Cento anni della famiglia paolina, la celebrazione con Nosiglia

Un traguardo importante per la congregazione che anticipa nuove sfide 

Parole chiave: paolini (1), centenario (3), multimedialità (3), chiesa (665)
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“Famiglia Francescana”, “Famiglia Domenicana”, “Famiglia Salesiana”…, ma forse non tutti sanno che esiste anche la “Famiglia Paolina”. Molti conoscono le Edizioni Paoline (oggi Edizioni San Paolo e Editrice Paoline: qui a Torino in via della Consolata vi è la Libreria San Paolo e in corso Matteotti vi è la Libreria Paoline); e forse non vi è una casa in cui non si trovi una Bibbia o un Vangelo o anche un buon libro stampato dai Paolini o dalle Paoline. Ebbene, chi è stato all’origine di tutto questo? quale organizzazione ha sostenuto e sostiene milioni di libri, riviste e ogni altro mezzo di comunicazione e di dialogo sociale? quale obiettivo o ideale vi è dietro a tanta organizzazione?

Tutto è stato concepito da un pretino piemontese – piccolo di statura ma gigante nello spirito – don Giacomo Alberione (1884-1971), il quale, fin da ragazzo, favorito da illuminazioni dall’alto, sognava di fare qualcosa di buono per la società del nuovo secolo, ma farlo con i mezzi più moderni e più efficaci. Sempre di più scrutatore delle esigenze della società, l’Alberione intuì che la società poteva migliorare, rinnovarsi, modernizzarsi solo a partire da una corretta mentalità cristiana; per cui egli vedeva negli strumenti di comunicazione sociale (stampa, radio, tv, musica, arte e oggi direbbe la rete) il segreto non solo di una autentica umanizzazione, ma anche di feconda evangelizzazione. Da questa idea sono state fondate ben dieci istituzioni, alcune di autentica vita religiosa comunitaria, altre di impegno apostolico pur rimanendo nella personale scelta di vita. Ecco allora sorgere:

1914 la Società San Paolo (i Paolini);  1915: Figlie di San Paolo (le Paoline); 1924: Pie Discepole del Divino Maestro; 1938: Suore di Gesù Buon Pastore - Pastorelle; 1959: Suore Di Regina degli Apostoli - Apostoline

Nel 1960, vengono approvati assieme dalla Santa Sede: l’Ist. Maria SS.ma Annunziata - Annunziatine,  l’Ist. San Gabriele Arcangelo - Gabrielini; l’Istituto Gesù Sacerdote – Sacerdoti diocesani;  l’Istituto Santa Famiglia – coppie di sposi cristiani;  l’Associazione Cooperatori Paolini - ufficialmente avviato nel 1917.

Queste le 10 istituzioni che appunto formano la “Famiglia Paolina”. Quando, il 28 giugno 1969, l’allora papa Paolo VI ha desiderato ricevere in udienza l’anziano Don Alberione con le migliaia di suoi figlie e figlie spirituali, quasi tralasciando il discorso ufficiale preparato, così si espresse con quella capacità di introspezione di cui egli era maestro: «Eccolo, umile, silenzioso, instancabile, raccolto nei suoi pensieri che corrono dalla preghiera all’opera, sempre intento a scrutare i segni dei tempi. Il nostro Don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza ai suoi apostolati… Lasci che il Papa, a nome di tutta la Chiesa, esprima la sua gratitudine »; e in quell’occasione ha onorato il Fondatore della Famiglia Paolina con la più alta onorificenza ecclesiastica, la croce “Pro Ecclesia et Pontifice”.

Ecco allora che, esattamente a cent’anni dalla primissima fondazione – 20 agosto 1914 – non poteva passare sotto silenzio una simile ricorrenza. Lo si è solennizzato a Roma, dove, presso il Santuario Mariano Regina degli Apostoli fatto costruire dallo stesso Don Alberione, ora sono raccolte e venerate le sue spoglie; lo si è solennizzato ad Alba-Cuneo, diocesi-madre di don Alberione, dove risiedono le diverse prime case delle Congregazioni paoline; e non poteva non essere solennizzato anche qui a Torino, dove da oltre settant’anni operano i Paoline e le Paoline: dal 1942 la Società San Paolo, dal 1948 le Figlie di San Paolo, dal 1952 le Pie Discepole del Divino Maestro e poi poco per volta tutte le altre espressioni della Famiglia Paolina.

Fu Don Alberione stesso che ha voluto inserirsi a Torino per arricchire la pastorale diocesana del suo specifico carisma apostolico. Certamente, già altre Istituzioni religiose operavano qui a Torino nel settore della stampa a sostegno del loro specifico carisma; ma la peculiarità apostolica che Alberione affidava ai suoi figli e figlie aveva qualcosa di pienamente nuovo: consisteva e consiste nell’assumere i mezzi di comunicazione come privilegiati veicoli di evangelizzazione; cioè una forma di pastorale che don Alberione, per esplicita ispirazione dall’Alto, veniva concependo già agli inizi del 900 e che verrà ufficializzata e sancita dopo cinquant’anni dal Concilio Vaticano II con il Decreto “Inter mirifica”. Si pensi che già nel lontano 1926 don Alberione aveva scritto: “Il mondo ha bisogno di una nuova, lunga e profonda evangelizzazione”, espressione ora tanto attuale col richiamo all’esigenza di una “nuova evangelizzazione”.

Questo centenario viene ricordato martedì 18 c.m., alle ore 18, in cattedrale, con una solenne Celebrazione Eucaristica, presieduta dallo stesso nostro Arcivescovo Cesare Nosiglia. Poiché Don Giacomo Alberione - dal 2003 proclamato “Beato” da Giovanni Paolo II – ripeteva ai suoi figli e figlie spirituali: “Siete nati dall’Eucaristia e dovete sempre riferirvi e nutrirvi dell’Eucaristia” non poteva una storica ricorrenza del genere non essere sottolineata con una solenne Eucaristia di lode alla SS.ma Trinità.

L'omelia dell'Arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia il 18 novembre 2014

in occasione della celebrazione del Centenario di fondazione della Famiglia Paolina.

Nella liturgia di questa Santa Messa le letture bibliche (cfr 1 Cor 9,16-23 - Gv 14,1-14) ci offrono lo spunto per rendere grazie al Signore per la celebrazione che facciamo in ricordo e ringraziamento della fondazione della Famiglia Paolina, nata dal cuore di Dio e dell’azione potente dello Spirito Santo in un presbitero, il Beato don Alberione, coraggioso e fecondo evangelizzatore del nostro tempo e profeta di quella via che ha condottola Chiesa ad affrontare senza patemi d’animo e chiusure preconcette il vastissimo mondo dei media .

Questo delle comunicazioni sociali è stato un campo in cuila Chiesastentava ad accettare, a conoscere e a entrarvi con serenità, spirito critico certo ma anche aperto al dialogo e al confronto carico di positiva ricerca e speranza. Lui ha aperto le porte ed è uscito in mare aperto senza paura di soccombere ma tenendo bene lo sguardo di fede rivolto a Gesu’ Maestro, Via, Verità e Vita.

La prima lettura ci ha presentato l’entusiasmo e il coraggio dell’Apostolo Paolo nell’affrontare persone, ambienti e situazioni totalmente diversi per annunciare il Vangelo di Cristo a tutti con franchezza. Il suo animo e la sua volontà era tutta tesa a questa vocazione che Cristo gli aveva assegnato: guai a me se non predicassi il Vangelo! Un anelito profondo e motivato che ha sempre animato il beato Alberione e che mi auguro resti un patrimonio fondamentale dei suoi figli e figlie chiamati a seguirne l’esempio sul piano della perseveranza e della forza di volontà; di non demordere mai nemmeno di fronte a difficoltà oggi giudicate insormontabili, ma in effetti tali solo per chi si lascia guidare dai calcoli economici o da strategie che sanno piu’ di politichese che di ecclesiale e cristiano. Don Alberione come i grandi santi Torinesi non si sono mai lasciati guidare per le scelte fondamentali della propria azione da criteri “mondani” anche plausibili e realizzabili, ma hanno scommesso su obiettivi che andavano oltre le stesse loro forze e concrete risorse di cui disponevano.

La fede con cui don Alberione seppe affrontare il suo tempo non certo migliore e piu’ disponibile dell’attuale verso il messaggio cristiano sia di sprone a tuttala Famiglia Paolinaper guardare avanti con fiducia nel Signore dell’impossibile, operando con coerenza, onestà e qualità negli ambiti che sono propri del loro carisma e servizio nella Chiesa. Evangelizzare il mondo non è mai stato facile e mai lo sarà perché la parola di Dio è il piu’ piccolo di tutti i semi della terra… ma se viene gettato nel terreno anche sassoso o carico di spine trova la strada per penetrare dentro il cuore di ogni uomo: e ciò per opera della potenza dello Spirito certo non delle nostre abilità o programmi e strumenti e sussidi e documenti.

D. Alberione è stato un precursore, come spesso capita a tanti Santi, del Concilio Vaticano II e di qualla carica missionaria che oggila Chiesariceve come stimolo forte da Papa Francesco.

Una Chiesa in uscita è una Chiesa che sa di dover affrontare i mondi  dell’areopago moderno (e dunque anche di quello così complesso ma anche affascinante dei media) e lo fa senza secondi fini o senza una strategia di potere, ma con la via della umiltà, dolcezza e misericordia  considerandosi lei stessa bisognosa sempre di conversione. Via di mitezza dunque ma con la consapevolezza che il Divino Maestro la guida e la sostiene con la forza del suo Spirito per cui niente la intimorisce e la scoraggia secondo il detto di Paolo: tutto posso in Colui che mi dà forza.

È lo stesso messaggio forte del Vangelo incentrato nella rivelazione che solo Cristo Via, Verità e Vita che permette questo salto di qualità del nostro essere e fare. È su questa via, a servizio di questa verità e per annunciare questa vita del Signore che  il beato Alberione si è speso in tutta la sua vita fino a donarla giorno per giorno consumandosi nell’ardore apostolico e missionario che lo animava e sorreggeva anche nei momenti di prova che non sono mancati ma che ha saputo affrontare con quella interiore carica di fede e di amore a Cristo che sempre lo ha sorretto e guidato nel suo agire. Sì, la tempesta del mondo mediatico è sempre stata forte e potente ai tempi di Alberione e lo è ancora di piu’ oggi con tutti i mezzi moderni di cui dispone. Mala Famiglia Paolinanon si è mai tirata indietro di fronte alla difficoltà dei tempi e sull’esempio del suo Beato Fondatore sa lottare e resistere alla tentazione di chiudersi in ambiti pastorali meno rischiosi e piu’ calmi e tranquilli. Almeno questo io auspico e so che  in tutti i suoi membri delle numerose congregazioni religiose, Istituti di consacrati secolari, associazioni laicali, questo fatto è ben presente malgrado le inevitabili resistenze che nascono dai segni dei tempi sempre meno favorevoli a un servizio così importante e decisivo quale è quello portato avanti con sacrificio da tanti paolini e figlie di S. Paolo.

Del restola Chiesadeve molto alla Famiglia Paolina, perché questo mondo dei media è rimasto per tanto tempo un ambito sconosciuto o guardato con sospetto da tanti uomini di Chiesa anche autorevoli. Oggi sembra che le cose siano cambiate, ma non certo per volontà e mentalità acquisita ma perché costretti di fatto a fare i conti ormai quotidiani e magmatici con questa tempesta mediatica che si abbatte sulle coscienze e la vita e il costume culturale e sociale di tutti.

