Il Papa a Firenze: "Siate una Chiesa libera e aperta mai in difensiva per timore di perdere qualcosa"

A Firenze Papa Francesco spinge amorevolmente ma decisamente la Chiesa italiana a voltare pagina                                                 

Parole chiave: convegno decennale (1), papa (648), firenze (23), chiesa (665), italia (221)
Il Papa a Firenze: "Siate una Chiesa libera e aperta mai in difensiva per timore di perdere qualcosa"

Il momento è davvero storico. Lo si capisce certo dal discorso di Bergoglio – insolitamente lungo (oltre 10 cartelle), dettagliato e puntuale, focoso e al tempo stesso placido – ma soprattutto dalle reazioni dell’assemblea che vive il quinto convegno nazionale «In Gesù Cristo un nuovo umanesimo», vescovi e popolo, oltre 2.200 delegati delle 226 diocesi italiane. Un’assemblea che sottolinea con scroscianti applausi e con ampi assensi del capo.

I vescovi non perdono una sola sillaba e assentono anch’essi. C’è la pensosa concentrazione sia del «regista» del convegno, mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente del Comitato preparatorio, e sia dei due «vertici» dell’episcopato, il cardinale presidente Angelo Bagnasco e il segretario Nunzio Galantino.

Non più una Chiesa «forza sociale» e non più «valori non negoziabili» sulle cui frontiere schierare le truppe cattoliche, ma una Chiesa madre con uno stile - che è sostanza, identità e spessore – assolutamente diverso. Una Chiesa italiana che torna a mettersi a disposizione del Paese con umiltà e dedicazione e a servizio del bene comune.

È proprio lo stile che è cambiato. Attraverso l’assemblea il Pontefice parla ai cattolici italiani, pastori e popolo: «Siate una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa». E poi «fuggite le tentazioni dello gnosticismo e del pelagianesimo». Invoca: «Dio protegga la Chiesa italiana da ogni surrogato di potere, d'immagine, di denaro».                                                                                                          

Un discorso ampio e programmatico. Il Papa chiede alla Chiesa di essere umile e disinteressata e di vivere le beatitudini evangeliche. Le chiede di aiutare i poveri e di essere capace di dialogo sincero con chiunque per costruire insieme a tutti il bene comune.                                                

Spiega che «possiamo parlare di umanesimo solo a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell'uomo. Gesù è il nostro umanesimo». Guardando il suo volto «vediamo il volto di un Dio "svuotato",  simile a quello di tanti nostri fratelli umiliati, resi schiavi, svuotati. Senza abbassarci non potremo vedere il suo volto e non capiremo nulla dell'umanesimo cristiano e le nostre parole saranno belle, colte, raffinate, ma non saranno parole di fede. Saranno parole che risuonano a vuoto».

Presenta  tre sentimenti di Gesù come «il tratto del nuovo umanesimo». Il primo è l'umiltà:  «L'ossessione di preservare la propria gloria, la propria "dignità", la propria influenza non deve far parte dei nostri sentimenti. Dobbiamo perseguire la gloria di Dio». Il secondo è il disinteresse, o meglio «la felicità di chi ci sta accanto. L'umanità del cristiano è sempre in uscita, non è narcisista e autoreferenziale. Il nostro dovere è lavorare per rendere questo mondo un posto migliore e lottare. La nostra fede è rivoluzionaria». Il terzo è la beatitudine: «Il cristiano è un beato, ha in sé la gioia del Vangelo. Nelle beatitudini il Signore ci indica il cammino».                                                                                           

Presenta le due tentazioni. Con una battuta rassicura: «Non farò un elenco di tentazioni, come le quindici che ho detto alla Curia». La prima tentazione è quella pelagiana, che «spinge la Chiesa a non essere umile, disinteressata e beata. E lo fa con l'apparenza di un bene. Il pelagianesimo ci porta ad avere fiducia nelle strutture, nelle organizzazioni, nelle pianificazioni perfette perché astratte. Spesso ci porta ad assumere uno stile di controllo, di durezza, di normatività». Spiega con forza e determinazione che «davanti ai mali o ai problemi della Chiesa è inutile cercare soluzioni in conservatorismi e fondamentalismi, nella restaurazione di condotte e forme superate che neppure culturalmente hanno capacità di essere significative.

La dottrina cristiana non è un sistema chiuso incapace di generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare e animare. Ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa, ha carne tenera: si chiama Gesù Cristo». La riforma della Chiesa «non si esaurisce nell'ennesimo piano per cambiare le strutture. Significa invece innestarsi e radicarsi in Cristo lasciandosi condurre dallo Spirito».    

                                                                                           

La seconda tentazione «è lo gnosticismo: porta a confidare nel ragionamento logico e chiaro, il quale però perde la tenerezza della carne del fratello. Il fascino dello gnosticismo è quello di una fede rinchiusa nel soggettivismo». Ricorda i grandi santi italiani, da Francesco d’Assisi e Filippo Neri, e cita «la semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone. Mi colpisce come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente. Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto».                                                                                                                        

Cosa chiede il Papa alla Chiesa italiana? «Spetta a voi decidere: popolo e pastori insieme». Come l’arcivescovo Betori, Papa Francesco invita a alzare gli occhi verso la cupola del Filippo Brunelleschi e verso la scena dell'«Ecce Homo». Gesù nel giorno del giudizio accoglie chi avrà seguito il «protocollo» del Vangelo di Matteo (capitolo 25): «Le beatitudini e le parole sul giudizio universale ci aiutano a vivere la vita cristiana a livello di santità. Sono poche parole, semplici, ma pratiche».                                                                

Ai vescovi Bergoglio chiede semplicemente di «essere pastori, non di più, pastori. Che niente e nessuno vi tolga la gioia di essere sostenuti dal vostro popolo. Siate non predicatori di complesse dottrine ma annunciatori di Cristo, morto e risorto per noi. Sia tutto il popolo di Dio ad annunciare il Vangelo, popolo e pastori». Alla Chiesa italiana raccomanda ciò che aveva indicato nell'esortazione «Evangelii gaudium» (24 novembre 2014): «Non dobbiamo aver paura del dialogo, anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia».                                                                  

In conclusione «desidero una Chiesa lieta con il volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’umanesimo cristiano afferma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita molto dura».

La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono dialogare in modo costruttivo: quella popolare, quella accademica, quella giovanile, quella artistica, quella tecnologica, quella economica, quella politica, quella dei media. Qui a Firenze arte, fede e cittadinanza si sono sempre composte in un equilibrio dinamico tra denuncia e proposta. La Nazione non è un museo, ma è un’opera collettiva in permanente costruzione in cui sono da mettere in comune proprio le cose che differenziano, incluse le appartenenze politiche o religiose». Prima di Firenze, la breve e significativa sosta. 

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo