Alberione e la profezia della "comunicazione" evangelica

Il ricordo del beato don Giacomo, maestro e apostolo dei mass media

Parole chiave: alberione (2), san paolo (7), alba (10), comunicazione (28)
Alberione e la profezia della "comunicazione" evangelica

Un moribondo confortato direttamente da un Papa. È un caso molto raro. Quarantatré anni fa, il 26 novembre 1971, a Roma moriva a 87 anni don Giacomo Alberione, l’«apostolo dei mass media» e campione del Piemonte santo. Al suo capezzale Paolo VI pregava e benediceva. Proprio Papa Montini il 28 giugno 1969 lo aveva elogiato pubblicamente davanti al Capitolo generale dei Paolini: «Eccolo: umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all'opera, sempre intento a scrutare i "segni dei tempi", cioè le più geniali forme di arrivare alle anime, don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con i mezzi moderni».

L’avventura dell’«editore di Dio» era cominciata 71 anni prima. Un tempaccio inclemente imperversava quella notte su Alba. Un seminarista di 17 anni pregava in Duomo. Si chiamava Giacomo Alberione. La notte era quella del passaggio dal XIX al XX secolo: Leone XIII aveva indetto l'Anno Santo e aveva invitato a fare un'ora di adorazione al Santissimo: il giovane prega per quattro ore. Un pensiero lo assilla: «Fare qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo». Risale a quella veglia un’«illuminazione», come rivelerà nelle «Note autobiografiche»: «La notte che divide il secolo scorso dal corrente fu decisiva per la specifica missione e spirito particolare in cui sarebbe nata e vissuta la Famiglia Paolina. Una particolare luce venne dall'Ostia, una maggiore comprensione dell'invito di Gesù: "Venite a me voi tutti"».

È convinto che «le opere di Dio si fanno con gli uomini di Dio» e che «l'avvenire si conquista con un esercito di vocazioni ben formate e con i mezzi più rapidi e moderni, posti a servizio dell'apostolato. I nostri tempi sono caratterizzati da un’organizzazione immensa di edizioni contrarie alla Chiesa. Occorre contrapporre un'organizzazione larga, potente, di spirito antico e di forme moderne, ossia l'apostolato delle edizioni con iniziative di carattere universale, che dispongano di un esercito di soggetti preparati e che ne moltiplichino i frutti nel tempo e nello spazio».

L'«illuminazione» si realizza cento anni fa. Il 20 agosto 1914 don Alberione fonda la Società San Paolo, cellula madre di altre 4 congregazioni femminili - Figlie di San Paolo, fondate con la conterranea, venerabile Maria Teresa Merlo il 15 giu­gno 1915, Pie Discepole del Divin Maestro, Suore Pastorelle, Suore Apostoline -; di 4 Istituti «aggregati» di vi­ta secolare - San Gabriele Arcangelo, Maria Santissima An­nunziata, Gesù Sacerdote, Santa Famiglia -; del movi­mento laicale Associazione Cooperatori Paolini. 

Giacomo nasce il 4 aprile 1884 da genitori di Bra in una cascina di San Lorenzo di Fossano; studia nei Seminari della diocesi di Torino a Bra e di Alba dove incontra il canonico Francesco Chiesa, che gli sarà guida e amico per 46 anni. Ordinato sacerdote ad Alba nel 1907, si laurea in Teologia a Genova. Viceparroco a Narzole, provincia di Cuneo e diocesi di Alba, conosce Timoteo (Giuseppe) Giaccardo (1896-1948), il primo paolino e il primo beato della Famiglia Paolina. In Seminario come direttore spirituale e docente di liturgia, storia ecclesiastica e civile, arte, pa­storale, si impegna nell’Ope­ra buona stampa, nella catechesi, nell’animazio­ne socio-politica. Frutto di quegli anni sono «Appunti di teologia pastorale» e «La donna associata allo zelo sacerdotale». Nel 1912 avvia la rivista «Vita pastorale» per aiutare i sacerdoti nelle parrocchie.

Dal settembre 1913 dirige il settimanale diocesano «Gazzetta d’Alba» e si dedica a tempo pieno all'apostolato della stampa: dalla parrocchia «territoriale» alla parrocchia «di carta». Per don Alberione la proposta di fede deve essere indirizzata a mente, cuore e volontà della persona, ma è pionieristica l'equivalenza tra la «predicazione orale» e la «predicazione scritta». Per lui la stampa e i media non sono dei «mez­zi» a servizio di altro o dei «sussidi» di appoggio, ma una «forma diffe­rente e completa» di evangelizzazio­ne, una «nuova evangelizzazione». È comprensibile allora la sua gioia quando il Concilio Vaticano II - del quale Giovanni XXIII lo nomina «perito» - il 4 dicembre 1963 approva il decreto «Inter mirifica» sui media. Commenta: «Il nostro apostolato è stato ap­provato, lodato e stabilito come dove­re per tutta la Chiesa, secondo le di­verse condizioni. L'attività paolina è dichiarata apostolato accanto alla pre­dicazione orale, circondata d'alta sti­ma dinanzi alla Chiesa e al mondo».

Fonda un «impero mediatico» a servizio del Regno di Dio con taglio manageriale e professionale: giornali, libri, cinema (Sampaolofilm), fumetti, audiovisivi, dischi, radio, televisioni, cassette, Internet, multimedia diffusi in 28 Paesi. Umile precursore dei tempi, ha una solida spiritualità «alla piemontese». È convinto della necessità di far conoscere la Bibbia al popolo: in cin­que anni (1961-1966) la San Paolo ne stampa e diffonde 2.258.000 copie e l’impegno per la diffusione della Bibbia continua. All’Angelus di domenica 5 ottobre Papa Francesco ha elogiato la Famiglia Paolina

per la nuova edizione della Bibbia, accessibile a tutti, con introduzione generale alla lettura, cartine, ricostruzioni, introduzioni ai singoli libri, note al testo.

Don Alberione predica: «La macchina da stampa, il microfono, lo schermo so­no il nostro pulpito; la tipografia, la sala di produzio­ne, di proiezione e di tra­smissione è la nostra chie­sa. La nuova forma di missione non è affare da di­lettanti ma da veri apostoli. Occorre un linguaggio ac­cessibile al popolo: non ba­sta una scienza mediocre, al contrario occorre una scienza maggiore e la capa­cità specifica per comuni­carla a tutti con chiarezza». Giovanni Paolo II lo beatifica il 27 aprile 2003. La sua festa liturgica è il 26 novembre.

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