Giubileo Misericordia, Il Papa ha aperto la Porta Santa a Bangui
Storica apertura in Africa dell'Anno Santo, il perdono e l'amore il segno distintivo dei cristiani nel mondo
“Oggi Bangui diviene la capitale spirituale del mondo - queste le parole del Papa all’apertura della Porta Santa - L’Anno Santo della Misericordia viene in anticipo in questa Terra. Una terra che soffre da diversi anni per la guerra e l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace. Ma in questa terra sofferente ci sono anche tutti i Paesi che stanno passando attraverso la croce della guerra. Bangui diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre”.
“Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana, per tutto il mondo, per i Paesi che soffrono la guerra chiediamo la pace! E tutti insieme chiediamo amore e pace. Tutti insieme!” Poi Papa Francesco ha aggiunto nella lingua locale: “Ndoye siriri”, “amore e pace”.
Dio ha guidato i miei passi fino a voi
“Dio ha guidato i miei passi fino a voi su questa terra - ha osservato Papa Francesco nell’omelia - mentre la Chiesa universale si appresta ad inaugurare l’Anno Giubilare della Misericordia”.
“Attraverso di voi - ha detto Francesco - vorrei salutare tutti i Centrafricani, i malati, le persone anziane, i feriti dalla vita. Alcuni di loro sono forse disperati e non hanno più nemmeno la forza di agire, e aspettano solo un’elemosina, l’elemosina del pane, l’elemosina della giustizia, l’elemosina di un gesto di attenzione e di bontà”.
Passare all’altra riva
Come gli apostoli Pietro e Giovanni, che salivano al tempio e non avevano né oro né argento da dare al paralitico bisognoso, Papa Francesco è venuto ad offrire “la forza e la potenza di Dio che guariscono l’uomo, lo fanno rialzare e lo rendono capace di ricominciare una nuova vita, passando all’altra riva” (cfr Lc 8,22).
“Gesù non ci manda soli all’altra riva - ha commentato Papa Francesco - ma ci invita piuttosto a compiere la traversata insieme a Lui, rispondendo, ciascuno, a una vocazione specifica. Dobbiamo essere consapevoli che questo passaggio all’altra riva non si può fare se non con Lui, liberandoci dalle concezioni della famiglia e del sangue che dividono, per costruire una Chiesa-Famiglia di Dio, aperta a tutti, che si prende cura di coloro che hanno più bisogno”.
Perdonare i nemici, no alla vendetta
Gesù ci ha raccomandato di essere perfetti “come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Una delle esigenze essenziali di questa vocazione alla perfezione è l’amore per i nemici, che premunisce contro la tentazione della vendetta e contro la spirale delle rappresaglie senza fine.
Gli operatori di evangelizzazione devono essere prima di tutto: artigiani del perdono, specialisti della riconciliazione, esperti della misericordia. “E’ così che possiamo aiutare i nostri fratelli e sorelle a passare all’altra riva, rivelando loro il segreto della nostra forza, della nostra speranza, della nostra gioia che hanno la loro sorgente in Dio, perché sono fondate sulla certezza che Egli sta nella barca con noi”.
Testimoniare che Dio è amore
Dio è amore. Anche e soprattutto là dove regnano la violenza, l’odio, l’ingiustizia e la persecuzione, i cristiani sono chiamati a dare testimonianza di questo.
“I sacerdoti, le persone consacrate e i laici, in questo Paese, vivono talvolta fino all’eroismo le virtù cristiane - ha osservato Papa Francesco - io riconosco che la distanza che ci separa dall’ideale così esigente della testimonianza cristiana è a volte grande. Ecco perché faccio mie, sotto forma di preghiera, quelle parole di san Paolo: Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti (1 Ts 3,12)”.
Dio avrà l’ultima parola
“Dio è più potente e più forte di tutto. Questa convinzione dà al credente serenità, coraggio e la forza di perseverare nel bene di fronte alle peggiori avversità. Anche quando le forze del male si scatenano, i cristiani devono rispondere all’appello, a testa alta, pronti a resistere in questa battaglia in cui Dio avrà l’ultima parola. E questa parola sarà d’amore e di pace!”
“A tutti quelli che usano ingiustamente le armi di questo mondo - ha concluso il Santo Padre - io lancio un appello: deponete questi strumenti di morte; armatevi piuttosto della giustizia, dell’amore e della misericordia, autentiche garanzie di pace”.
Attualità
archivio notizie
La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin
La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita
Meditazione sul Crocifisso
La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo
Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria
Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione