Da Torino a Nairobi sono i giovani di "inverno ragazzi"

I giovani che a Venaria l'estate scorsa erano rimasti colpiti dall'estate ragazzi hanno voluto replicare l'esperienza in Kenya

Parole chiave: nairobi (2), missione (38), chiesa (665), fidei donum (4), torino (730)
Da Torino a Nairobi sono i giovani di "inverno ragazzi"

Tra novembre e dicembre, quando in Kenya è tempo di vacanze scolastiche  anche la comunità di Tassia alla periferia di Nairobi affidata a tre sacerdoti della nostra diocesi, don Mauro Gaino, don Paolo Burdino e don Daniele Presicce ha vissuto per la prima volta un’esperienza simile a quella delle nostre estate ragazzi. Pubblichiamo il racconto di don Burdino.  

 

Da poco si è concluso qui a Tassia il primo «Inverno ragazzi» nato dalla richiesta di alcuni giovani che avevano partecipato, accompagnati da don Mauro, al pellegrinaggio a Torino e in Polonia per la Gmg offerto dalla diocesi torinese. Questi giovani durante il soggiorno torinese, avevano passato un giorno intero nella parrocchia nativa di don Mauro a Venaria e avevano conosciuto l’esperienza dell’estate ragazzi rimanendone molto impressionati. Sin dal loro ritorno avevano così fatto menzione ad un possibile tentativo anche qui a Tassia. E l’occasione è arrivata in novembre quando, qui in Kenya le scuole chiudono fino a fine anno per permettere agli alunni dell’ottava primary e a quelli della quarta secondary di fare gli esami. Più di un mese e mezzo in cui molti ragazzi e ragazze si ritrovano a far passare il tempo in casa davanti alla televisione. Solitamente durante il periodo delle vacanze, le parrocchie organizzano incontri di formazione, singole giornate per incontrare i giovani, ma settimane tipo i nostri centri estivi, qui sono una novità. Ed ecco allora lanciata la proposta dai giovani, noi preti, onestamente un po’ dubbiosi, abbiamo assecondato il loro entusiasmo e la loro disponibilità. La parrocchia proponeva tre giorni completi; il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 9 alle 16 con il pranzo compreso per ragazzi e ragazze dai 6 anni fino ai 18 anni divisi in due gruppi: 6-14 anni (Pmc) e 15-18 anni (Mym).

L’orario della giornata era il seguente: arrivo dalle 8 alle 9.30; preghiera iniziale in chiesa; alle 10 inizio delle attività fino alle 13;  pranzo e alle 14,30 per i Pmc gioco, ballo o altre attività ludiche mentre gli Mym si ritrovavano fino alle 15.30 per una condivisione sul tema trattato in mattinata. Alle 16 la preghiera di chiusura in chiesa.

Per quanto riguardava il gruppo dei Pmc, i giovani stessi hanno animato gli incontri, i giochi e le attività mentre per gli Mym sono stati chiamati dei «facilitators» (insegnanti, dottori, lavoratori) della nostra parrocchia che hanno guidato gli incontri del mattino. I temi proposti in queste settimane sono stati molti e hanno visto coinvolti adulti, giovani, giovanissimi. Il venerdì era il giorno dedicato alla spiritualità.

Noi avevamo iniziato questo progetto pensando ad un numero di circa 50-80 ragazzi tra Pmc e Mym perché il progetto era nuovo e non sapevamo come i nostri giovani e le loro famiglie avrebbero risposto. Infatti inizialmente avevamo pensato anche di non dare da mangiare un pasto completo ma soltanto alcuni snacks con bibita e di non far pagare niente per le spese da sostenere.

Il primo giorno avevamo preparato cento moduli di iscrizione e ci siamo ritrovati già alle nove in difficoltà: c’erano circa 100 Pmc e 80 Mym. La soddisfazione si poteva cogliere nei volti dei giovani e in me la curiosità, mista a preoccupazione, su come sarebbe andato quel primo giorno. Grazie a Dio, all’abilità degli animatori e ad una soglia di attenzione e di pazienza dei ragazzi infinitamente più alta dei nostri ragazzini italiani la prima giornata andò bene, tranne un punto: il cibo era troppo scarso e per i ragazzi e ragazze delle superiori solo qualche snacks erano troppo poco!

Nella riunione della sera decidemmo di cambiare programma: due giovani a turno si rendevano disponibili per cucinare un piatto di riso con fagioli o con carne continuando però a non chiedere soldi per il pasto e così permettere anche alle famiglie più povere di mandare i propri figli. (giornalmente cucinavano 25 kg di riso e 10 kg di fagioli oppure 15 kg di carne)

Durante il corso delle settimane il numero dei Pmc si è incrementato sino ad arrivare ad una presenza stabile di 140 ragazzi per cui abbiamo dovuto dividere gli stessi Pmc in due gruppi tra i più piccoli e gli altri, mentre i giovani Mym erano circa 90. Compresi gli animatori il nostro cortile si riempiva di circa 250 giovani.

Sono stati giorni belli, intensi e direi anche molto proficui. I ragazzi delle superiori, in Kenya, vanno nei college, dove vivono per tre mesi come interni senza mai ritornare in casa e di conseguenza in parrocchia. Il tempo delle vacanze diventa così un periodo importante per riallacciare legami, contatti, amicizie con questi giovani in un momento così difficile come può essere l’adolescenza. Riuscire ad affrontare con loro temi anche spinosi e problematici come l’affettività, la droga, l’Hiv o altri temi scottanti senza remore o falsi pudori e dare la possibilità di parlarne e discuterne tra di loro e con un adulto esperto è stata una bella occasione. Il tutto si è concluso venerdì 16 dicembre con la festa di chiusura e con la promessa di riproporre nuovamente questa esperienza nelle prossime vacanze di aprile alla fine del primo trimestre.

Molti genitori sia direttamente che indirettamente sono rimasti positivamente colpiti dall’esperienza e il feed back che abbiamo ricevuto da parte loro e da parte dei ragazzi è stato positivo. Come tutte le cose che iniziano da zero ci sono stati anche alcuni punti che dovremo migliorare, ma nel complesso è stata veramente una bella e positiva esperienza.

C’è anche un altro risultato importante da sottolineare: i giovani e i «facilitators» si sono resi disponibili a questo servizio gratuitamente. A noi può sembrare scontato, ma i giovani erano rimasti impressionati nel viaggio in Italia dal nostro volontariato (insieme con don Marco Prastaro e don Mauro avevano visitato il Sermig, il Cottolengo e le parrocchie di Savigliano e di San Ignazio dove erano ospitati). Qui non è mentalità comune offrire tempo gratuitamente, ma sempre c’è la richiesta di denaro (a maggior ragione in una parrocchia guidata da preti «musungu» bianchi quindi ricchi). Questo passo è importante per aprire il varco ad una mentalità di condivisione gratuita del tempo senza aspettarsi per forza un riconoscimento monetario. Noi preti, abbiamo cercato di sottolineare anche alle famiglie questo aspetto e speriamo che il volontariato si diffonda sempre più anche tra le varie piccole comunità e all’interno della nostra parrocchia.

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo