Expo Milano 2015, si sta dimenticando il tema

La prossima chiusura di Expo 2015, l’esposizione universale di Milano dedicata alla nutrizione del pianeta, induce a qualche riflessione.

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Expo Milano 2015, si sta dimenticando il tema

 Il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” è svolto da i 137 paesi partecipanti con grandi differenze che spesso vanno a discapito della serietà della proposta, specie per ciò che riguarda l'educazione alimentare e la grave mancanza di cibo che affligge molte zone del mondo.

Tutti hanno cercato di approfittare della vetrina internazionale per fare promozione, c’è chi separa l’area ludica da quella tematica, come il Brasile, che attira enormi folle verso una rete calpestabile che sovrasta l’enorme stand. Nello stesso tempo, la parte che mostra l’enorme biodiversità del paese sudamericano rimane desolatamente vuota. Emblematica la partecipazione dei paesi con governi non propriamente democratici: per loro Expo è l’occasione per accreditarsi nei confronti del grande pubblico; la Bielorussia addirittura lo scrive sui display: democrazia parlamentare. Peccato che il presidente Aleksandr Lukašenko trovi sempre il modo di spostare le elezioni, mantenendo l’incarico dal 1994. Futuristico e sfarzoso è lo stand del Kazakistan, una dittatura creata e guidata da Nursultan Nazarbayev.

Indubbiamente il padiglione è fra quelli che colpiscono di più, luminoso di giorno, illuminato di notte, così da far pensare a un paese moderno e democratico. Suggestivo anche lo spazio del piccolo sultanato del Brunei, un punto e virgola nella grande isola del Borneo, in cui campeggia l’immagine del sovrano Hassanal Bolkiah, monarca assoluto di stretta osservanza islamica, poligamo e concubinario, che può permettersi di non chiedere alcuna imposta ai sudditi, offrendo scuola e sanità gratuite. La ricchezza del Brunei sta nel petrolio, e va dato atto al sultano di aver mantenuto l’85% della foresta del paese, a differenza dei suoi vicini malesi e indonesiani. Malesi e indonesiani sono finiti sul banco degli imputati a causa dell’olio di palma, di cui detengono più dei quattro quinti della produzione mondiale.

Quello di palma è l'olio vegetale più usato al mondo, solido come il burro, rende gli alimenti cremosi senza influenzare i sapori, aumentando anche i tempi di conservazione. A differenza dei grassi animali non ha colesterolo, ma esattamente come il burro contiene una quantità di acidi grassi saturi molto elevata. Ad oggi, però, non sono provati rischi specifici per il consumo di questo alimento, a meno che non si tratti di un uso eccessivo. Diverso è il discorso ambientale. La palma da olio cresce nella foresta pluviale, che viene riconvertita allo scopo; questo causa emissione di gas serra e aumenta il rischio di estinzione per alcune specie animali, fra cui gli orango (dal malese orang-utan, uomini della foresta). Il padiglione malese dedica una stanza alla difesa della coltivazione. “La Malesia è stato il primo paese ad impegnarsi per l’olio di palma sostenibile” – dicono al padiglione. Niente pesticidi e nessuna nuova deforestazione delle aree vergini.

Le nazioni più piccole e più povere aiutano a sviluppare il tema di Expo 2015 in maniera più corretta. I cluster sono un ottimo metodo per arrivare al punto, aree tematiche che raggruppano più paesi che non possono permettersi un intero padiglione. E’ coinvolgente girare fra i produttori del caffè e del cacao, scoprire che anche all’esposizione universale si può andare oltre all’immagine per arrivare alle piccole realtà di chi lotta tutti i giorni per nutrirsi. Il lavoro di Expo 2015 parte proprio da qui per giungere alla Carta di Milano, un documento che verrà consegnato all’Onu, con principi e obiettivi sui temi della nutrizione, della sostenibilità ambientale e dei diritti umani.

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