Il cardinale Gualtiero Bassetti la nuova guida dei vescovi italiani

Il passaggio di consegne ai vertici della Cei da Bagnasco all'Arcivescovo di Perugia

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Il cardinale Gualtiero Bassetti la nuova guida dei vescovi italiani

È il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia, il nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana (2017-2022). Lo ha nominato Papa Francesco da una terna eletta dalla 70ª assemblea (22-25 maggio 2017). L’annuncio è dato dal presidente uscente, cardinale Angelo Bagnasco arcivescovo di Genova, al termine della Concelebrazione del 24 maggio nella basilica di San Pietro. Bassetti presiede l’assemblea e tiene la conferenza stampa finale il 25 maggio. 

UN PRETE NELL’ALLUVIONE - Gualtiero Bassetti, primo di tre figli, nasce il 7 aprile 1942 a Popolano di Marradi, provincia di Firenze in Toscana e diocesi di Faenza-Modigliana in Emilia Romagna. Studia nel Seminario di Firenze, dove è ordinato prete dal cardinale arcivescovo Ermenegildo Florit il 29 giugno 1966. La sua formazione è segnata dal Concilio Vaticano II ( (1962-65). Florit lo nomina viceparroco a San Salvi, quartiere di Firenze. Cinquantuno anni fa, dopo una settimana di pioggia, all'alba del 4 novembre 1966, i fiorentini scopriro­no che la loro città non era più la stessa. L'Arno se l'era mangiata. Di quei giorni tragici resta la foto di un giovane sacerdote in piedi in una chiesa distrutta. Quel prete e i ragazzi della parrocchia – scrisse il Comune di Firenze - «hanno agito da veri eroi. Rischiando la vita riu­scirono a evitare che 70 fusti di carburo esplodessero come bombe nel quartiere di San Salvi».

SALVANO UN’ANZIANA - Quel prete è Gualtiero Bassetti. Intervistato dalla rivista «Credere», dice: «Erano tanti quelli che meritavano una medaglia. Ripensandoci, mi si accappona la pelle perché sono cose che si fanno nell'in­coscienza della giovinezza. Avevo 24 anni, ero con 5-6 ragazzi, e sentimmo l'odore forte del gas acetilene che si produce quando l'acqua incontra il carburo. C’erano dei fusti pieni: potevano esplodere. Con una mazza di ferro aprimmo la serranda del magazzi­no – ripensandoci, bastava una scintilla per saltare in aria -, li prendem­mo facendo una catena umana». Il don e i suoi giovani salvano anche un’anziana signora: «Riuscimmo a prenderla, ma lei si divincolava e non voleva lasciare la casa. Uno dei ragazzi disse: "Nonna Rosa, non mi fate arrabbiare perché vi do un cazzotto in testa", e a quel punto lei accettò: salvammo quella vecchietta. Quando sei preso dall'istinto di salvare qualcuno, di fare un'opera buona, non pensi al pericolo».

RETTORE E POI VESCOVO - Dal 1968 è assistente nel Seminario minore fiorentino, responsabile della pastorale vocazionale e dal 1972 rettore del Seminario minore. Nel 1979 il cardinale Giovanni Benelli, subentrato a Florit, lo nomina rettore del Seminario maggiore. Nel 1990 diventa pro-vicario generale e dal 1992 vicario generale. Il 9 luglio 1994 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Massa Marittima-Piombino e il cardinale Silvano Piovanelli, subentrato a Benelli, lo consacra vescovo l’8 settembre 1994. Il 21 novembre 1998 è trasferito alla diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro: la guida per undici anni. Il 16 luglio 2009 Benedetto XVI lo nomina arcivescovo di Perugia-Città della Pieve.

A PERUGIA SUCCESSORE DI LEONE XIII - Suo predecessore sulla cattedra come arcivescovo di Perugia (1846-1878) è il cardinale Vincenzo Gioacchino Pecci (1810-1903) che il 20 febbraio 1878  è eletto – dopo il lunghissimo papato di Pio IX (1846-1878) - Papa Leone XIII, l’autore della «Rerum novarum» (15 maggio 1991), la prima enciclica sociale della Chiesa. Il documento porta come sot­totitolo «De conditione opificum. Sulla condizione degli operai». Il giornale della borghesia lombarda «Corriere della Sera» tuona: «Attenti, questo Papa è socialista». Papa Francesco il 12 gennaio 2014 annuncia la nomina di Gualtieri a cardinale nel Concistoro del 22 febbraio 2014. Il 10 novembre 2009 i vescovi lo eleggono vicepresidente della Cei (per il Centro). Dall’ottobre 2012 è presidente della Conferenza episcopale umbra ed è membro delle Congregazioni per i vescovi, per il clero e del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.

LE MOLTE NOVITÀ DELLA NOMINA – Bassetti è il più votato con 134 consensi. Dice il comunicato della Cei: «Primo eletto: cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia (ballottaggio); secondo eletto: mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara (115 preferenze alla seconda votazione); terzo eletto: cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento (126 preferenze alla prima votazione). La terna è consegnata al Papa  al quale, da statuto Cei (art. 26 § 1) spetta la nomina del presidente della Conferenza». È la prima volta che presidente della Cei è il vescovo di una diocesi non grandissima. Ed è la prima volta in 53 anni di vita della Cei che avviene la votazione, il 23 maggio, per indicare la terna dalla quale Francesco nomina il presidente. È la prima volta che la Cei comunica i risultati della  votazione.

PRESIDENTI DELLA CEI - Alfredo Ildefonso Schuster, Milano (1952-53); Adeodato Giovanni Piazza, Venezia (1953-54); Maurilio Fossati, Torino (1954-58); Giuseppe Siri, Genova (1959-64); Luigi Traglia, vicario di Roma (1964-65); Presidenza collegiale: Giovanni Colombo, Milano; Ermenegildo Florit, Firenze;  Giovanni Urbani, Venezia (1965-66); Giovanni Urbani, Venezia (1966-69); Antonio Poma, Bologna (1969-79); Anastasio Alberto Ballestrero, Torino (1979-85); Ugo Poletti, vicario di Roma (1985-91); Camillo Ruini, vicario di Roma (1991-07); Angelo Bagnasco, Genova (2007-17).        

GRAZIE AD ANGELO BAGNASCO – In assemblea Francesco ringrazia il presidente uscente «per questi dieci anni di servizio e per la pazienza che ha avuto con me. Non è facile lavorare con questo Papa». Ha solo una paura il Pontefice: «Quanto mi farà pagare per entrare a Genova?» dove si reca sabato 27 maggio. Si concede un'altra battuta, alludendo all’elezione di Bagnasco, avvenuta nell’ottobre 2016, alla presidenza del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee): «Grazie tanto, ma lei non è tanto abituato (a lasciare, n.d.r.): passa da una presidenza all'altra». 

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