Cristianesimo, bellezza disarmata

Presentato a Torino  Il nuovo libro di don Julian Carron, presidente di Comunione e Liberazione, con Mario Calabresi e Marco Bardazzi

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Cristianesimo, bellezza disarmata

Mario Calabresi, direttore di Repubblica, apre a pagina 13 «La bellezza disarmata», il primo libro italiano di don Julian Carron (presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione) e vi legge una frase di un giovane in dialogo con un amico: «Non metterò mai al mondo un figlio. Con che coraggio condanno un altro poveretto all’infelicità. Ho paura della mia libertà, nel migliore dei casi non serve a niente e nel peggiore posso causare dolore a qualcuno. Quello che mi aspetto dalla vita è di cercare di fare meno male possibile». Il dibattito tra i due, nella serata del 19 settembre a Torino al Teatro Alfieri, è così entrato subito nel vivo, parlando di una crisi che va ben oltre quella economica: «La crisi economica, infatti, si inserisce in qualcosa di più profondo che è in atto in Europa e nella società occidentale – aggiunge Calabresi – Quell’episodio citato da Carron mi sembra un passaggio cruciale: non si riesce più a immaginare una ricchezza di sfide, una serie di possibilità che si aprono. Si è pensato che il rischio potesse essere ridotto a zero. Ma allora uno non si mette più in gioco, perché si pensa che tutto sia prevedibile e non c’è più sorpresa, non c’è più qualcosa che ti può sconvolgere la vita».

Calabresi cita un episodio di vita familiare: due cugine che dialogano e una, a un certo punto, spiega che non farà figli finché non avrà un lavoro stabile e una casa più grande per ospitarli, ma la nonna le ascolta e, stranamente per il suo carattere, si inalbera: «Vergognatevi, se io avessi ragionato così, negli anni della guerra e dei bombardamenti, non ci sareste tutti voi». «La sfida di tua nonna – commenta Carron – era molto più drammatica, ma lei aveva qualcosa che i ragazzi oggi non hanno».

Ecco perché il presidente di Comunione e Liberazione, successore di don Luigi Giussani, insiste sul fatto che «la prima questione è capire che cosa sta capitando» e sottolinea che oggi «ciascuno e la società intera devono verificare se quello che pensano di sapere risponde a queste sfide». È in gioco la libertà, secondo don Carron: «Una libertà per muoversi ha bisogno di qualcosa di così affascinante per il quale valga la pena di sposarsi, o di andare in Africa, o di andare a lavorare o di aver dei figli. E come si trova? Questo è un momento affascinante perché ognuno di noi perché ha la possibilità di porre di fronte agli altri che cosa rende possibile a lui alzarsi la mattina in un modo che non sia solo per portare a casa lo stipendio».

Il punto, la cosa più concreta, è, dunque una ragione per vivere. Qui s’innesta, a questo livello, il cristianesimo e la «bellezza disarmata»: «I nostri figli hanno tutto il concreto che possiamo immaginare – dice don Carron – ma non so quanti hanno un gusto per il vivere, senza il quale non si può vivere. È una questione che riguarda tutto, il livello economico, la politica, l’educazione, i figli».  Ho scritto questo libro, in fondo – conclude il presidente di Cl – per rispondere a questa domanda: io, che sono prete, che sono cristiano, ho qualcosa da dire per affrontare questa situazione? L’uomo moderno, come domandava Dostoevskij, può trovare qualcosa di affascinante nella fede oggi? Io penso di sì, occorre che noi cristiani possiamo testimoniarlo in un modo che sia veramente attraente per gli altri. E’ questa la grande sfida che il cristianesimo ha davanti. Perché possiamo scommettere sulla bellezza disarmata? Perché Dio quando ha voluto dare una mano agli uomini invece di armarsi si è disarmato della sua divinità».

E che questo aspetto abbia un valore per tutto il mondo religioso torinese lo si è visto dalla presenza di rappresentanti delle varie confessioni riunite nella Consulta guidata da Giampiero Leo. 

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