Una prima ricca giornata dell'assemblea diocesana dedicata ai giovani

All'Auditorium del Santo Volto si è svolta la prima parte, con il confronto per aree tematiche, l'Assemblea diocesana, che proseguirà il 9 giugno, dalle 19 alle 22.30 con il dibattito in assemblea e le conclusioni dell'Arcivescovo.

Tutti i documenti e gli approfondimenti sul sito della diocesi 

 e ll racconto della giornata il video dell'Assemblea al Santo Volto (27 maggio 2017)

Parole chiave: chiesa (665), diocesi (138), torino (730)
i tavoli di lavoro dell'assemblea diocesana
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La Cronaca della giornata

Torino – Uno «spettacolo di giovani» come forse la Chiesa torinese non aveva mai visto. I giovani, infatti, non sono stati l’«oggetto» dei lavori dell’assemblea, ma in ogni senso i protagonisti. L’appuntamento che conclude l’anno pastorale è di solito occasione di bilancio e programmazione, vi si affrontano i temi che coinvolgono il «governo» della diocesi. Ma quest’anno la scelta dell’arcivescovo Nosiglia è stata di puntare tutto sui giovani, affidando a loro, tramite l’Ufficio guidato da don Luca Ramello, la «regia» delle due giornate di convegno (il prossimo appuntamento è per il pomeriggio del 9 giugno). All’invito della diocesi hanno risposto in 800, poi si sono dovute chiudere le iscrizioni… Fra questi non solo i giovani delle parrocchie, delle Unità pastorali, delle associazioni ma anche i loro coetanei di altre confessioni religiose, cristiane e no. E insieme a loro, naturalmente, i sacerdoti, diaconi, religiose e religiose e i laici delle comunità parrocchiali.

«Con il tuo sguardo» è il titolo dato all’incontro: «Vogliamo assumere come Chiesa di Torino – ha detto Nosiglia - uno sguardo di amore e di amicizia nei confronti di tutti i giovani del nostro territorio e insieme a loro vogliamo lasciarci guardare da Gesù’,dal suo sguardo di amore con cui egli ha amato il giovane ricco e il discepolo amato Giovanni, nel suo incontro con loro. Tutti insieme sperimentiamo il nostro ‘fare Sinodo’ per camminare insieme, come ci ha invitato papa Francesco». La scelta di incentrare L’assemblea diocesana sulla realtà dei giovani è un modo evidente e forte di collegarsi al cammino della Chiesa universale verso il Sinodo dei giovani.

Don Luca Ramello, responsabile della pastorale giovanile diocesana  ha presentato lo stile dei lavori di gruppo: “il tuo sguardo” e' quello di Gesù Cristo, che orienta la nostra intera vita e a cui vogliamo adeguare il nostro cammino di persona e di comunità. L'assemblea diocesana si presenta come un “esercizio di futuro”, volontà di speranza per cambiare il mondo.

L'Intervista

Parla mons. Cesare Nosiglia spiega il significato di questo appuntamento nel percorso che la Chiesa universale sta affrontando e le ‘sfide’ torinesi che ruotano attorno al tema dei giovani.

Perché una assemblea diocesana «dei giovani»?

Le assemblee diocesane che ogni anno scandiscono il cammino pastorale della Diocesi sono uno dei momenti più importanti della nostra vita ecclesiale, l’occasione unica in cui tutti - dal vescovo, ai presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, famiglie e laici, parrocchie e associazioni e movimenti - sono convocati insieme per «fare una esperienza sinodale» ricca di fraternità, mutuo ascolto e programmazione. Il tema dei giovani è stato oggetto di un cammino di cinque anni, dal Sinodo fino ad oggi, che ha permesso una riflessione e una serie di orientamenti pastorali per gestire con i giovani la loro vita cristiana, ecclesiale e sociale. Ora è il momento di fare sintesi e di definire insieme un progetto diocesano di pastorale giovanile, concreto e condiviso.

Che cosa si attende da questa assemblea?

Il Papa due anni fa nella sua visita a Torino ci ha ricordato che la separatezza tra mondo adulto e mondo giovanile si aggrava di anno in anno, anche sul piano sociale non solo religioso; dunque è necessario trovare vie di maggiore ascolto reciproco, dialogo e condivisione. Una dimensione esistenziale che veda le diverse generazioni incontrarsi e decidere i passi da fare per operare insieme in tutti i campi che riguardano la vita dei giovani, il loro presente e soprattutto il loro futuro. Tocca agli educatori - dalle famiglie, ai sacerdoti e membri della comunità cristiana, docenti… assumere atteggiamenti meno paternalistici di disagio o rifiuto delle scelte proprie dei giovani di oggi; e ai giovani tocca di rendersi responsabili e protagonisti attivi della loro vita riconoscendo che «il mondo non inizia da loro» ma che i valori ricevuti e testimoniati dai loro anziani e adulti sono un volano positivo per guardare avanti con speranza e coraggio nell’affrontare i problemi e le aspettative che hanno nel cuore.

