"La periferia non è un luogo ma una comunità". Padre Pepe a Torino

Intensa serata a Santa Rita dove padre Pepe Di Paola e don Luigi Ciotti hanno presentato il libro della Emi "Preti dalla fine del mondo. Viaggio tra i curas villeros di Bergoglio" edito dall'Emi.

Parole chiave: curas villeros (1), padre pepe (1), buenos aires (2), bergoglio (61), papa (648), argentina (6)
padre Pepe e don Ciotti

Padre Pepe Di Paola, cinquant’anni, grande carisma è stato uno dei più fidati e fraterni collaboratori dell’Arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco.  Pepe Di Paola è il più noto «cura villero», ossia prete delle favelas argentina, il simbolo della chiesa di periferia voluta da Bergoglio, da quindici anni braccio operativo del cardinale argentino adesso sul soglio di Pietro. Padre Pepe ha lasciato la terribile Villa 21-24 nel 2009, da quando fu minacciato di morte dai narcos, e Bergoglio decise di spostarlo un po’ più lontano, dove svolge adesso la sua missione. 

Di questa esperienza, alla presenza di Pepe si è parlato in una serata diversa e intensa nel salone parrocchiale di Santa Rita, lunedì 16 febbraio. Padre Pepe ha raccontano, in una atmosfera di pensante ed emozionato ascolto la sua missione e quella de confratelli  delle baraccopoli della metropoli argentina. Insieme a lui don Luigi Ciotti, prete delle nostre periferie ha sottolineato le analogie della comune di missione di annuncio del Vangelo e del riscatto e l'emancipazione dei più poveri, emerginati della terra, ogni terra. 

Insieme hanno presentato il libro di Silvina Premat, "Preti dalla fine del mondo. Viaggio tra i curas villeros di Bergoglio, Emi editrice, in una sala gremita di giovani e adulti provenienti da molte parrocchie e comunità della diocesi.L'iniziativa promossa in sinergia tra il Centro Missionario Diocesano, l'Ufficio Pastorale Migrantes, la Rivista Missioni Consolata e la collaborazione del Gruppo Abele è stato un momento intenso di presa di coscienza di come la chiesa sia presenza viva e vivificante anche nei luoghi più lontani e dove l'umanità dolente vive nella paura, la violenza e il senso di disperazione e morte.

Nel libro della Premat sono raccolte le storie e le testimonianze di centinaia di donne e uomini, intervistati dalla giornalista de "La Nacion". E il cura villeros padre Pepe ha raccontato la sua scelta. I sacerdoti delle villas de emergencias, con i quali ha condiviso gioie e dolori osservando da vicino la vita della parrocchia Virgen de Caacupè, nella villa 21, di cui Di Paola è stato parroco dal 1997 al 2009. Al di là della grande quantità di opere che lui aveva generato l’aspetto più interessante è il metodo con cui è riuscito a trasmettere la fede a migliaia di bambini, giovani e adulti e far sì che ritrovassero dignità persone che sembravano piegate dalle sconfitte e dall’abbandono, dalla miseria e dalla violenza. 

L’obbedienza e la docilità alla realtà e non alle proprie idee e gusti; la valorizzazione di quello che di meglio c’è in ogni persona e l’invito a mettere questa capacità, abilità o gusto al servizio degli altri, sono le motivazioni più profonde che muovono l'esperienza dei preti di periferia. Padre Pepe è l’ultimo anello di una tradizione di impegno della Chiesa argentina con i poveri, con gli emarginati, che ha molti predecessori: Carlos Mugica, Jorge Vernazza, Hector Botàn, Rodolfo Ricciardelli..Di simile con i sacerdoti che negli sessanta si erano riproposti di vivere e occuparsi degli abitanti delle villas di Buenos Aires c’è la stessa decisione di essere un povero tra i poveri, la voce di chi non ha voce in una società che abbandona molte persone al loro destino. Lui e gli altri preti villeros di oggi cercano di assisterli e accompagnarli nelle loro necessità spirituali e materiali. Padre Pepe, come coordinatore dell’equipe dei preti villeros ha aiutato ad integrare senza ideologismi e settarismi quei cattolici che sceglievano di dedicarsi ai più poveri con gli altri che lavorano in altri settori sociali. L’amicizia, il dialogo permanente con il suo vescovo di allora, il cardinale Jorge Bergoglio, è stato di importanza fondamentale per poter concretizzare tutto questo, come ha raccontato lo stesso Pepe.

Per capire Francesco e il suo pontificato è stato importante ascoltare padre Pepe. Silvina Premat ricorda nel libro che "Può sembrare una esagerazione ma è così. Conoscere nei particolari la maniera con cui padre Pepe ha vissuto e vive il suo sacerdozio aiuta a capire quello che il Papa sta chiedendo alla Chiesa. Per esempio Matute, uno dei figliocci di Di Paola, che a vent’anni viveva di furti e alcol,scrive la giornalista: “Padre Pepe ha rotto gli schemi di una parrocchia perché non qualunque prete si sarebbe giocato per me con il passato che avevo. Lui ha scommesso su di me. Ha fatto quello che dice Gesù: è venuto in un povero posto per stare con i più poveri e ha lottato per la cosa più importante, che non è la povertà materiale ma quella spirituale”.

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo