Natale, nuovo appello di Nosiglia per l’accoglienza: allarghiamo i confini della nostra casa, famiglia e paese

Le omelie dell'Arcivescovo di Torino nelle Messe di Natale di Mezzanotte e del giorno

Parole chiave: Natale (44), chiesa (665), omelia (6), vescovo (21)
Natale, nuovo appello di Nosiglia per l’accoglienza: allarghiamo i confini della nostra casa, famiglia e paese

Oggi è nato per noi il Salvatore.

In questa notte santa, dopo oltre 2000 anni, risuona l’annuncio degli angeli, che ha segnato la storia dell’umanità e continua a stupire per la gioia che porta nel cuore di ogni persona. Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Questo è il grande mistero del Natale, del Dio con noi che si fa umile, povero, semplice bambino, indifeso e bisognoso di tutto e di tutti. Egli entra nella storia in punta di piedi.

Ogni Natale rinnova questo evento e lo ripropone in modo diverso e nuovo,  perché Dio non si ripete mai. La sua venuta è come la nascita di un nuovo figlio, uguale nel suo significato a quella che l’ha preceduta, ma anche totalmente diversa e portatrice di speranze e attese sorprendenti.

Che cosa porterà questo Natale 2017 alla nostra vita e alle nostre famiglie? Quale novità il Signore ha in riserbo per ciascuno di noi?

La novità è Cristo, il  Figlio di Dio che nasce per noi. Ma per accorgersene e per sentire che Lui sta bussando alla porta di casa, occorre non essere distratti, disattenti e preoccupati di altre cose, magari importanti, ma di contorno rispetto a Colui che viene, a Colui che  chiede di essere accolto  e di trovare un posto nella nostra vita.

Si può fare del  Natale una bella e grande festa, senza Gesù Cristo? Sì, è possibile, perché così è stato il primo Natale a Betlemme dove “ non c’era posto per loro nell’albergo” ( Lc 2,7).

Gli abitanti di Betlemme, insieme a tutti quelli che erano venuti da ogni parte del Paese per farsi censire, erano talmente presi dai loro affari e dalle loro preoccupazioni che nemmeno si erano accorti del primo Natale, tanto da chiudere la porta delle loro case e del loro cuore al Figlio di  Dio che era lì, in mezzo a loro, e chiedeva di essere accolto.

Anche oggi l’accoglienza rappresenta uno dei gesti oggi più difficili, perché esige un atteggiamento e una scelta precisa: quella della gratuità. La cultura, che persegue anzitutto il proprio interesse costi quello che costi, ostacola l’apertura del cuore senza riserve verso gli altri. Viene meno il gesto libero e spontaneo e l’apertura alle persone senza secondi fini e tornaconti, per puro dono. La mia casa, la mia famiglia,  i miei amici, il mio paese, la mia religione, la mia proprietà, tutto ciò che è mio è un valore e come tale va rispettato, accolto, accresciuto, ma guai a farne un assoluto, che chiude il cuore verso chi non rientra nel cerchio ristretto di questo mio.

Gesù è venuto per insegnarci una via migliore: quella di allargare i confini della nostra casa, famiglia, patria e cultura a tutti coloro che lo desiderano, rompendo steccati consolidati e superando divisioni di ogni genere. Lui è nato per fare pace tra tutti coloro che sono divisi, formando una sola famiglia, quella dei figli di Dio.Quel divino Bambino, che nasce a Betlemme per noi, ci porta la vera pace, perché ci salva dal peccato di orgoglio e di superbia, che ci impedisce di perdonare anche chi ci ha offeso o fatto del male, di fare il primo passo per riallacciare un rapporto o un’amicizia compromessa e data ormai per chiusa. Ci libera dal peccato di indifferenza, che ci rende estranei anche ai più vicini,  che vivono accanto a noi in casa, nel lavoro, nella  stessa città o paese. Lui  nasce per tutti, amici e nemici, vicini e lontani, ricchi e poveri: nessun uomo e donna è escluso dal suo amore;  anche chi lo rifiuta e lo perseguita può contare sempre su di Lui.

Pace in terra agli uomini che Dio ama, hanno cantato gli angeli. Sì, la pace è possibile quando nasce dentro di noi, accettando di fare spazio a Dio, e si traduce in gesti concreti di amore e di perdono, di impegno per la promozione della dignità di ogni uomo, per l’abbattimento di ogni steccato che ci divide dagli altri. E questi altri sono, anzitutto, quelli che vivono con noi ogni giorno, nella propria casa verso i quali non vanno dati mai per scontati l’amore sincero e disinteressato, l’ascolto delle loro esigenze anche spirituali, la piena condivisione dei loro problemi mediante un dialogo ed incontro meno frettoloso e superficiale. I regali di Natale sono segni belli ed importanti, che esprimono affetto e ricordo, ma il regalo più importante per ogni membro della famiglia, marito e moglie, genitori e figli, fratelli ed  anziani, è il saper perdere un po’ del nostro tempo prezioso per stare di più insieme, per parlare ed ascoltare quello che gli altri hanno da dirci, per apprezzarne di più le doti positive, per mostrarsi meno indifferenti o estranei alle necessità interiori di ciascuno.

A voi, cari giovani amici, in particolare rivolgo il mio invito a cercare la vera gioia nel dono sincero di sé. Altre esperienze all’apparenza più ricche di divertimento e di evasione vi possono sembrare più gioiose, ma in realtà alla lunga annoiano e lasciano insoddisfatti dentro. Guardare negli occhi una persona che soffre e stargli vicino costa tempo ed impegno, ma rende molto di più, ti fa sentire vivo e utile, ti dà la carica dell’amore  e realizza i più bei sogni che hai nel cuore.

A voi tutti qui presenti questa notte e  alle vostre famiglie giungano i miei auguri più sinceri  accompagnati dalla mia preghiera perché possiate aprire il cuore  alla sorpresa che Dio ha in serbo per ciascuno in questo Natale. Come Maria, la Vergine Madre, possa ogni famiglia ed ognuno di noi serbare dentro di sè e meditare tutte le esperienze che gli capiteranno in questi giorni, aprendo la propria casa alla visita del Figlio di Dio per accoglierlo con fede e riconoscerne la presenza in coloro che, in un modo o nell’ altro, Egli ci farà incontrare . Allora sarà un Natale diverso e nuovo, perché lascerà un segno indelebile nella vita di ciascuno, il segno del passaggio di Dio, che è sempre fonte di vera e profonda gioia e  pace.

 

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Il  nostro salvatore carissimi oggi è nato: rallegriamoci.Non c’è spazio per la tristezza in questo giorno in cui nasce la vita una vita che  distrugge la paura della morte  e dona la gioia della promesse eterne .Nessuno è escluso da questa felicità, il santo e il peccatore, il ricco e il povero, il sano e il malato, il credente e  ogni uomo di buona volontà. Sì Gesù è la luce che  illumina ogni uomo che viene in questo mondo perché è il Salvatore di tutti.

Da che cosa dobbiamo essere salvati? Dal nostro peccato di orgoglio, radice di ogni male, e dal formalismo ed indifferenza nei rapporti con gli altri, anche con chi vive accanto a noi ogni giorno.

Il Natale è la festa della ritrovata semplicità nel cuore e nella vita, perché ci mette davanti ad un bambino, nato per noi: il Figlio di Dio che si fa umile e povero e ci chiama a riconoscerlo nella fede, ma anzitutto ad accoglierlo nel cuore.

Il fascino del Natale nasce anche da questo: dentro ciascuno di noi c’è sempre nostalgia di quel bambino, che eravamo un tempo e che oggi è  soffocato da tante altre esigenze e problemi, ma pur sempre desideroso di affetti sinceri, di incontri gioiosi, di speranze e certezze non deluse.

Il mondo in cui viviamo è spesso artefatto, per cui il luccichio delle cose e l’apparire prevalgono sulla sostanza del messaggio e del contenuto; lo spettacolo si confonde con la realtà  e la realtà si vive come un teatro in cui siamo attori di una parte scritta, non da noi, ma da altri registi; in ogni situazione di vita, famiglia, lavoro, società, si consuma una gara spietata per arrivare primi e superare gli altri o per mantenere comunque il potere acquisito con tanta fatica.

Erode, quando i Magi gli annunciano la nascita di Gesù, ha paura di perdere il suo potere regale e tenta in ogni modo di soffocare quel neonato che tanto lo turba. Nel corso della storia di ieri e di oggi ritorna prepotente questa tentazione dell’uomo di soffocare il bambino Gesù stemperando il suo Natale in mille luci, regali, corse affannate al consumismo, emozioni forti e passeggere di buonismo per mascherare l’impatto terribile con quel Dio troppo poco Dio, troppo poco catalogabile dentro i nostri schemi razionali, culturali e sociali. Eppure, se vogliamo veramente vivere il Natale nella sua pienezza di gioia e di pace, è necessario affrontare questo discorso con noi stessi anzitutto, svuotarci un po’ del nostro io superbo e altero e diventare più semplici ed  umili, più discepoli che maestri, più ultimi che primi.

Il Natale è festa sincera e vera e ci invita a ricuperare la verità e sincerità della propria vita dentro il tessuto concreto dei nostri rapporti familiari, professionali, sociali; a rigettare la maschera, che a volte nasconde il nostro vero volto  e intorpidisce il cuore, a saper sorridere agli altri e a salutare magari chi ci è antipatico o ha perdonare  chi ci ha fatto un torto;  telefonare gli auguri anche a chi da tempo non sentiamo più o con cui abbiamo rotto i ponti dell’amicizia e del dialogo; guardare negli occhi le persone che incontriamo tutti i giorni: marito, moglie, figli, anziani, colleghi di lavoro, poveri o sofferenti che vivono soli o che incontriamo; accorgerci di loro e dei segnali che ci lanciano di aiuto, di richiesta di comprensione, di maggiore affetto e vicinanza, di un incontro meno frettoloso del solito, di un gesto sincero di amicizia.

Sì, il Signore, che rinasce tra noi, apra i nostri occhi per vedere, le nostre orecchie per udire e il nostro cuore per gioire delle persone che sono vicino,  nel quotidiano della nostra casa e del nostro lavoro, ma anche sulla strada o che vivono insieme nella nostra città anche se sono di un altro Paese o religione. Nessuno può essere escluso o rifiutato perché sarebbe un rinnovare quello che ci ha detto il Vangelo di oggi :egli il Figlio di Dio venne tra quelli della sua casa, fatto uomo in mezzo agli uomini e i suoi non lo hanno  né riconosciuto o accolto in ciascuno dei loro simili.

Rinnovo pertanto l’invito  a ospitare a pranzo nella propria casa un povero senza dimora  che può essere segnalato dalla Caritas o san Vicenzo della parrocchia. 

Attraverso di lui infatti Gesù Cristo ci visita, ci parla, si comunica: ogni persona è sempre il tesoro più prezioso da scoprire, perché in essa c’è il Figlio di Dio, la sua viva presenza, il Dio con noi che vuole incontrarci ed amarci. Fare spazio a Dio significa fare spazio all’uomo, ad ogni uomo, soprattutto solo, malato o senza diritti e scartato da tanti,perché entri da amico nella nostra casa, nella nostra vita.

 Cari amici, e cari giovani in particolare, se oggi siete venuti qui, ne sono certo, è perché avete in voi un desiderio di amore, di gioia e di amicizia più grande di quelli che già sperimentate: non accontentatevi di ciò che siete e di come vivete, dei risultati che pensate di aver raggiunto; si può gustare la vita con ancora maggiore gioia e frutto, se, uscendo da se stessi, saprete donarvi con sincerità a chi attende da voi segnali e gesti di condivisione e di solidarietà.

A voi tutti e  alle vostre famiglie giungano i miei auguri più sinceri  accompagnati dalla mia preghiera perché possiate aprire il cuore  alla sorpresa che Dio ha in serbo per ciascuno in questo Natale. Come Maria, la Vergine Madre, possa ogni famiglia ed ognuno di noi serbare dentro di sè e meditare tutte le esperienze che gli capiteranno in questi giorni, aprendo la propria casa alla visita del Figlio di Dio per accoglierlo con fede e riconoscerne la presenza in coloro che, in un modo o nell’ altro, Egli ci farà incontrare .

Buon Natale ad ogni famiglia e ad ogni uomo di buona volontà, che Dio ama.

 

 

 

 

 

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