A chi chiede di partecipare?

L’assemblea è aperta a tutti, perché la Chiesa di Torino siamo tutti noi e non c’è nessun criterio di esclusione! Questa del 2017 si rivolge in particolare ai giovani over 18, ai loro educatori nei vari ambienti di vita, di studio, di lavoro e di tempo libero. Abbiamo invitato anche giovani delle comunità etniche cattoliche, cristiane e non presenti nel nostro territorio perché credo che il tema interessi e coinvolga molto anche tutte le realtà religiose e civili della nostra società. Per favorire al massimo il coinvolgimento diretto dei partecipanti abbiamo limitato gli interventi «frontali» - le cosiddette relazioni che caratterizzano le assemblee di ogni tipo. Vogliamo invece privilegiare l’incontro, l’ascolto e il dialogo reciproco tra i partecipanti. Per questo il metodo scelto dei tavoli di 13 persone circa (tra cui un facilitatore che ha il compito di animazione) e di un tempo prolungato per i lavori di gruppo, permetterà uno scambio proficuo tra persone di diversa età, provenienza e servizio. Inoltre chiediamo alle comunità di attrezzarsi per seguire dal vivo l’assemblea e attivare gruppi di ascolto che potranno approfondire le stesse tematiche e inviare i loro risultati diventando così partecipi dell’evento. Le nuove tecnologie ci mettono a disposizione varie modalità di partecipazione virtuale e indiretta, che vorremmo incoraggiare.

Quali sono i problemi ma anche le positività che i giovani offrono alle nostre comunità?

Più che problemi i giovani interpellano le nostre comunità sul piano della coerenza evangelica, del coraggio di tentare vie nuove di evangelizzazione e di promozione umana e sociale superando la staticità del «si è sempre fatto così». Desiderano una Chiesa meno strutturata, ingessata e impositiva e più creativa e aperta al cambiamento e al confronto a tutto campo. Piace ai giovani l’immagine di papa Francesco: «desidero una Chiesa sporca e infangata perché si è impastata con la realtà della vita di ogni giorno, più che una Chiesa linda e pulita che attende le persone e non le va a cercare dove esse vivono, soffrono, lavorano, combattono contro ingiustizie e povertà». Insomma una Chiesa in uscita che non si chiude dentro i suoi problemi e le sue preoccupazioni religiose, ma partecipa attivamente andando anche controcorrente nelle situazioni di vita meno fortunate e «scartate». Dobbiamo chiederci cosa significa in concreto questo in rapporto ad esempio agli Oratori, al catechismo di iniziazione, alla liturgia e all’uso delle strutture stesse…

I sacerdoti giovani sono sempre meno e tanti hanno anche più parrocchie da seguire. Questo fatto incide nella partecipazione dei giovani alla vita della Chiesa?

Certamente. La carenza di vocazioni rappresenta la sfida più preoccupante della nostra Chiesa per cui giustamente il Papa ha voluto che il prossimo Sinodo mondiale dei vescovi  sia svolto sul tema dei giovani e tenga conto di questo discorso vocazionale come portante e decisivo per il domani della Chiesa. Ma le vocazioni e la partecipazione dei giovani alla vita della comunità dipendono anche da altri fattori che interpellano la nostra azione pastorale. A volte c’è ancora l’idea che siano le strutture o le attività un po’ «mondane» come cene e feste ad attirare i giovani. Questo è un abbaglio dei più grandi che non ha mai portato niente di buono ma solo un appiattimento della formazione cristiana che scimmiotta il consumismo e il chiasso proprio della società odierna. I giovani sentono forte il desiderio di luoghi e momenti alternativi che permettano loro di sperimentare l’incontro personale e comunitario con il Signore nella preghiera e nell’accoglienza della Parola di Dio, nel silenzio e nella fraterna amicizia fondata su relazioni sincere e coinvolgenti. Occorre avere il coraggio di puntare a proposte forti e ricche di contenuto spirituale che possono sembrare impopolari presso i giovani ma che in realtà, proprio perché diverse, attirano il loro animo e risultano alla lunga vincenti. Ho vissuto, e fortemente condiviso, la scelta di san Giovanni Paolo II quando si sono avviate le Giornate mondiali della gioventù: mettere al centro la Croce per indicare ai giovani una via alternativa e impegnativa, ma centrale nella fede cristiana perché è quella dell’Amore più grande che abbiamo ricevuto dal Signore e che siamo chiamati a vivere come suoi discepoli - missionari. E questa scelta è stata compresa ed apprezzata dai giovani. Perché non ci si nasconde dietro la Croce ma, in più di un senso, portandola e camminando dietro ad essa, si conosce meglio se stessi e la speranza che si vuole proporre al mondo.

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