Verso Firenze 2015: genitori e figli per un nuovo umanesimo

Una riflessione sulla famiglia e la responsabilità di tutti i suoi componenti

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Verso Firenze 2015: genitori e figli per un nuovo umanesimo

La preparazione del Convegno Ecclesiale che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015 dal titolo «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo» sta muovendo energie, risorse, speranze e riflessioni a tutti i livelli. Anche le famiglie sono chiamate ad essere partecipi in special modo in questo percorso che vorrebbe costituire la base, in primis per tutta la comunità cristiana, di un vero e radicale rinnovamento, come auspicato da Papa Francesco.

Ed è esigenza diffusa, percepita, vissuta quotidianamente da tutte le famiglie e da ciascuno: per vivere ed affrontare le sfide di oggi abbiamo bisogno, anche come cristiani, di strumenti nuovi, adatti ai «segni dei tempi»,.  E di certo la famiglia è un luogo privilegiato per osservare, vivere, ascoltare le necessità, i cambiamenti, le sfide del nostro tempo. Appare dunque una bellissima  «coincidenza» l’intreccio tra il Sinodo straordinario dell’ottobre 2014,  il Sinodo generale del 2015 e il Convegno ecclesiale di Firenze 2015:  la vicinanza, anche temporale, tra la riflessione particolare dei padri sinodali sulle tematiche riguardanti la famiglia, a fronte della crisi sociale e spirituale del mondo attuale che incidono sulla vita familiare, con i lavori del Convegno ecclesiale, incentrati sulla ricerca concreta di nuove vie e strumenti che possano avvicinare sempre più ogni nostro comportamento, in qualsiasi ambito, all’umanesimo testimoniato da Gesù offre un’opportunità preziosissima di rinnovamento anche per le famiglie.

Innanzitutto perché la famiglia è la prima scuola di umanità, improntata alla relazione: una relazione che infarcisce di sè tutta la nostra vita; dal grembo materno, periodo nel quale già si perfezionano le capacità di interazione tra la madre ed il feto fino all’epoca adolescenziale quando la spinta ad uscire dall’ambito ristretto della famiglia ci porta a scoprire nuovi legami di amicizia, e poi all’età adulta quando le scelte di vita ci guideranno verso relazioni particolari, anche all’interno di una nuova famiglia. E sulla qualità di tali relazioni famigliari ciascuno di noi impara a rapportarsi con gli altri, con chi incontreremo quotidianamente nel nostro percorso di vita. Le sfide di oggi impongono, fra il resto, nuove capacità relazionali: in una realtà globalizzata, multietnica, ma anche infarcita di individualismo, a ciascuno di noi, in particolare ad ogni cristiano, è richiesto «di parlare il linguaggio dell'amore che Gesù ci ha insegnato», come suggerito da Papa Francesco..

E perché i lavori del Convegno ecclesiale siano radicati profondamente nella realtà quotidiane e non restino riflessioni teoriche, da tempo attraverso le diocesi si è avviata la raccolta di esperienze concrete anche da parte delle famiglie. Il patrimonio di tali testimonianze, peraltro accessibili a tutti dal sito del Convegno, attesta come la famiglia, attivamente e creativamente, può farsi risorsa per rispondere alla crisi in corso in tutti i suoi aspetti: economico, antropologico, educativo. La famiglia non è solo un’istituzione in via di estinzione da difendere in un’oasi protetta, quanto piuttosto una potente risorsa di umanità per affrontare le sfide del presente.

Numerosi sono gli esempi di come la comunità riesca ad evitare l’esclusione di coloro che vivono il fallimento del progetto matrimoniale, oltrepassando i classici pregiudizi che segnano tali esperienze. Ancora, molto concrete sono le esperienze delle famiglie che si attivano sul territorio per costruire reti di sostegno alla vita quotidiana e di supporto a famiglie più in difficoltà per problematiche economiche, ma non solo: la famiglia può essere scuola di stile, nel senso più profondo del termine: stili abitativi, ma anche stili relazionali, conviviali e stili di consumo: emblematico il caso dell’emporio della solidarietà di Foligno, che promuove un’educazione all’uso sensato delle risorse con il suo sforzo di uscire dalla logica della semplice assistenza e del pacco viveri. In fondo la famiglia è un’unità anche economica, e la gestione delle risorse è parte importante del suo equilibrio, specie in periodo di crisi. Altre esperienze vertono sulla modalità di trasmissione della fede: la famiglia, snodo di generazioni e luogo di alleanze, è il nucleo naturale nel quale la testimonianza quotidiana dei più grandi è in grado di veicolare messaggi credibili, belli ai più piccoli.

La traccia che guida i lavori del Convegno ecclesiale contiene le cinque vie proposte da papa Francesco nella Evangelii Gaudium, quali verbi da coniugare nelle vita di ciascun cristiano per rispondere alle nuove sfide di oggi. Che cosa queste parole possono dire alle famiglie di oggi?

Uscire:  la Chiesa in uscita esige che ciascuno di noi possa sentirsi libero di aprirsi al mondo, con lo spirito dell’amore evangelico: andare incontro agli altri come farebbe oggi Gesù al nostro posto. E uscire è uno dei verbi più presenti in famiglia: se sufficientemente «in salute», una famiglia ha in sé moltissime risorse, occasioni per uscire. Dal mondo del lavoro, alla scuola, alla rete di amicizie: tutto diventa occasione per uscire, per portare al mondo attorno a sé una testimonianza di amore vero, che presto diviene reciproco perché è un virus contagioso: quando una famiglia si sente amata, è stimolata a fare altrettanto e così si possono innescare processi virtuosi che nel quotidiano sono in grado di cambiare la qualità della vita, sia in situazioni di «normalità», ma anche in particolari situazioni di bisogno.  

Annunciare: come ci sollecita papa Francesco, è tempo di un annuncio non fatto tanto di parole quanto di gesti concreti. E questo è ciò che già si vive in famiglia: i bimbi crescono assorbendo modalità di relazioni, modi di fare di agire piuttosto che di discorsi e parole.

Abitare: papa Francesco continuamente invita ad «una chiesa povera per i poveri». La Chiesa deve poter essere vissuta come vera casa accogliente da tutti, in modo speciale da chi vive situazioni difficili, in qualsiasi frangente. Viene qui particolarmente in luce il ruolo di tutte e di qualsiasi forma associative delle famiglie al fine di una vera collaborare coi livelli istituzionali affinché le più diverse emergenze che attanagliano la vita di oggi possano essere affrontate partendo dalle esigenze dei più deboli. Nel loro piccolo poi, tutte le famiglie sono chiamate a concretizzare il nuovo umanesimo anche aprendo le porte delle loro case per far fronte ai bisogni materiali o più frequentemente di relazioni che ci accorgiamo essere presenti intorno a noi.

Educare: l’educazione ad un nuovo umanesimo inizia proprio dalla famiglia, luogo di crescita e confronto con paradigmi culturali che possono indirizzare alla reciprocità piuttosto che alle diverse forme di individualismo. La domanda di fondo, posta dal Segretario della Cei è: «Come possiamo promuovere relazioni solide e continuative all’insegna della gratuità e dell’accoglienza?».

Occorre dunque ripartire da un vero sostegno alle famiglie per ricostruire le «grammatiche educative» improntate all’amore scambievole, sin dall’infanzia, attraverso la testimonianza prima dei genitori e dei cristiani impegnati a fianco di bambini e ragazzi. Il rafforzamento delle reti di famiglie sarà anche uno degli strumenti coi quali rivendicare, laddove necessario, il ruolo delle famiglie stesse nell’ambito educativo istituzionale, chiamato ad affrontare sfide culturali che mettono in gioco il significato stesso della nozione di vita umana, l’apprezzamento e la valorizzazione della differenza sessuale, la configurazione della famiglia e il senso del generare, il rapporto tra le generazioni…

Trasfigurare:. La sfida lanciata da Papa Francesco qui è grande «Le difficili situazioni vissute da tanti nostri contemporanei, vi trovino attenti e partecipi, pronti a ridiscutere un modello di sviluppo che sfrutta il creato, sacrifica le persone sull’altare del profitto e crea nuove forma di emarginazione e di esclusione. Il bisogno di un nuovo umanesimo è gridato da una società priva di speranza, scossa in tante sue certezze fondamentali, impoverita da una crisi che, più che economica, è culturale, morale e spirituale».

Le testimonianze quotidiane di tante famiglie sono esempi concreti di come certe realtà di dolore, di fatica, possano essere trasfigurate dall’amore vicendevole, vissuto all’interno della famiglia e tra famiglie.

Il Convegno ecclesiale di Firenze rappresenta dunque un momento particolare per la Chiesa, famiglia di famiglie, ma soprattutto per ciascuno di noi, quale membro di una particolare famiglia. È un’occasione privilegiata che chiede uno sforzo a ciascuno perché il nostro cuore sia sempre più orientato ad agire secondo quanto Gesù si aspetta da noi oggi: essere amore, portare amore soprattutto dove non c’è amore, in famiglia, sul lavoro, a scuola, in strada.

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