Mons. Cesare Nosiglia: "Pasqua, Cristo è risorto, è davvero risorto"
Il messaggio alla comunità cristiana e a tutti gli uomini e le donne della città dell'Arcivescovo di Torino

A Pasqua risuona potente l’annuncio della fede su cui si fonda la speranza di ogni uomo, la vittoria sulla morte, l’ultimo nemico che appare invincibile. Cristo l’ha vinta non solo per se stesso, ma per tutti, come ben sottolinea la liturgia: «Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ma ora vivo trionfa».
La morte e la vita continuano a duellare nella storia degli uomini e agli occhi di chi ne subisce le conseguenze sembra che la morte abbia quasi sempre il sopravvento. Fatti di cronaca di ogni giorno ce lo dimostrano, gettando nel nostro animo un’ombra di tristezza e di impotenza. L’uomo, creato da Dio per amare e gioire, si lascia sottomettere al peccato di avidità, di orgoglio, di violenza e semina attorno a sé lutti e sofferenze. Ma questa è solo una lettura parziale e non piena della realtà che ci circonda. Ad uno sguardo più attento e carico di fede possiamo scorgere i segni di vita e di risurrezione che la Pasqua del Signore continua a immettere nella storia delle persone e dei popoli.
C’è un esercito di uomini di buona volontà, che lotta per la vita degli altri, soprattutto di coloro che, a causa di malattie, miserie morali e fisiche, ingiustizie, violenze subite, sembrano tagliati fuori e destinati a raccogliere solo le briciole della vita. Questi fratelli e sorelle annunciano la Pasqua ogni giorno e la testimoniano mostrando che il male non è più forte del bene e che l’amore vince la dura battaglia della vita sulla morte.
L’apostolo Paolo, parlando della Pasqua ai suoi cristiani di Corinto, li invita a togliere dal loro cuore il lievito vecchio per essere pasta nuova. Il lievito vecchio è il peccato, che impedisce di credere nella forza della fede e dell’amore che la Pasqua ci dona; è lo scoraggiamento che ci fa tirare avanti una vita cristiana tiepida e rassegnata, senza entusiasmo e senza generosità; è l’impotenza che blocca di fronte al fallimento di un patto d’amore ritenuto ormai spento, di una vocazione sacerdotale o religiosa vissuta senza entusiasmo, di un’amicizia entrata in crisi e considerata perduta; è la sfiducia di credere comunque nell’amore di Dio quando subentra nella vita qualche prova e sofferenza dura da affrontare per sé o per i propri cari; è la delusione che intristisce il cuore davanti a tentativi falliti di scelte oneste e controcorrente nel proprio ambiente di vita o di lavoro; è l’incapacità di perdonare chi ci ha offeso profondamente negli affetti o nei rapporti familiari o comunitari; è l’indifferenza verso chi soffre o è nel bisogno.
Il lievito pasquale è l’amore di Cristo, che vince l’odio e la violenza; è la forza del suo perdono; è la lotta contro ogni forma di peccato e di morte spirituale e morale; è la certezza che il bene alla lunga produrrà frutto per sé e per gli altri; è il sacrificio assunto con responsabilità, in famiglia come nella vita professionale e sociale; è la fedeltà e la perseveranza nel matrimonio; è il dono di se stessi nella scelta della vocazione sacerdotale, religiosa, missionaria. Con la fede in Cristo risorto tutto è possibile, tutto può ricominciare e niente appare perduto, perché la potenza della vita divina ci investe nell’animo e la speranza rinasce nei cuori.
Un augurio speciale lo rivolgo ai tanti sacerdoti che il Giovedì Santo ricordano il loro anniversario di Messa dai 25 anni fino ai 75. Desidero anche ricordare S. Ecc. Mons Gabriele Mana Vescovo di Biella per i 50 anni della sua ordinazione e, con viva riconoscenza e amicizia, il Cardinale Severino Poletto per i 60 anni di ordinazione sacerdotale.
La nostra gioia quest’anno si arricchisce anche del fatto che anche le Chiese dei nostri fratelli e sorelle delle Chiese ortodosse celebrano la Pasqua nella stessa data della Chiesa Cattolica. Ci uniamo dunque tutti insieme nel proclamare con gioia la comune professione di fede: Cristo è risorto. Sì, è veramente Risorto.
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