Da Firenze nasce una Chiesa sinodale in ascolto della comunità italiana

Il nuovo umanesimo nasce nel solco di un prassi evangelica radicale e vicina alle ferite delle persone. Gesù nel volto dell'altro, Padre e maestro.

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Da Firenze nasce una Chiesa sinodale in ascolto della comunità italiana

Una Chiesa che si mette in ascolto, che dialoga al suo interno con lo stile della sinodalità e che cerca strade nuove per portare il messaggio del Vangelo nell’Italia di oggi, è una Chiesa che aspetta molto da se stessa, che cerca un luogo in cui fare discernimento. Ho percepito un fastidio verso i convegni cosiddetti accademici: c’è una sorta di “convegnite” acuta che non tocca solo la Chiesa ma tutte le realtà.

Oggi la gente ha bisogno di ritrovarsi, di discernere, di dialogare; ha bisogno di idee e di percorsi chiari. Viviamo tempi complessi e la nostra Chiesa non può rispondere alla complessità con la semplificazione. Bisogna denunciare l’atteggiamento per cui si pensa di essere Chiesa prescindendo da ciò che avviene intorno a noi, con il rischio di fare proposte e con un linguaggio che dicono niente agli uomini e alle donne d’oggi. Non si tratta di cedere alla contemporaneità, ma di essere uomini e donne di Vangelo, che vogliono annunciarlo e testimoniarlo all’uomo. di oggi.

Dobbiamo guardare all’esperienza del Sinodo di ottobre sulla famiglia, in cui sono emerse chiaramente la vitalità, la bellezza, ma anche la fatica che comporta la sinodalità. Sarebbe bello che la Chiesa italiana affrontasse l’esperienza del Sinodo nazionale». Nei duemila anni di storia del Cristianesimo in Italia non si mai svolto un Sinodo nazionale.

Molto significativi sono stati i saluti dei rappresentanti delle Chiese e delle religioni presenti in Italia. Nel 50° del decreto conciliare sull’ecumenismo «Unitatis redintegratio» (21 novembre 1964) l’arciprete della Chiesa ortodossa russa di Firenze, padre Georgij Blatinskij, si pone sulla scia di Papa Francesco: «Se noi non ci abbassiamo non possiamo vedere il volto del Signore. Prima di ragionare dobbiamo avere la possibilità di scegliere tra il bene e il male, dobbiamo respingere le cose che vengono dal maligno e prendere le cose che vengono da Dio. Soltanto la fede, come uno scudo, può suggerirci la strada giusta».

La pastora valdese Letizia Tomassone ricorda che San Paolo rivolge l’inno cristologico (Filippesi 2,6-11) «a una Chiesa in conflitto. Forse siamo ancora animosi gli uni verso gli altri, veniamo da una storia di lotte fratricide, conflitti dottrinari, battaglie per il potere. Il primo punto è lasciarsi interpellare dai nostri conflitti». Paolo «mette al centro Gesù Cristo» che «non allontana, non giudica, non colpevolizza», ma valorizza «la fede profonda e indica una dimensione alta di pensiero». Conclude: «La Parola di Dio ci sfida a mettere al centro non un Dio padrone, ma un Dio che ci parla attraverso la voce del mondo».

Nel 50° della dichiarazione conciliare sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane «Nostra aetate» (28 ottobre 1965) «possiamo superare quanto c’è di oscuro nelle religioni, in particolare il fondamentalismo che porta al terrorismo, lavorando insieme e costruendo ponti e non muri. È un cammino lungo e faticoso, ma è l’unica strada». Ne è convinto Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente dell’Unione comunità islamiche d’Italia (Ucoii). «Accogliamo questo dialogo e cerchiamo di andare avanti insieme verso un nuovo umanesimo perché non si può andare avanti da soli». Un dialogo che parte dal basso perché «può creare una nuova cultura dove la diversità dell’altro può essere risorsa e ricchezza».

«Il mondo aspetta una comunicazione comune da noi e noi, religioni monoteiste, dobbiamo offrire una visione positiva dell’uomo e del mondo impegnandoci per il bene dell’umanità» suggerisce Joseph Levi, rabbino capo della comunità ebraica di Firenze. Richiamando i nuovi rapporti cristiani–ebrei avviati dalla «Nostra aetate», sottolinea il compito educativo delle religioni: «Offrire speranza e fiducia all’uomo» e si sofferma sul «neoumanesimo biblico» fondato su tre principi: la non casualità del mondo, il patto tra Dio e l’uomo, l’identità etica dell’uomo: «Dio propone dei principi ma poi spetta all’uomo elaborarli e metterli in pratica. Dobbiamo e possiamo essere di nuovo alleati».

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