Torino: la cura Appendino per il Bilancio della città

Il sindaco Appendino ha presentato il piano di rientro del bilancio approvato dalla giunta comunale. È intervenuto anche l'assessore Sergio Rolando di cui il nostro settimanale aveva anticipato il pensiero. Critiche e affondi dell'opposizione nelle parole di Piero Fassino e Alberto Morano 

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Torino: la cura Appendino per il Bilancio della città

La sindaca di Torino Chiara Appendino ha presentato questa mattina il piano di rientro del bilancio approvato dalla giunta comunale. L’obiettivo è sistemare i conti del Comune entro il 2021. Il piano prevede 80 milioni di tagli alla spesa pubblica, la dismissione delle quote societarie e vendita di immobili per 70 milioni. 

Tra le operazioni previste il miglioramento della riscossione delle imposte ed il recupero di crediti residui. Ridotte le liquidità, niente mutui accesi nei prossimi due anni, riordino delle partecipate (anche di quelle mantenute). Appendino ha scelto il piano di rientro specificando che l’alternativa era accettare il predissesto della città.

Il pensiero di Sergio Rolando

Il tema della revisione delle partecipazioni societarie della Città di Torino è, proprio in questi giorni, al centro del dibattito politico e dell’azione amministrativa di Palazzo Civico.

La necessità di rispondere alle scadenze indicate dal «Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica» (la Legge Madia) e il bisogno di reperire risorse finanziarie utili al riequilibrio dei conti del Comune - oggi in profondo rosso per una non sempre oculata politica della spesa e degli investimenti condotta dalle precedenti Amministrazioni - ci impone di non procrastinare l’effettuazione di scelte non facili e, ne sono cosciente, che avranno effetti importanti anche sul futuro delle politiche economiche e finanziarie della Città, sui piani di sviluppo e sui servizi pubblici locali.

La legge, l’attuale stato di salute finanziaria dell’ente e, soprattutto, gli interessi di Torino e dei torinesi, ci impongono di decidere e agire. È ciò che stiamo facendo senza pregiudizi e accogliendo anche, se potranno contribuire alla migliore riuscita dell’operazione, i consigli e i contributi in idee portati in Sala Rossa dai gruppi di opposizione.

L’operazione di revisione straordinaria delle partecipazioni societarie è già partita. La Giunta ha infatti adottato una delibera con un piano (in via di approvazione del Consiglio comunale) che, dopo una ricognizione di tutte le partecipazioni dell’ente, prevede, caso per caso, il mantenimento, la razionalizzazione o la dismissione degli asset non strategici per gli interessi della Città.

Attraverso questo procedimento intendiamo riorganizzare le nostre partecipazioni societarie nell’ottica di favorire il corretto utilizzo delle risorse pubbliche, il contenimento della spesa e il miglioramento delle performance aziendali e dei servizi offerti a cittadini e imprese.

Più nel dettaglio, il piano di revisione prevede la dismissione di 2I3T scarl, Ceipiemonte scpa, Csp Scarl, Finpiemonte spa, I3P scpa, Ipla spa, partecipazioni in capo direttamente alla Città, mentre per il Caat scpa ed Environment Park spa l’alienazione sarà parziale ed almeno del 5% della quota azionaria.

Per quanto riguarda le quote di società detenute indirettamente attraverso FCT Holding spa, il piano propone l’alienazione di Agenzia di Pollenzo spa, Banca Popolare Etica scpa, Finanziaria Centrale del Latte spa, Finpiemonte Partecipazioni spa, Sagat spa.

Ma non ci fermeremo qui. A breve procederemo all’individuazione di ulteriori eventuali operazioni inerenti le società e gli enti, compresi quelli no profit, partecipati dalla Città, fuori dal campo di applicazione della legge Madia.

Qualche giorno fa inoltre, le Giunte comunali di Torino e Genova hanno autorizzato l’alienazione del pacchetto delle azioni liberamente «cedibili» di Iren detenute da FSU srl (una società controllata al 50% dal Comune di Genova e al 50% da FCT Holding spa, quest'ultima a sua volta partecipata interamente dalla Città di Torino) e non sottoposte ai limiti del Patto parasociale, l’accordo tra i soci pubblici che impone il mantenimento del controllo pubblico della multiutility dell’energia.

L’operazione non limiterà le strategie e il controllo dei Comuni di Torino e Genova su attività, gestione, progetti e piani di sviluppo della partecipata Iren: il diritto di voto maggiorato assicura infatti il controllo fino a quando le quote dei soci pubblici non scendono sotto il 40%.

Dal punto di vista tecnico, l’offerta al mercato delle azioni cedibili sarà espletata da advisor in conformità con il Patto parasociale e secondo modalità e rispettando tempistiche che evitino un cedimento del prezzo di quotazione per eccesso di offerta del titolo.

A proposito della partecipata GTT, è bene innanzitutto ricordare che i debiti ammontano a 540 milioni di euro, ma anche che l’azienda vanta crediti per 318 milioni.  Per quanto riguarda i debiti di Palazzo Civico nei confronti dell’azienda e relativi alle precedenti gestioni, la questione è stata già affrontata dall’Amministrazione stipulando una convenzione con GTT e InfraTO: individuato il pagamento nel 2017 per gli importi già stanziati a bilancio (18 milioni e 852 mila euro per InfraTo e 3,5 milioni di euro per Gtt) e ogni anno per dieci anni , a partire dal 2018, 2,6 milioni di euro a Gtt e 3,8 milioni di euro a InfraTo.

Il piano industriale e di risanamento di GTT e Infra.To è in fase di predisposizione. È stato avviato lo scorso giugno e il suo completamento richiede almeno ancora un paio di mesi. Governo, Regione Piemonte e Città hanno richiesto l’attestazione dello stesso da parte di un’autorità indipendente.

Occorre tener presente che una situazione di profonda crisi del trasporto pubblico si riscontra in quasi tutti i maggiori centri urbani del nostro Paese, con un solo caso di best practice, quello dell’ATM di Milano, che Torino vede come esempio a cui fare riferimento.

Torino e la sua Amministrazione comunale guardano al domani con la consapevolezza di aver ereditato una situazione finanziaria difficile (forse sarebbe meglio dire disastrosa), ma vi è anche la certezza che, pur attraverso scelte non semplici e in qualche caso magari anche impopolari, si possa dare soluzione ai problemi e accompagnare la città lungo un percorso di crescita economica che, negli anni a venire, garantisca sicurezza e benessere ai suoi cittadini. Noi ci crediamo e lo vogliamo con fermezza.

Il pensiero di Piero Fassino

PeIn cinque anni l’indebitamento è passato da 3,3 a 2,8 miliardi, l’esposizione verso le società partecipate da 380 a 130 milioni, i derivati da 1,2 a 0,6 milioni e i dipendenti comunali da 11 mila a 10 mila con evidente contenimento del costo per personale. Sono tutti dati pubblici e certificati dai revisori e controllati dalla Corte dei Conti. E tutto questo lo si è fatto senza ridurre servizi e non rinunciando a investire, peraltro in anni di politiche governative caratterizzate da pesante riduzione delle risorse a disposizione dei Comuni.

Sorprende che chi vanta spesso una laurea alla Bocconi non distingua il debito per investimenti da quello per spesa corrente. Sono gli investimenti - e non la spesa corrente - ad aver generato un alto indebitamento della città di Torino, investimenti grazie ai quali la città, colpita da una crisi industriale durissima, ha evitato un inarrestabile declino e anzi si è rilanciata con risultati unanimemente riconosciuti e apprezzati. Ed è per questo motivo che mi sono fatto carico di gestire una complessa situazione finanziaria senza mai recriminare le scelte dei miei predecessori, perché consapevole che quelle scelte sono state decisive per la vita della città. 

L'analisi di Alberto Morano 

 

A cavallo degli anni 2000 lo Stato Italiano ha dato corso a numerose dismissioni di società detenute dall’I.R.I. attuando una profonda operazione di privatizzazione, frutto di un serio ripensamento sul ruolo dello Stato come imprenditore. Credo che sia giunto il momento che anche Torino ripensi in modo globale, articolato e laico alla revisione del «modello di Torino capitalista». Ciò deve avvenire dopo un approfondito dibattito fra tutte le forze politiche e le parti interessate sui problemi della Città (partendo dall’ineludibile risanamento finanziario della stessa).

Certo occorre leadership da parte del Sindaco che si deve fare carico di guidare Torino nel cambiamento. La prospettata vendita di azioni Iren da parte di FSU, la difficile situazione di crisi finanziaria di GTT e Infra.To, la auspicata (da parte del Movimento Cinque Stelle) trasformazione di Smat in azienda consortile e la possibile vendita (prevista nel piano di riordino delle partecipazioni) da parte della Città di Torino di alcune quote societarie di minoranza impongono infatti da un lato una seria riflessione sul «modello Torino» e dall’altro  sulla capacità/adeguatezza del Sindaco Appendino e della Giunta Cinque Stelle di dar corso ad un profondo ed epocale  cambiamento dello stesso.

