Perché cercate tra i morti Colui che vivo? Non è qui, è risuscitato!

L'Omelia dell'Arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia in Duomo nella notte della Pasqua di Resurrezione

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Perché cercate tra i morti Colui che vivo? Non è qui, è risuscitato!

«Sorpresa, meraviglia, sconcerto, ed anche un po’ di incredulità, accompagnano l’evento della risurrezione di Cristo da morte. I suoi discepoli, a cui pure aveva preannunziato che sarebbe stato condannato ed ucciso e il terzo giorno sarebbe risorto, stentano a credere in un fatto unico ed irripetibile per la storia degli uomini. Ricevono dalle donne l’annuncio della risurrezione e pensano sia un vaneggiamento e non prestano fede alle loro parole. Poi corrono al sepolcro per vedere: lo trovano vuoto, si sorprendono e non sanno cosa pensare dell’accaduto.La fede nella risurrezione è stata dunque difficile anche per i primi testimoni. Forse perché si ostinavano a cercare tra le cose morte, Lui che era vivo per sempre.Quante persone, anche oggi, credenti e non, cercano il senso della propria vita, l’amore vero e bello, la gioia e la felicità, la pace e la giustizia tra le cose umane, che sono deboli, parziali e al primo soffio di difficoltà o di delusione muoiono nel cuore e portano solo sofferenza e tristezza!Cristo non fa parte delle cose che passano e che cerchiamo di costruire con le nostre forze.

Cristo appartiene alle realtà che restano per sempre e che niente può rovinare o distruggere. Credere, sperare e vivere in lui risorto significa dunque fondare la nostra esistenza su una realtà perenne di gioia e di amore che niente e nessuno  potrà mai toglierci. In Cristo risorto non ci sono cose che passano, esperienze vane, speranze deluse, gioia effimera di un momento: in lui c’è solo la pienezza della felicità, la stabilità dell’amore, la definitività della vita.In questa notte santa chiedo al Signore di far risuonare nel nostro cuore questa certezza di fede. Perché cercate tra i morti Colui che vivo? Non è qui, è risuscitato!

Vorrei che questo annuncio di risurrezione risuonasse nel cuore di tante famiglie unite nella fede per confermare il loro amore; nel cuore di tanti coniugi delusi e scoraggiati, divisi o lontani gli uni dagli altri, anche se vivono insieme; nel cuore delle persone in crisi di fedeltà o con esperienze chiuse per sempre dentro scelte definitive di rottura del loro patto d’amore; nel cuore di tanti giovani alla ricerca di un senso della vita per il loro oggi e il loro domani, laboriosi ed impegnati nello studio, nel lavoro, nel servizio generoso verso gli altri, ma anche nel cuore di tanti loro coetanei protesi a gustare la felicità nelle cose della terra, nel divertimento e nell’illusione di trovare serenità nei vari paradisi artificiali offerti dalla nostra società; in coloro che hanno timore di impegnarsi in un rapporto serio e responsabile per formare una vera famiglia stabile e unita, in chi è deluso e scoraggiato, perché non trova lavoro o sbocco concreto ai suoi sogni e ai suoi ideali familiari o sociali; in chi si è allontanato dalla Chiesa e ritiene di non aver più nulla a che fare con il suo messaggio e la sua vita, in chi non crede più nella possibilità di un mondo nuovo e diverso.Perché non sperare che in Cristo risorto le cose umane morte e sepolte possono rinascere e le tombe piene di desideri e sogni inevasi possano ripopolarsi di progetti concreti, realizzabili e possibili?

Vorrei che questo annuncio pasquale di risurrezione  giungesse anche al cuore di tanti anziani e sofferenti che, dopo una vita carica di affetti e di lavoro, sentono oggi il peso della solitudine e dell’abbandono, pensano di essere inutili alla società, di peso per i propri cari, votati alla morte e non alla vita.Perché continuare a cercare un senso anche al proprio soffrire e all’età, che inesorabilmente avanza, tra le cose morte del passato e non guardare avanti con speranza verso il futuro di gloria che Cristo risorto riserva a chi crede e spera in lui?

