Cristiani e musulmani: insieme per contrastare la violenza perpetrata in nome della religione

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Cristiani e musulmani: insieme per contrastare la violenza perpetrata in nome della religione

Cari fratelli e sorelle musulmani,
1. Sono lieto di porgervi, sia a nome dei cattolici di tutto il mondo, sia personalmente, i migliori auguri di una serena e gioiosa celebrazione di ’Id al-Fitr. Nel mese di Ramadan osservate molte pratiche religiose e sociali, come il digiuno, la preghiera, l’elemosina, l’aiuto ai poveri, visite a parenti ed amici. Spero e prego che i frutti di queste buone opere possano arricchire la vostra vita!
2. Per alcuni tra voi, come pure per altri appartenenti a diverse comunità religiose, sulla gioia della festa getta un’ombra il ricordo dei propri cari che hanno perso la vita o i loro beni o sofferto fisicamente, mentalmente e persino spiritualmente a causa della violenza. Comunità etniche e religiose in numerosi Paesi del mondo hanno patito sofferenze enormi ed ingiuste: l’assassinio di alcuni dei loro membri, la distruzione del loro patrimonio culturale e religioso, emigrazione forzata dalle loro case e città, molestie e stupro delle loro donne, schiavizzazione di alcuni dei loro membri, tratta di esseri umani, commercio di organi, e persino la vendita di cadaveri!
3. Siamo tutti consapevoli della gravità di questi crimini in se stessi. Tuttavia, ciò che li rende ancora più odiosi è il tentativo di giustificarli in nome della religione. Si tratta di una chiara manifestazione della strumentalizzazione della religione per ottenere potere e ricchezza.
4. Sarebbe superfluo dire che coloro che hanno la responsabilità della sicurezza e dell’ordine pubblico hanno pure il dovere di proteggere le persone e le loro proprietà dalla cieca violenza dei terroristi. D’altro canto, c’è pure la responsabilità di coloro che hanno il compito dell’educazione: le famiglie, le scuole, i testi scolastici, le guide religiose, il discorso religioso, i media. La violenza e il terrorismo nascono prima nella mente delle persone deviate, successivamente vengono perpetrate sul campo.
5. Tutti coloro che sono coinvolti nell’educazione dei giovani e nei vari ambiti educativi dovrebbero insegnare il carattere sacro della vita e la dignità che ne deriva per ogni persona, indipendentemente dalla sua etnia, religione, cultura, posizione sociale o scelta politica. Non c’è una vita che sia più preziosa di un’altra per motivo della sua appartenenza ad una specifica razza o religione. Dunque, nessuno può uccidere. Nessuno può uccidere in nome di Dio; questo sarebbe un doppio crimine: contro Dio e contro la persona stessa.
6. Non può esserci alcuna ambiguità nell’educazione. Il futuro di una persona, di una comunità e dell’intera umanità non può essere costruito su tale ambiguità o verità apparente. Cristiani e musulmani, ciascuno secondo la rispettiva tradizione religiosa, guardano a Dio e si rapportano a Lui come la Verità. La nostra vita e la nostra condotta in quanto credenti dovrebbero rispecchiare tale convinzione.
7. Secondo san Giovanni Paolo II, cristiani e musulmani hanno “il privilegio della preghiera” (Discorso ai Capi Religiosi Musulmani, Kaduna, Nigeria, 14 febbraio 1982). C’è grande bisogno della nostra preghiera: per la giustizia, per la pace e la sicurezza nel mondo; per coloro che si sono allontanati dal retto cammino della vita e commettono violenza in nome della religione, affinché possano ritornare a Dio e cambiare vita; per i poveri e gli ammalati.
8. Le nostre feste, tra l’altro, nutrono in noi la speranza per il presente e per il futuro. È con speranza che guardiamo al futuro dell’umanità, in particolare quando facciamo del nostro meglio affinché i nostri legittimi sogni diventino realtà.
9. Con Papa Francesco, vi auguriamo che i frutti del Ramadan e la gioia di ‘Id al-Fitr possano portare pace e prosperità, favorendo la vostra crescita umana e spirituale.
Buona festa a tutti voi!

Dal Vaticano, 12 giugno 2015
Jean-Louis Cardinale Tauran Presidente
Padre Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.I. Segretario

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