Figli adottati e facebook: i rischi e le delusioni delle ricerche
La cultura della comunicazione facile, i socia network hanno generato nuovi problemi giuridici e apre a numerosi rischi. L'importanza di non lasciare soli i figli e di educarli ad un uso critico delle nuove tecnologie.
«Secondo voi quali informazioni vostro figlio vorrebbe ottenere sui propri genitori biologici?» Con questa domanda posta ai genitori di figli adottivi da Eileen Fursland, scrittrice e formatrice inglese, si è dato inizio ad un confronto e dibattito nell’ambito di «Faccia a faccia con Facebook, consigli di sopravvivenza per famiglie adottive» sabato 18 aprile aTorino presso il Centro Relazioni e Famiglie di via Bruino, dentro la cornice del convegno «Connessioni, leg@mi adottivi ai tempi di internet», promosso dall’Arai.
Sono molte le domande che hanno portato a numerosi spunti di riflessione e a cui la scrittrice dell’omonimo libro «Faccia a faccia con Facebook» ha cercato di dare una possibile chiave di lettura: Ho dei fratelli e delle sorelle, dove sono? Il mio genitore biologico, conosce il mio nome? Come stanno i miei genitori naturali, perché non hanno potuto tenermi? Come sta mia madre, perché non posso tornare nel mio paese di origine per avere notizie? A chi assomiglio? Sono interrogativi dolorosi, frutto di tormenti interiori a cui spesso i genitori adottivi non sanno o hanno timore di dare una risposta.
«È del tutto normale che col subentrare dell’età adolescenziale i bambini sviluppino una curiosità che li porta a voler indagare sul loro passato e a cercare delle conferme sulla loro adozione ̶ spiega Eileen Fursland ̶ e non bisogna averne paura, ma al contrario mantenere la calma e dimostrarsi il più possibile aperti al dialogo. Il fatto che i vostri figli vogliano avere notizie della propria famiglia di origine, non significa che non siano felici insieme a voi». L’ascolto, dunque, sta alla base del consolidamento del legame tra genitore e figlio e, sebbene non sia sempre facile, è importante cercare di mettere da parte i propri sentimenti per concentrarsi unicamente sui ragazzi, appoggiandoli in questa fase della loro vita molto delicata.
Parlare dell’adozione insieme ha un fortissimo valore, come il prendere atto che la famiglia di origine è importante per loro, anche quando non fanno domande sull’argomento. L’avvento della tecnologia ha rappresentato negli ultimi anni una combinazione di rischi e opportunità che hanno portato un’ulteriore complessa evoluzione: i social network hanno rivoluzionato la vita degli adolescenti, e dei giovani adottati in primis, che non esitano a fare riscorso a Facebook per cercare le loro radici. In molti casi questo desiderio così forte va di pari passo con quei momenti della loro vita in cui si sentono più confusi e in crisi e il ritrovamento dei propri familiari appare come l’unica vera risoluzione ai propri problemi e per questo motivo si fa ricorso al social network che viene individuato come lo strumento più semplice per avere risposte immediate. Il problema è che queste risposte a volte non ci sono e se invece arrivano sono prive di filtri e lasciano i ragazzi delusi e completamente impreparati. Le conseguenze di queste ricerche si ripercuotono anche sui genitori adottivi per i quali l’impatto emotivo è molto forte e che spesso non reagiscono bene, soprattutto nel caso in cui le ricerche e gli eventuali conseguenti incontri con la famiglia naturale siano avvenuti di nascosto. È anche per questo motivo che diventa indispensabile possedere più strumenti possibili per fronteggiare questo tipo di situazioni, seguendo una serie di accortezze, come l’attenzione all’utilizzo delle immagini personali in rete e la tutela dei propri dati.
Le informazioni che i ragazzi possono trovare on-line sono di varia natura e non sono prive di insidie: oltre al reperimento di immagini dei loro parenti e delle loro abitazioni, con l’impatto destabilizzante che ne può derivare, c’è la possibilità di incappare anche in persone prive di scrupoli che vogliono sfruttarli o agenzie che offrono servizi di ricerca della persona.
«L’Attività di prevenzione è fondamentale ̶ spiega Sandro De Vecchis, Commissario della Polizia Postale ed è una delle principali attività di cui si occupa la polizia postale, oltre al contrasto dei crimini informatici - Ci rechiamo nelle scuole e informiamo i ragazzi su tutti i rischi di internet, ma molto spesso riscontriamo che i genitori sono più ingenui dei loro figli su questi argomenti su cui non ci si può permettere di essere disinformati. La cultura informatica è fondamentale: parlate con i vostri figli, interagite con loro anche per ampliare le vostre competenze, valutate bene se permettergli di iscriversi a Facebook e ricordate che nel momento in cui mettete loro in mano uno smartphone, gli state dando il permesso di accedere a tutti i contenuti della rete e ai suoi pericoli incontrollabili».
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