Le "amministrative" nelle città un confronto politico nazionale

Tra maggio e giugno il rinnovo dei sindaci di grandi città tra le quali Torino, Milano, Roma, Bologna e Napoli

Parole chiave: politica (133), città (139), partiti (9), sindaci (2)
Le "amministrative" nelle città un confronto politico nazionale

Al netto delle sorprese che nel quadro politico attuale sono sempre da tenere in considerazione, gli schieramenti per le prossime elezioni amministrative (data da fissare, verso metà giugno), sembrano essere definiti. Andranno alle urne complessivamente 1.343 comuni. Ma è incontestabile che a focalizzare l’attenzione sarà il voto in capoluoghi di provincia e regione fra cui Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste. (Da segnalare – per inciso - che saranno eletti i primi sindaci di venticinque nuovi comuni istituiti nel 2016 mediante processi di fusione amministrativa, una novità che stenta a decollare e che invece sarebbe di grande aiuto per le casse pubbliche e l’efficienza dei servizi prestati ai cittadini).

In tempi in cui dominano i sondaggi per «annusare» l’aria che tira, in diversi settori e non solo in politica, il voto vero e di alcuni milioni di cittadini elettori, non può che produrre effetti politici più ampi. Non solo per i territori in cui si celebra il rito democratico. Su questo lo scetticismo di Ilvo Diamanti sulla Repubblica del 15 febbraio, appare un po’ eccessivo: «… se ci guardiamo intorno, scopriamo un panorama politico e istituzionale senza territorio. Senza partiti. Ma con molti piccoli capi, i sindaci sparsi e dispersi nel Paese. A governare su tutti: un solo Leader. Circondato da pochi consiglieri fidati. Sfidato solo da alcuni anti-leader».

A contestare questo epitaffio definitivo del territorio, appaiono alcuni indizi. Uno, a sociologo risponde sociologo, è la Ricerca/Sondaggio IPR Marketing pubblicata dal Sole24ore del 11 gennaio scorso, laddove si riporta che cresce il consenso sui sindaci (una media tra tutti i primi cittadini d’Italia, con una scala diversificata), «grazie ai buoni risultati»: quasi il 55% degli intervistati si dichiara disponibile a «rivotare chi guida la propria città», (in crescita rispetto al 2015). Per questo sarà importante il voto in due comuni su tutti, Milano e Roma, non solo per la grandezza e l’importanza evidente, ma anche perché, per motivi assai diversi, non si ripresentano i sindaci uscenti (almeno al momento la candidatura di Marino a Roma non è confermata). Si cercherà di capire anche quanto contino i consensi raccolti dai partiti per trascinarli sui sindaci che sono da loro appoggiati. E, parallelamente ma all’opposto, in comuni importanti in cui il sindaco uscente si ripresenta (vedi Fassino a Torino, De Magistris a Napoli, Merola a Bologna), riusciranno questi a confermare la forza che li ha portati a essere eletti per la prima volta nella scorsa tornata?  In sostanza: quanto conta la buona amministrazione rispetto agli echi mediatici (locali e nazionali) per ottenere consenso. Alcune figure emergenti al di fuori dei partiti (anche sull’onda del diffuso discredito di questi) si presentano per le proprie capacità applicate nel lavoro, e disdegnano essere chiamati «politici», ma poi al dunque, la politica li «riprende per la giacca».

Accanto a questa, c’è un’altra partita che sembra essere giocata sottotraccia: funzionano le primarie, fondanti per l’identità del Pd, controverse e motivo di scontro per il centro-destra. Non tanto per le modalità in cui si svolgono (laddove vengono fatte con serietà anche la presenza di piccoli gruppi di immigrati – residenti poi da lungo tempo in città – non può dare fastidio ma essere – anzi – strumento di allargamento di cittadinanza e di integrazione sociale). Saranno messe alla prova per la conferma o meno dei patti stabiliti a monte. A Milano i due sconfitti del centro sinistra ribadiscono il loro sostegno al candidato vincente, cioè Giuseppe Sala. Ed è così che si fa, normalmente (gli Usa, insegnano). Ma funzionerà anche altrove, o Milano resta ancora una volta un laboratorio esemplare che il resto del Paese fa fatica a seguire?

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