D. Alberione e i suoi figli e figlie hanno aperto la via della Chiesa a usufruire e sperimentare nella evangelizzazione e promozione umana e culturale delle persone anche piu’ semplici, i diversi linguaggi sostenendoli con l’acutezza culturale e spirituale di cui c’è bisogno per saperli utilizzare al meglio nel campo della evangelizzazione: penso al linguaggio radiofonico e televisivo, letterario e dei giornali e riviste, quello del cinema, quello artistico, musicale, culturale e teatrale, quello tecnologico e infine quello liturgico e dell’arte sacra…

La Famiglia Paolinaha tenuto aperto questo ampio cantiere e ciò ha permesso di far crescere una generazione di formatori e di operatori in un campo così delicato e che esige coscienza etica e critica molto precisa oltre che sacrificio e capacità di andare anche contro corrente. Aggiungo che i paolini  non si sono limitati a sostenere e indicare concretamente una strada per utilizzare al meglio i media, ma hanno aperto anche nuove vie, su cuila Chiesae le nostre comunità hanno camminato e stanno camminando anche se con fatica.

Desidero ricordare in proposito un fatto di cui sono stato in qualche maniera protagonista e testimone: il Festival Biblico di Vicenza dove ero vescovo.

Avviato e sostenuto dalla Famiglia Paolina con l’apporto della Diocesi ma con genialità e creatività tutta propria del genio dei figli di don Alberione, si è via via imposto alla attenzione e stima di tutti mostrando che la cose nuove non necessariamente debbono seguire le mode del tempo, ma possono anche far riscoprire, con linguaggi nuovi e significativi per la gente di oggi cose ben antiche e tradizionale come èla Bibbia, con tutta la carica di profezia che contiene e di modernità che esprime se avvicinata attraverso vie e modalità che fanno leva sulla comunicazione multiforme nei linguaggi, nelle proposte, nei luoghi stessi e nei destinatari.

Mi augurola Famiglia Paolinafaccia dono di questa esperienza pilota a tuttala Chiesain Italia nel prossimo convegno decennale di Firenze su tema: in Gesu’ Cristo il nuovo umanesimo.

Ho portato questo esempio per dire che occorre percorrere questa via di cuila Famiglia Paolinapuò essere promotrice insieme alle Chiese locali (e questo è un bellissimo segnale di comunione e di mutue relazioni concretamente sperimentate) anche in altri ambiti della pastorale di evangelizzazione che si apre a tutti  non solo ai credenti.

L’anno prossimo 2015, come sapete, faremo l’ostensione della Sindone e verrà anche Papa Francesco; inoltre si stanno celebrando i 200 anni della nascita di san Giovanni Bosco. Sogno che si avii un trio di soggetti che messi insieme possano dare vita a vie mediatiche interessanti, stimolanti e nuovi rivolti al mondo giovanile, perché a questi abbiamo indirizzato anzitutto l’invito sia per l’ostensione che per la visita di papa Francesco.

Tre soggetti: Salesiani, Paolini e Diocesi che se si uniscono insieme nella progettazione e nella attuazione concreta di una proposta stimolante e coinvolgente per il mondo giovanile, darebbero il via a una di queste cose nuove di cui don Alberione ci è stato maestro e guida. Solo se avremo il coraggio osare sull’azione sorprendente dello Spirito che sconquassa le cose vecchie e distrugge ogni paura e ci fa camminare insieme, riusciremo a dare un segnale forte di speranza e di solidale comunione, nella nostra Chiesa e nella società di cui oggi si sente molto il bisogno.

Sì, dobbiamo avere il coraggio di sfidare come ha fatto il beato Alebrione l’impossibile di Dio che si compie nell’umano, quando è guidato dalla fede in Lui: solo chi ha il coraggio di osare come ha fatto Lui e tanti nostri Santi e Beati che ben conosciamo qui a Torino, si rende disponibile alla potenza di Dio che compie cose meravigliose usufruendo non di sostegni umani, ma della sua Provvidenza. Essa si rivela nella debolezza delle persone che si abbandonano alla volontà di Dio e su di essa scommettono la propria vita. Auguri dunque, cari amici, e ad multos annos!, ma che siano anni del Signore e con il Signore, perché solo così saranno anche fruttuosi non solo per la vostra Congregazione, ma perla Chiesa il mondo intero.

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