Francesco Repetto "Giusto fra le nazioni"

Fu segretario dell'Arcivescovo di Genova Pietro Boetto

Parole chiave: repetto (1), boetto (1)
Francesco Repetto "Giusto fra le nazioni"

Giacomo Martina, nel IV volume della Storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni, ricorda che: “L’assistenza agli ebrei fu pressoché universale: si distinsero in questo … a Genova il segretario dell’arcivescovo don Francesco Repetto, che rischiò più volte la vita, sorretto dal suo presule”.

A fianco del cardinale Pietro Boetto ci fu dunque il giovane segretario, medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche italiane il 17 aprile 1955 e “Medaglia dei Giusti fra le Nazioni”, assegnata dallo Yad Vashem dello Stato di Israele a coloro che più si prodigarono per gli ebrei durante la persecuzione razziale (1982), “Grifo” d’argento alla memoria della città di Genova (27 gennaio 2002), a ricordo del salvataggio di perseguitati nel corso della seconda guerra mondiale.

Nonostante questi riconoscimenti e la autorevole citazione di cui sopra, che ne colloca il nome nella storia universale della Chiesa, il volgere rapido degli uomini e degli eventi non favorisce il ricordo e per molti quello del sacerdote genovese può diventare un nome avvolto nell’ombra. Ad un quarto di secolo dalla scomparsa il solo omaggio con cui posso ricordalo è qualche nota di taglio storico, che intende correggere talune rappresentazioni di maniera apparse di recente. Questo in attesa che la Civica amministrazione di Genova possa tramandarne ai posteri il nome con una targa stradale e, tramite la sua persona, ricordare l’aiuto prestato dalla Chiesa genovese alle vittime dell’olocausto.

Il Nostro nacque nel capoluogo ligure il 1° dicembre 1915 da Paolo e da Paolina Arecco e ricevette il battesimo il successivo 12 dicembre nella parrocchia di N.S. del Carmine. Fu tra i primi “tarcisiani” del liturgista Giacomo Moglia e partecipò alle celebrazioni del Congresso Eucaristico Nazionale, svoltosi a Genova nel 1923, con i “crociatini” dell’Eucarestia. Dopo aver frequentato le elementari presso l’Istituto “Negrone Durazzo Brignole Sale” dei Fratelli delle Scuole Cristiane, nel 1926 entrò nel locale Seminario minore del Chiappeto, per passare poi a quello maggiore di via Porta d’Archi, ove rimase fino al secondo anno di teologia, allorché nel novembre 1936 venne inviato alla Pontificia Università Gregoriana, dove poté seguire le lezioni di grandi maestri, trovando ospitalità nel Seminario Lombardo di Roma. Il 18 dicembre 1937 fu ordinato diacono e il 24 settembre 1938 sacerdote dall’arcivescovo Boetto nella cattedrale di san Lorenzo, celebrando la prima messa il giorno successivo. Il 14 luglio 1941 difese la propria dissertazione di laurea in teologia dogmatica e dal 1° ottobre 1940 al 31 gennaio 1946 fu segretario arcivescovile, svolgendo nel frattempo ministero come cappellano festivo nella parrocchia di Bargagli.

Come sappiamo negli anni della guerra per la creazione di una organizzazione di soccorso, per la distribuzione di viveri, per il ricovero in luoghi sicuri, per l’espatrio dei perseguitati vennero mobiliati gli elementi più attivi del clero genovese e l’arcivescovo poté contare su sacerdoti preparati, tra cui scegliere i collaboratori. Come per altri quella di Repetto fu un’opera non priva di rischi e in conseguenza delle sue azioni venne arrestato dal 12 al 15 febbraio 1944 e detenuto nel carcere di Marassi. Rilasciato per intervento dell’arcivescovo, che il 14 febbraio si assunse la responsabilità dell’operato del segretario, dovette nascondersi, trovando ospitalità presso un altro sacerdote Michele Poggi, rettore a San Giacomo di Pino Soprano, presso Molassana sulle alture della città, restando in quella località dal 4 luglio 1944 al 24 aprile 1945. Rilevante divenne in quel frangente il ruolo svolto dalla maggiore delle sorelle Repetto, Teresa, che mantenne i contatti soprattutto con don Carlo Salvi, che sostituì il fuggiasco nell’opera di collegamento con il soccorso ebraico.

Finita la guerra  con la liberazione cambiano gli interlocutori ma resta identico il fine: c’è da organizzare il servizio per i rimpatriati militari e prigionieri e ci sono gli oppressori di ieri che chiedono protezione, vittime di vendette personali e casi in cui la pena viene inflitta prima della condanna.

Alla morte del Boetto, il 31 gennaio 1946, il Repetto continuò ad operare nella Chiesa genovese e dal 1946 al 1951 insegnò teologia dogmatica nel Seminario arcivescovile di Genova e poi dal 1964 Dottrina sociale della Chiesa e  dal 1973 Storia della Chiesa locale. Fu pure insegnate di religione nelle scuole statali, presso il liceo classico Giuseppe Mazzini e la scuola tecnica commerciale Agostino Bertani dal 1950/51 al 1965/66, riunendo gli studenti per incontri di spiritualità e la celebrazione della messa. Inoltre fu presidente della Commissione diocesana per lo studio delle Sètte, della Commissione diocesana per la Fede, Promotore della Fede nel Tribunale ecclesiastico diocesano e giudice del Tribunale ecclesiastico ligure. L’8 novembre 1963 il pontefice Paolo VI lo annoverò tra i suoi “Camerieri segreti soprannumerari” e da allora risale in titolo di monsignore con cui è conosciuto.

Cultore della storia della diocesi, si distinse nella salvaguardia del patrimonio culturale ecclesiastico e nelle ricerche per valorizzare le figure dei santi genovesi, raccogliendo il materiale archivistico per alcune cause di beatificazione. Autore di pubblicazioni di carattere storico-ecclesiastico e teologico, chiamato a collaborare ad opere anche internazionali e stimato da un eminente storico come Emile Poulat. Inoltre, fu segretario della Congregazione degli Operai Evangelici Franzoniani di Genova, prefetto della loro Biblioteca dal 1968 al 1979, archivistica e bibliotecario della Congregazione dei missionari urbani e rurali e riferimento per gli studiosi che si rivolgevano a lui.

Morì a Genova il 14 ottobre 1984 e le testimonianze dei molti che lo conobbero concordano nel ricordarlo per la discrezione e signorilità: preciso, riservato, animo delicato e sensibile, ma capace di fermezza quando il caso lo richiedeva. Fu sacerdote di intensa spiritualità, misurato nel linguaggio e pacato nel procedere ma fermo nella ricerca della verità, docente completo nell’esposizione e con riferimenti sempre esatti. Uomo di fine educazione lo si sarebbe detto legato alle forme, ma contrastò il conformismo del male e della inazione con la una attività nascosta ma costante.

Ho voluto ricordare il “Giusto”, brevemente anche lo studioso e non è mio compito tratteggiare la figura del sacerdote ma è un tutt’uno, come testimonia il contenuto di una lettera che risale agli anni del soggiorno a Roma, quando fu catechista nell’Agro romano: “Carissima Mamma, per il Natale, Ti chiedo un regalo. Come t’ho scritto, faccio da Cappellano in un Oratorio di ragazzi alcuni dei quali sono poveri. Quel che più manca loro sono le scarpe. Mi pare che tu ne abbia delle usate per ragazzi dai 7 ai 10 anni. Qui anche fa freddo e piove. Se puoi mandarmele. Non inviarmi mai le eventuali offerte di Messa, né altro denaro”.

 

 

Tutti i diritti riservati

Documenti

archivio notizie

13/12/2017

Watergate, la forza della stampa e le dimissioni di Richard Nixon

Pagine di storia - Il caso che scosse gli Stati Uniti e nulla fu più come prima 

19/12/2016

Oafi fa del bene non solo a Natale

La pasticceria Racca per Oafi. Il ricavato dalla vendita dei panettoni a sostegno dei progetti di Oafi in Mozambico 

18/10/2016

Dieci anni dopo: Ratisbona e il dialogo tra le civiltà nel discorso di Benedetto XVI

Tre autorevoli esperti rileggono quell’intervento di papa Ratzinger che ancora oggi, a distanza di dieci anni, fa discutere e interroga dentro e fuori la dimensione teologica ed ecclesiale

29/09/2016

Nella terra dei "Like"

Una riflessione critica sul tema dei Social network e le relazioni virtuali