Chicco di Senape e l'annuncio nella città secolare

Sabato 21 ottobre nel Salone della parrocchia torinese di Santa Rita si è tenuto il convegno. Intervista al prof. Riccardo Saccenti

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Chicco di Senape e l'annuncio nella città secolare

“Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo … Nuove culture continuano a generarsi in queste enormi geografie umane dove il cristiano non suole più essere promotore o generatore di senso, ma riceve da esse altri linguaggi, simboli, messaggi e paradigmi che offrono nuovi orientamenti di vita, spesso in contrasto con il Vangelo di Gesù. Una cultura inedita palpita e si progetta nella città. … La Chiesa è chiamata a porsi al servizio di un dialogo difficile” (EG 71-74).

È sulla direttrice di questi spunti colti nell’Evangelii gaudium che si pone il prossimo convegno organizzato da chiccodisenape il 21 ottobre nel salone di S. Rita: “Come il Padre ha mandato me così io mando voi”. Annunciare il Vangelo nella città secolare".

Quando si parla di città oggi bisogna intendere le città che stanno diventando metropolitane e sono ormai il cuore della vita delle nostre società, in tutto il mondo. Le trasformazioni di una città come Torino e i suoi influssi sull’intera “metropoli” sono state il punto di partenza seminariale da cui è iniziata la ricerca che si conclude con questo convegno; il tragitto è stato poi arricchito dai due intensi contributi successivi di Stella Morra e Gilles Routhier. Seminario e riflessioni si possono trovare sul sito https://chiccodisenape.wordpress.com/. Un incontro con Pino Ruggieri il 17 novembre, a partire dal suo recente volume Chiesa sinodale, concluderà questo percorso, di cui si prevede la pubblicazione degli atti.

Il convegno del 21 ottobre si articola su tre contributi, con relativi spazi di dibattito e di confronto. Il primo è di taglio storico. Riccardo Saccenti cercherà di ricostruire le vicende del laicato cattolico italiano dalla fine della seconda guerra mondiale in poi. Seguiranno due contributi teologici: Serena Noceti svilupperà un tema tipico dell’Evangelii gaudium: Uomini e donne soggetti dell’evangelizzazione. Dario Vitali farà il punto su un tema importante ma che resta ancora molto indeterminato: Dove vanno i ministeri?

Lo scopo del convegno  si concentra sul ruolo dei laici, che in quanto battezzati sono chiamati secondo l’EG a diventare discepolimissionari. Sta proprio avvenendo così oppure è un programma lasciato alle belle pagine dell’esortazione papale? Coloro che si sentono toccati e chiamati da questo appello potranno trovare nel convegno spunti e proposte, e incominciare a condividerle con altri.  

Riccardo Saccenti ha studiato all’Università di Pisa, dove ha conseguito anche il dottorato di ricerca, e presso le Università di Nancy e Notre-Dame nello Stato dell’Indiana negli Stati Uniti. Dal 2008 è ricercatore presso la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna. Lo abbiamo incontrato in occasione del convegno di Chicco di Senape «Annunciare il Vangelo nella città secolare» in programma sabato 21 ottobre nel salone parrocchiale di Santa Rita in cui interverrà con la relazione sul tema «Laici nella Chiesa cosa è capitato dagli anni Cinquanta ad oggi».

 

Laicato cattolico e chiesa oggi, il magistero di Francesco cosa ci indica in proposito?

La questione del ruolo dei laici torna a suscitare interesse e si inquadra in un momento storico nel quale la Chiesa si interroga sul suo rapporto con il mondo e con le sue forme. Il magistero del Vescovo di Roma al riguardo ha certamente un ruolo di indirizzo essenziale: tutti i documenti e gli atti maggiori del pontificato comprendono un ripensamento profondo della questione che tuttavia viene colta con un taglio specifico. Francesco tende ad usare raramente la dialettica terminologica fra chierici e laici, preferendo invece parlare di popolo e pastori. Si tratta di un linguaggio che rivela una sensibilità ecclesiologica che valorizza la categoria teologica di «popolo di Dio» che il Vaticano II aveva riscoperto e che rilegge il ruolo dei laici andando al di là di una definizione «in negativo». Il laico non è cioè soltanto colui che non ha un ministero ordinato. Allo stesso modo il magistero di Francesco non riduce il ruolo dei laici a quello di essere «mediatori» della fede rispetto al mondo. Tutta la Chiesa, come popolo, è impegnata nell’annuncio del Vangelo agli uomini e a differenziarsi sono i carismi interni alla chiesa e il servizio che ciascuno offre. La dialettica fra popolo e pastore, che ha chiare radici evangeliche e richiama tradizioni antiche (con padri nobili come Cipriano o Ambrogio), rappresenta un punto di vista prezioso per dare ai cristiani e alla Chiesa la capacità di essere nella storia in questo nostro tempo.

La storia del laicato cattolico nell'ambito della storia della Chiesa è molto  articolata e soprattutto misconosciuta…

La storia dei «laici» rappresenta un tratto essenziale della storia della Chiesa cattolica. Al di là delle radici medievali e di lungo periodo e dell’affermarsi di un modello «tridentino» di distinzione netta fra clero e laicato, quest’ultimo ha espresso le capacità e i limiti della Chiesa nel suo rapporto con le diverse stagioni storiche della modernità e della contemporaneità. Già nel XIX secolo sono i laici a cogliere tutta la portata dei mutamenti politici, culturali, sociali ed economici che attraversano le strutture e le comunità umane e che dunque entrano anche nel corpo vivo della chiesa. La nascita delle diverse associazioni laicali, a partire dall’Azione Cattolica (1867) si colloca dentro questo quadro, nel quale esprime certamente una reazione critica e antagonista rispetto ai processi di secolarizzazione e laicizzazione, ma diventa anche il terreno di un confronto con quei processi che nel lungo periodo permette alla Chiesa di maturare, in alcune stagioni, gli strumenti per leggere in profondità la storia e cogliere i segni dei tempi. Il laicato cattolico ha così un ruolo essenziale sia sul piano della vita sociale e politica sia su quello ecclesiale, dove arriva, ad esempio, a fare da eco all’esigenza di una maturità spirituale e religiosa alla quale cerca di dare risposta il Concilio con la riforma liturgica o con le prese di posizione riguardo alla centralità della Scrittura nella vita di tutta la Chiesa.

Ministero ordinato e laicato, chierici e laici, un rapporto non sempre facile, nelle strutture e negli indirizzi teologico-pastorali.

Il rapporto fra chierici e laici tende ad essere inteso e colto, ancora oggi, in termini «tridentini». In un certo senso ancora il Vaticano II riflette questo schema, che pone la questione principalmente sul piano della struttura della Chiesa cercando di delimitare in modo netto competenze e poteri all’interno della chiesa. Si tratta di un approccio che si preoccupa della struttura ecclesiale, là dove, di fronte al contesto storico attuale nel quale la Chiesa è chiamata a rinnovare l’annuncio del Vangelo, si pone l’esigenza di un pensare teologico anche riguardo al modo in cui la comunità cristiana si organizza al proprio interno ed esercita i suoi molteplici carisimi. Ridurre il problema a una ridefinizione dei «poteri» interni alla Chiesa significa rimanere dentro una giuridicizzazione della vita cristiana che prescinde dal rapporto con la storia che è decisivo perché è solo attraverso di esso che la chiesa vive come portatrice di una Parola di salvezza che parla a ogni donna e uomo. Serve andare al cuore teologico del problema che si riassume nella domanda: come possiamo essere cristiani oggi?

Animazione ad extra, Chiesa in uscita, ma anche ruolo ad intra, quali prospettive?

La categoria del «popolo di Dio», che il Concilio ha riproposto come immagine della Chiesa, apre la possibilità di andare al di là dei limiti di un approccio che rischia di preservare la struttura a danno del cuore della missione della chiesa: l’annuncio del kerygma. Di questo annuncio è tutto il popolo ad essere responsabile ed è l’annuncio che modella la struttura, che la rende funzionale ed efficace a parlare le lingue delle tante culture umane. Nasce da qui l’esigenza di riscoprire la sinodalità, cioè una dinamica, un movimento nella storia, con il quale tutto il popolo compie un cammino e lo fa grazie ad un rapporto con i propri pastori che è capace di adattarsi alle diverse circostanze e situazioni sociali, culturali, politiche per dare voce al Vangelo. Il ruolo del sacerdote, così come quello del laico, si ridefinisce dunque in questo contesto e diventa espressione di un carisma che è proprio del popolo di Dio e che serve non solo la chiesa ma ogni uomo.

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