Mons. Adolfo Barberis innamorato e studioso della Sindone, 50° della morte

Giovedì 4 maggio 2017 alle 18 in Cattedrale don Roberto Gottardo, presidente della Commissione diocesana Sindone, ha celebrato la Messa nella festa liturgica della Sindone, istituita nel 1506 da Papa Giulio II

Parole chiave: sindone (73), barberis (3), anniversario (18)
Mons. Adolfo Barberis innamorato e studioso della Sindone, 50° della morte

La ricorrenza si arricchisce del ricordo del venerabile Adolfo Barberis nel 110° dell’ordinazione sacerdotale (1907-29 Giugno-2017) e del 50° della morte (1967-25 settembre-2017). Lo ha ricordato mons. Giuseppe Ghiberti, presidente onorario della Commissione diocesana Sindone. Prete geniale ed eclettico, Adolfo Barberis (1884-1967), segretario del cardinale arcivescovo di Torino Agostino Richelmy, artista e architetto, tra i promotori dell’Opera Pellegrinaggi, fondatore delle suore del Famulato cristiano, innamorato e studioso della Sindone.

 

Adolfo Barberis nasce il 1° giugno 1884. Nel maggio-ottobre 1898 si svolge l’Esposizione generale italiana e l’Esposizione di arte sacra. Il 20 maggio 1897 muore l’arcivescovo Davide Riccardi e il 26 luglio 1897 gli succede Agostino Richelmy che celebra gli eventi ricevuti in eredità dal predecessore: il terzo Congresso mariano nazionale nella chiesa-santuario Sacro Cuore di Maria (4-8 settembre); l’Esposizione di arte sacra antica e moderna, Missioni, Opere cattoliche, Musica sacra, Conferenze al Valentino (aprile-ottobre); l’ostensione della Sindone (25 maggio-2 giugno 1898) solennizza il matrimonio dei principi Vittorio Emanuele III ed Elena Petrovich Niegos di Montenegro ed entra nella storia per le prime fotografie di Secondo Pia. Tra gli 800 mila pellegrini c’è il 14enne Adolfo Barberis.                                                                                                                                             

Divenuto nel 1906 segretario di Richelmy e sacerdote nel 1907, don Berberis riceve dall’arcivescovo la delega per quanto riguarda la Sindone. Incarico particolarmente delicato è trovare un luogo sicuro dove ripararla nel primo conflitto mondiale (1914-1918). Per espressa volontà di Vittorio Emanuele III la Sindone non lascia Palazzo Reale ma trova rifugio al secondo piano interrato. 

L’ostensione 3-24 maggio 1931 avviene per il matrimonio tra Umberto II di Savoia e Maria José di Brabante. Don Barberis è presente ad alcuni eventi, come le riprese fotografiche di Giuseppe Enrie, quando rimane a lungo in preghiera. Pensa di esaminare il retro coperto dal telo d’Olanda, e ne avanza richiesta all’arcivescovo Maurilio Fossati, ma la proposta non ha seguito. Scrive in terza persona: «Nell’ostensione 1931 fu quasi automaticamente introdotto nel piccolo gruppo di studiosi della Sindone che ebbero la ventura di averla tra le mani durante la notte. Fu l’unico a pensare di rilevare le misure delle divine impronte. Scrisse la guida popolare per i visitatori e tenne trenta conferenze a vari ceti di uditori, numerose meditazioni e spiegazioni in Cattedrale, notevole l’ultima notte di adorazione e l’ultimo saluto prima della reposizione».   

                                                                                                                         

Nella Confraternita del Sudario prendono corpo i «Cultores Sacrae Sindonis» e il 25 giugno 1935 si riuniscono «le personalità dedite a questi studi»: mons. Luigi Benna, can. Adolfo Barberis, don Alberto Caviglia, don Antonio Tonelli, don Antonio Cojazzi, don Giuseppe Angrisani – futuro vescovo di Casale Monferrato -, avv. Felice Masera, conte Carlo Lovera di Castiglione. Il 12 maggio 1938, a seguito di una discussione sollecitata da una lettera dello studioso ceco Rudolph Hynek, si propone un congresso nazionale per fare il punto sugli studi. Don Barberis interviene al primo congresso nazionale di sindonologia svolto a Torino nel maggio 1939 con la relazione «Le altre Sindoni».                                                                                        

Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945) la reliquia è riparata in segreto per sette anni nel santuario di Montevergine (Avellino). Al ritorno a Torino, il canonico è tra coloro che la accolgono a Porta Nuova. Si impegna nell’organizzare il primo convegno internazionale del 1950 (1°-4 maggio a Roma, 5-6 maggio a Torino) e tiene la relazione «La devozione al Volto Santo nella storia». Nel 1959 nasce il «Centro internazionale di sindonologia» in sostituzione dei «Cultores»: anche qui Barberis gioca un ruolo decisivo, come avviene nel rinnovamento del Museo della Sindone. Partecipa alla fondazione della rivista «Sindon». Importantissimo è il suo contributo alla divulgazione con un’esposizione piana, lineare, essenziale, accattivante. Nella guida «Come si guarda la Sindone» suggerisce:                                                                                                                                                                               

 «Consigli tecnici - Per non poi rimpiangere di non aver guardato bene ci si proponga di guardare: 1) La tela: colore e grana del tessuto; 2) La figura: se ne osservi il colore generale e il colore delle singole parti, specialmente sul volto, entro la piega del gomito sinistro, sul polso, sui piedi. Guardate a lungo i negativi fotografici di persone conosciute: se non vi esercvieteret così, non riuscirete a indovinare quasi nulla. Comincerete a discernere la figura di un corpo umano; poi ne cercherete il contorno del capo, con la massa dei capelli schiacciata contro il volto. Sulla fronte distinguerete una grossa macchia che sembra colare giù. Nella parte posteriore del capo noterete le macchie fitte e più scure che girano attorno alla nuca. Sul dorso troverete tante macchiette brune: fitte sulle spalle, vanno diradandosi scendendo verso la piega del ginocchio. Una gamba è meno impressionata dell’altra, i piedi sono slogati. L’immagine è quella di un uomo che ha ricevuto tali ferite quali si leggono solamente di Cristo. Ferite alla fronte e alla nuca, prodotte dal cerchio di spine. Gonfiori al volto causati dalle percosse. Ferita grossa al fianco destro, quello della lancia. Ferite al pugnetto, non nel palmo della mano.

«Consigli ascetici – Sarebbe ben poca cosa guardarla con occhio di critico o con la curiosità con cui si visita un museo che desta curiosità ma lascia indifferente il cuore. La Sindone, dopo l’Eucaristia, è il documento più prezioso della passione. Anzi sotto l’aspetto sensibile è il monumento più impressionante».                                                                                                                                  

Dopo aver accolto la Sindone nel 1946, scrive alle suore: «Alla stazione fui così privilegiato da prendere sulle spalle la cassa che conteneva la reliquia e portarla dal treno all’automobile dell’arcivescovo assieme a tre amici. Mi si rinnovò più intensa l’emozione provata quando nel 1915 la portai via dalla Cappella per metterla al sicuro dai pericoli. Vi ebbi tutte presenti in quei momenti preziosi e, come immaginavo me al posto di Nicodemo e degli altri che portavano Gesù al sepolcro, così pensavo a voi come alle pie donne. Sapete quanto amo la Sindone. Vogliatele bene anche voi e abbiatele grande devozione».                                                                                              

Tutti i diritti riservati

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo