luigi Gedda, chiama in causa il pontificato di Pio XII e, con l’occhio lungo dello storico, lascia intendere che la Dc ha i tempi contati. Non sempre corretta la reazione dei media con fraintendimenti e strumentalizzazioni, in particolare delle testate laiciste: «l’Espresso» pubblicò una sintesi con le firme del vaticanista Sandro Magister e di Bolgiani il quale in una conferenza stampa e con una dichiarazione si dissociò dal settimanale.
Pellegrino conclude: «Un convegno che ci voleva». La Cei vi riconosce «un avvenimento del tutto nuovo, a metà strada fra un Sinodo nazionale e un convegno di studi». Come «luogo di incontro e dialogo, analisi e iniziativa» si chiede un «Consiglio pastorale nazionale dei laici». Non se ne fece nulla.
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