Via Crucis, porta della Misericordia

Grande partecipazione di fedeli alla Via Crucis per le vie del centro storico, guidata nel Venerdì Santo dall'Arcivescovo Nosiglia. Un cammino sulle opere di misericordia dalla Porta Santa del Cottolengo a quella della Cattedrale. Gallery fotografica

Parole chiave: Cattedrale (6), Via Crucis (5), misericordia (105), Porta Santa (18), mons. Nosiglia (37), Venerdì Santo (5), Cottolengo (29)
Via Crucis, porta della Misericordia

«La croce come Porta Santa della Misericordia». È il senso del cammino che nella sera del Venerdì Santo, il 25 marzo, la comunità diocesana, con grande partecipazione di fedeli, ha percorso per le vie del centro storico attraverso la tradizionale Via Crucis cittadina guidata dall’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia.

Un cammino dalla Porta Santa aperta al Cottolengo, presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza, alla Porta Santa della Cattedrale passando per le opere della misericordia che quotidianamente proprio in centro città, come in tutta la diocesi, vengono promosse dai diversi servizi della carità come i centri d’ascolto, le mense diurne e serali, l’accoglienza ai senza fissa dimora e a chi bussa alle porte delle parrocchie e comunità, la visita e il sostegno agli ammalati e ai propri familiari.

Sette stazioni della Via della Croce, una per ogni opera della misericordia, accompagnate dalla testimonianza concreta dei volontari che cercano di farsi prossimi, condividere e farsi carico delle sofferenze e fragilità dei propri fratelli, portando insieme a loro la croce, per essere dunque «misericordiosi come il Padre». Accanto a loro anche l’esperienza di un confessore del Santuario della Consolata impegnato nel proprio ministero «ad accompagnare le persone a rialzarsi, a non fermarsi alla caduta, perché sempre accolte dalla misericordia di Dio».

Mons. Nosiglia, commentando le sette parole che Gesù pronuncia sulla croce prima di spirare, ha invitato l’assemblea «ad accogliere il senso profondo della Pasqua, a non cedere mai allo scoraggiamento e alla paura», perché, proprio in un periodo di incertezza per le recenti stragi del terrorismo, in un tempo in cui il persistere della crisi economica lascia nella precarietà giovani e famiglie, «abbiamo la certezza che il Signore trasforma la morte in vita, il male in bene, raccogliendo tutte le nostre speranze».

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