Arturo Paoli, una vita evangelica

Muore a 102 anni uno degli ultimi maestri dall'Azione Cattolica ai piccoli Fratelli di Charles de Foucauld nel segno della radicalità della Parola di Gesù. 

Parole chiave: arturo paoli (1), testimoni (5), cristianesimo (33), pace (90)
Arturo Paoli, una vita evangelica

Arturo Paoli, morto oggi a Lucca, dove viveva nella sua comunità da molti anni, è stato un testimone coraggioso e credibile della Parola di Dio, del Vangelo, della scelta dei poveri vissuta nella sua integrità. Una figura eccezionale, un punto di riferimento per tutto il mondo cattolico. Presbitero, religioso e missionario italiano, apparteneva alla congregazione dei Piccoli Fratelli del Vangelo. Nel 199 aveva ricevuto dall'ambasciatore di Israele in Brasile (dove ha operato in missione per molti anni) anche il titolo di "Giusto tra le Nazioni" per il suo impegno a favore degli ebrei perseguitati durante la seconda guerra mondiale. Il 25 aprile 2006 aveva ricevuto la Medaglia d'oro al valor civile per le mani del Presidente della Repubblica Ciampi con questa motivazione: «Nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, con encomiabile spirito cristiano e preclara virtù civica, collaborò alla costruzione di una struttura clandestina, che diede ospitalità ed assistenza ai perseguitati politici e a quanti sfuggirono ai rastrellamenti nazifascisti dell'alta Toscana, riuscendo a salvare circa 800 cittadini ebrei. Mirabile esempio di grande spirito di sacrificio e di umana solidarietà». I funerali mercoledì 15 luglio alle ore 18 in Cattedrale a Lucca. 

Nella lotta di Liberazione contro il nazifascismo agli anni dell'Azione Cattolica di Carlo Carretto e Mario Rossi dell'apertura al mondo prima del Vaticano II, fino alla scelta dei fratelli del deserto negli anni della cappellania sulle navi verso il nuovo mondo e la lunga stagione tra i poveri dell'America Latina, Arturo Paoli con la sua vita prima ancora che con la sua riflessone e i suoi scritti è stato un maestro di fede e di vita. In Argentina arrivò su un transatlantico nel 1960 e a Fortín Olmos, con i boscaioli, incontrò la povertà, le disuguaglianze sociali e le privazioni umane, che diventarono i temi della sua predicazione. Finì nell’elenco dei condannati a morte dal regime e fu costretto ad andare in Venezuela. Visse lunghissimi anni in Brasile, vicino alla meravigliose cascate di Foz do Igauçu, occupandosi sempre dei più poveri. Importantissima anche la sua passione per lo studio e la scrittura, con tantissimi libri e incontri pubblici che hanno formato intere generazioni. 

Scriveva Arturo Paoli: "Proprio Gesù che era povero ci ha lasciato due cose che sono importanti, due, due, due: vi lascio la mia pace e vi do la mia gioia che nessuno potrà togliervi, nessuno! Neanche i missili, neanche le bombe, nessuno vi toglierà questa gioia, nessuno, nessun forza perchè la gioia è di dentro, non viene di fuori. Nasce dal nostro io, dal nostro io vero, nel nostro io vero, non nell’io narcisista. Quindi vedete in fondo siamo due che ci guadagnamo quando ci incontriamo, quando incontriamo l’io asimmmetrico: lui e me, è reciproca la salvezza. Lui mi dà la salvezza ed io cerco di dargli la vita". Parafrasando i titoli di uno suo libro e una biografica l presente non basta a nessuno ma ne è valsa la pena viverlo fino in fondo.

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