A loro dico di mantenere ferma la fede e la speranza nel Signore che amano e che rappresenta la roccia su cui appoggiarsi per dare senso alla loro vita di oggi e di domani.

Infine, vorrei che questo annuncio raggiungesse le nostre comunità cristiane che in questa notte celebrano con gioia la Pasqua del Signore e ne accolgono con fede l’evento di salvezza. Perché non credere che, malgrado le apparenze contrarie, il Signore compie la sua Pasqua ogni giorno ed è lì pronto a vincere le nostre stanchezze e paure e a darci prova che il suo amore è più forte di ogni avversità e aridità che incontriamo nella nostra azione pastorale?

Lui opera e salva il mondo anche oggi, questo mondo perverso, dove i segni di morte sono prevalenti su quelli di vita; dove la fede sembra arretrare di fronte all’attacco convergente di tanti fattori che ne minano alle radici la consistenza nelle famiglie e nel cuore di tanti; dove l’uomo sembra sempre più un lupo solitario che difende il suo territorio contro gli altri con la violenza, il terrorismo e la guerra fratricida.

Sì, la luce di Cristo risorto, che ha brillato questa sera nelle tenebre, continua ad accendersi e ad indicare la direzione giusta del cammino da compiere insieme per credere, sperare e operare per una vita comune costruita, anche se con fatica, sulla forza del perdono e della giustizia e della pace, nella certezza che su di Lui e con Lui è possibile vincere ogni male e avversità e dare vita a una esistenza e a un mondo nuovo.

In questa notte santa risuoni nel cuore di ciascuno la certezza che l'Amore di Cristo risorto scaccia ogni paura e apre orizzonti di pace. Appoggiando su di Lui il nostro futuro e non perdendo mai la fiducia in Lui anche nei momenti difficili, la sua Pasqua compirà cose meravigliose, aprirà sentieri nuovi di dialogo e di incontro tra gli uomini di buona volontà per vincere ogni tentazione di potere sugli altri, di violenza  e di guerra e morte.

Corriamo dunque anche noi al sepolcro come l’apostolo Pietro, per vedere e credere, perché nulla è più come prima dopo la risurrezione di Cristo e tutto diventa possibile, anche ciò che umanamente sembra impossibile a realizzarsi. Se Lui infatti ha vinto la morte per sempre, vincerà anche tutte le nostre morti quotidiane e ci darà la forza della vittoria pasquale da vivere ogni giorno ed in ogni momento.

Saluto infine con gioia i catecumeni, che riceveranno tra poco il battesimo e che ci ricordano, con la loro presenza, l’amore di Cristo che chiama a conversione sempre nuovi membri nella sua Chiesa. Per questo la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, nella notte pasquale, assume un significato forte e pregnante per tutta la Chiesa, che ne viene investita, quasi si rinnovasse per lei la grazia dell’unione feconda con Cristo, suo sposo e Signore, che l’ha amata ed unita a sé mediante il suo sangue, rendendola tutta santa ed immacolata al suo cospetto nella carità. Viviamo allora con profonda letizia e gioia questo momento decisivo per la vostra vita, cari amici, sentendolo parte integrante della nostra fede comune, che tutti ci unisce in Cristo e ci fa una cosa sola.

Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza canta la Chiesa in questa notte. Sempre possiamo attingere alla fonte battesimale, al dono dello Spirito e al corpo del Signore per vivere con gioia la nostra perenne Pasqua quotidiana, il nostro passaggio dal peccato alla grazia e la speranza di poter godere della pienezza della vita divina, che ci è stata data oggi e sempre. Cantiamo dunque inni al Signore, perché ha fatto per noi cose meravigliose, opere grandi, e questo sia noto a tutti mediante la nostra gioiosa testimonianza.

*Arcivescovo di Torino

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