Il matrimonio è in crisi?: «Rilanciamo la bellezza della famiglia»
Intervista ad Ettore Signorile, Vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico del Piemonte

La cerimonia inaugurale del 78° anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale Piemontese si terrà il prossimo 18 marzo a Villa Lascaris di Pianezza. Apre la mattinata una conferenza stampa di mons. Cesare Nosiglia, presidente della Conferenza Episcopale piemontese e Moderatore del Tribunale. Sarà poi don Ettore Signorile, vicario giudiziale del Tribunale a fare il punto sullo stato della giustizia nel 2016.
Mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, terrà un intervento su “Il Capitolo VIII di Amoris laetitia: accompagnare, discernere, integrare”. Chiude la mattinata la relazione del professor Manuel Jesus Arroba Conde, su “Alcuni snodi nell’applicazione del Midi: la fase previa alle cause, il Vescovo e il Tribunale, il ruolo del Vicario giudiziale e del Giudice istruttore, il munus degli avvocati ad un anno dalla riforma”. Arroba Conde è ordinario di diritto processuale canonico e Preside dell’Institutum, Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense. Referendario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e Consultatore della Congregazione del Culto Divino e dei Sacramenti e del Pontificio Consiglio dei Testi legislativi.
Anticipiamo alcuni stralci della lunga intervista pubblicata da La Voce e Il Tempo.
I matrimoni in chiesa sono sempre meno. È un trend inarrestabile?
La scelta di non sposarsi, pur andando a vivere insieme, è sempre più diffusa e radicata. Se continua il «trend» in atto il matrimonio diventerà una scelta d’élite e nel giro di dieci-quindici anni non si sposerà più nessuno. So che solleverò molte obiezioni, ma la mia personale opinione è che occorra porre fine in Italia ai matrimoni concordatari, che ancora presuppongono un «non possiamo non dirci cristiani», cioè una fede che non sempre c’è. Meglio sarebbe distinguere e riprecisare il ruolo e l’ambito sacramentale.
Di fronte ad un contesto privo o carente di valori religiosi e di fede va recuperato quanto Papa Francesco ha dichiarato chiedendo un rinnovato impegno nel rendere sempre più efficaci gli itinerari di preparazione al sacramento del matrimonio, per la crescita non solo umana, ma soprattutto della fede dei fidanzati» ribadendo la necessità di un «‘nuovo catecumenato’ come antidoto che impedisca il moltiplicarsi di celebrazioni matrimoniali nulle o inconsistenti» (Discorso alla Rota, gennaio 2017).
Cosa si può fare?
Con la testimonianza della bellezza del matrimonio e della famiglia. Chiederei ai fidanzati di rileggere parte dell’esortazione post-sinodale «Amoris Laetitia» per un cammino che li renda parte di questa Chiesa viva perché «con intima gioia e profonda consolazione la Chiesa guarda alle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre» (AL, 86).
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