Dalla lebbra alla vita, con Sos India si può

È il «miracolo» di Matigara, città ad est dell’India, dove il gruppo missionario torinese «Sos India», dal 2004 in prima linea a sostegno del centro di accoglienza per lebbrosi e dell’ospedale «Jesu Ashram», ha inaugurato una nuova sala operatoria. Nello stesso distretto l’associazione ha realizzato la prima chiesa dell’India dedicata al Santo Volto, con l’immagine del volto dell’Uomo della Sindone

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Dalla lebbra alla vita, con Sos India si può

Riscatto, dignità, risurrezione. Sono le parole che più di tutte descrivono «il miracolo di Matigara», città ad est dell’India dove grazie al sostegno dell’associazione missionaria torinese «Sos India» la comunità di lebbrosi, emarginati e privati totalmente della dignità umana, torna a vivere sostenuta dalle cure di 45 ragazze, provenienti da villaggi poverissimi senza alcun futuro, che, formatisi come infermiere, prestano servizio presso il centro di accoglienza. Sono le storie di quella misericordia di Dio che, come invita l’Anno Santo del Giubileo indetto da papa Francesco, ognuno può incontrare in qualsiasi situazione della vita si trovi.

La presidente e cofondatrice del Comitato di Iniziativa Umanitaria «Sos India», Patrizia Bianconi, è appena rientrata dall’India dove, grazie al sostegno diretto dei contributi dell’8x1000 della Conferenza episcopale italiana, è stata inaugurata una nuova sala operatoria efficiente e all’avanguardia all’interno dell’ospedale «Jesu Ashram» di Matigara, punto di riferimento per la comunità di lebbrosi  accolta e per una vasta zona.

I volontari torinesi sono presenti a Matigara dal 2003, quando, dopo un viaggio missionario in India i partecipanti rimasero allibiti dalle condizioni in cui versavano le persone colpite dalla lebbra.

«Pensavamo che la lebbra fosse una malattia ormai rara – racconta la Bianconi – così lontana da noi, non mi sarei dunque mai aspettata di vedere così tante persone contagiate dal morbo, lasciate sole a morire e a consumarsi ai margini delle strade delle città, considerate peggio che bestie, in condizioni pietose e non descrivibili». In India, infatti, i malati di lebbra vengono espulsi dalla società. «È lì – prosegue – che il nostro gruppo vide concretamente davanti ai propri occhi la parabola del Buon Samaritano, tutti passavano davanti ai moribondi senza fermarsi».

Solo il gesuita padre Julius Kujur, insieme a pochi volontari se ne presero cura. Fondarono, infatti, l’ospedale «Jesu Ashram» a Martigara, ma senza mezzi e risorse sufficienti per sostenerlo e renderlo efficiente.

Ed ecco allora nel 2004 la fondazione di Sos India per opera del gesuita padre Alfonso Morra, don  Piero Larterza, entrambi scomparsi, e Patrizia Bianconi, attuale presidente.

La parrocchia torinese Sant’Ignazio di Loyola, in via Monfalcone, allora retta dai padri gesuiti, fu in prima linea nel sostenere i progetti avviati, ed in particolare quello dell’ospedale, la solidarietà si aprì poi ad altre parrocchie, alla città e alla diocesi con la partecipazione alla Quaresima di Fraternità.

Dal 2011 Sos India è sostenuta dai contributi dell’8x1000 della Cei che finanziano il progetto «Dignità ai lebbrosi».

Il centro di accoglienza di Matigara è, infatti, tutto incentrato ad offrire dignità alla persone malate che non hanno bisogno solo di cure e di una piatto caldo, ma di sentirsi persone inserite in una comunità. Ed ecco dunque la struttura famigliare che la Casa offre ogni giorno.

Cento posti letto, oltre duecento pasti al giorno, assistenza medica e sanitaria. Inserimento in attività lavorative a sostegno del centro e a servizio della comunità.

Negli ultimi anni il progetto ha innestato processi di bene particolarmente virtuosi: alcune ragazze provenienti dai villaggi limitrofi, che non hanno accesso all’istruzione o ad un lavoro, se non domestico, dopo essersi formate, lavorano nel centro con borse di studio e un salario dignitoso che le permette di mantenersi.

A «Jesu Ashram» al centro c’è  la Messa domenicale e la Parola che rimette in piedi.

«La popolazione locale – racconta la presidente – anche se vive con poche risorse ci ha chiesto la costruzione di chiese dove la comunità posso ritrovarsi e camminare insieme. In particolare una è stata dedicata, nella cittadina di Moghulkata, al Santo Volto con l’immagine del volto dell’Uomo della Sindone di Torino, che ben testimonia il legame fra sofferenza, dolore e speranza, uno volto che si apre al riscatto e alla risurrezione.

Per informazioni: tel. 011.367864, mail info@sosindiaonlus.org, sito www.sosindiaonlus.org.

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