Frassati, un giovane al servizio del mondo

4 Luglio:  la festa del beato modello di santità moderna. Le prime celebrazioni e iniziative dell'anno frassatiano

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Frassati, un giovane  al servizio del mondo

L’attenzione che Papa Francesco ha dedicato a Pier Giorgio Frassati durante la sua visita a Torino, inserendo in un fitto programma la tappa in preghiera davanti alla sua tomba, e poi citandolo come modello durante l’incontro con i giovani in piazza Vittorio, porta a chiederci cosa abbia questo beato di così speciale da farlo sentire vicino al messaggio del Santo Padre.

La ragione mi sembra possa risiedere  in quella testimonianza che Pier Giorgio ha saputo dare,  facendosi interprete cento anni fa di quella “chiesa in uscita” così tanto cara a Francesco.

Una chiesa in uscita non fatta di azioni di volontariato estemporanee ma invece radicata in una profonda spiritualità e frutto di un progetto di vita. Sono tanti gli scritti di Pier Giorgio e le testimonianze di chi gli era vicino da cui si evince come le scelte di vita e le azioni quotidiane di servizio fossero frutto di una vita di preghiera, di un discernimento continuo, e non di una semplice atteggiamento filantropico.

 Ma la modernità di Pier Giorgio risiede anche in una capacità critica di guardare alla realtà, senza i filtri che la sua condizione sociale gli poneva davanti agli occhi. Davvero Pier Giorgio ha avuto la capacità di vedere che la “realtà supera l’idea”, e dalla realtà del suo tempo ci si doveva fare interpellare nella propria responsabilità cristiana, come volontariato, come scelta lavorativa, come impegno socio-politico. C’è poi un altro aspetto che fa di Frassati non un testimone del passato, ma piuttosto un modello per il futuro della Chiesa, ed è costituito dal suo essere laico (e in particolare un giovane laico), pienamente inserito nella vita della chiesa e del mondo. La sua vita ci dimostra anche come ciò non diventi limitante rispetto al suo essere uomo di preghiera, capace di servizio, capace di relazione anche con gli abitanti delle “periferie”. In un tempo in cui spesso la realtà ecclesiale giovanile si ripiega su se stessa e su un mondo chiuso tra le mura della parrocchia, Pier Giorgio ci richiama ad interpretare appieno il ruolo laicale secondo i dettami del Concilio Vaticano II, attraverso l’azione apostolica nel mondo.

Proporre Pier Giorgio come testimone e modello per la formazione dei giovani significa dunque anche saper ripensare i cammini di formazione in un'ottica fortemente missionaria.  Non sempre infatti la dimensione del servizio che nasce dal radicamento in Cristo viene vissuta in questa sua completezza del dono totale di sé all’annuncio del Vangelo attraverso il servizio ai fratelli. Ci si limita spesso a proporre dei servizi (e tra questi quello dell'animazione è sempre predominante) lasciando la dimensione dell’impegno sociale a pochi volenterosi, o come forma di servizio estemporanea legata magari a un particolare passaggio del cammino di formazione. Eppure come il Papa ci ha ricordato la dimensione del dono di sé non è opzionale per il cristiano e non fa sconti. Essa è però anche il modo migliore per realizzare appieno la propria umanità ed è forse il migliore antidoto per evitare di diventare “pensionati a vent’anni”, proprio come ci ha testimoniato il beato Pier Giorgio Frassati.

* Presidente dell'Azione Cattolica diocesana di Torino

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