Se guardiamo a Torino ed al sistema delle partecipate della Città con occhio critico, ma non accecato dall’ideologia o dalle diverse prospettive politiche, non possiamo che constatare una realtà in chiaroscuro.

Vi sono indubbi esempi di storie di successo imprenditoriale (Iren e Smat) e casi in cui il modello industriale sviluppato dalle società partecipate dal Comune presenta criticità e non ha funzionato (Infra.To e GTT) con la conseguenza che dette società si trovano in una situazione di grave crisi finanziaria ormai sull’orlo del baratro. Due esempi valgano per tutti.

IREN - Se ripercorriamo a ritroso le vicende della società (la cui capitalizzazione oggi si aggira intorno ai 2 miliardi e 600 milioni di Euro) appare evidente che siamo di fronte ad una storia di successo, un raro esempio di capitalismo pubblico che ha portato la società in dieci anni a diventare leader nel mercato. Iren è (anche per il tramite delle sue partecipate) con oltre 200 milioni di Euro di ricavi il primo fornitore della Città di Torino, che indirettamente ne detiene circa il 20% del capitale sociale. Negli anni Iren è venuta più volte in soccorso della Città acquistando alcune partecipate e distribuendo generosi dividendi.

GTT - Una storia sicuramente meno virtuosa e positiva è quella di GTT che con i suoi 540 milioni di Euro di debiti, un utile netto di circa 170 mila Euro e un fabbisogno di cassa di oltre 60 milioni di Euro da Luglio a Dicembre 2017, si trova ad affrontare una gravissima crisi di liquidità e deve necessariamente valutare il ricorso a misure straordinarie per riportare in equilibrio i conti.

In questa prospettiva le operazioni prospettate dal Sindaco Appendino e dalla Giunta Cinque Stelle sopra richiamate, sembrano costituire soltanto piccoli passi, non coordinati tra loro, finalizzati a reperire, in qualunque modo, liquidità destinata a dare ossigeno ai disastrati conti della Città e di GTT.

Ed infatti l’incasso di 70 milioni di Euro, derivante dalla vendita del 5% di Iren, dal quale dovranno essere detratti i costi della transazione e gli importi eventualmente versati a Intesa San Paolo a parziale rimborso del mutuo sarà distribuito da FCT Holding al Comune. Certo tutto ciò servirà (sempre che la vendita venga perfezionata nel 2017) a mitigare in parte il fabbisogno di cassa e a coprire alcuni buchi (minori oneri di urbanizzazione, mancato incasso di Amteco & Maiora, pagamento degli importi dovuti a Ream), ma in quale contesto e a quale prezzo?

Il Patto Parasociale sottoscritto da FSU e da altri 64 soci pubblici prevede l’impegno delle parti ad astenersi dal compiere qualsiasi operazione che possa determinare la cancellazione dall’elenco speciale e/o la perdita del diritto al voto maggiorato in relazione alle proprie azioni di Iren al di fuori dei trasferimenti consentiti ai sensi del Patto.

Al riguardo FSU ha conferito nel sindacato di blocco 359.135.573 azioni corrispondenti al 28% del capitale sociale e ha la disponibilità di 65.863.660 azioni ordinarie. La vendita del 5% di Iren da parte di FSU mette a rischio il controllo pubblico della società e non consente la massimizzazione del prezzo che deriverebbe invece da una cessione del controllo. L’operazione non appare quindi utile agli interessi di medio e lungo periodo della Città.

Del pari il ricorso a contributi pubblici ipotizzato in questi giorni sugli organi di stampa (mascherati sotto la forma di contributi statali all’acquisto di automezzi che mai avverrà, essendo certo che le somme verranno stornate per portare ossigeno ai conti della società) non serve a risanare GTT in modo strutturale, ma solo a guadagnare tempo.

Le operazioni prospettate dal Sindaco Appendino non costituiscono pertanto quanto serve a Torino in una situazione di grave crisi finanziaria come quella che attanaglia il Comune. La politica dei piccoli passi frutto di scelte miopi e prive di coraggio non porta lontano, forse assicura solo qualche mese in più di vita alla Giunta Cinque Stelle, ma in una prospettiva di medio termine è dannosa per la Città.

Occorre invece predisporre ed attuare un piano strategico di ampia portata, sorretto dalla chiara comprensione della realtà e animato da una visione sul futuro della Città e del suo sistema di partecipate.

Occorre avere il coraggio di ripensare il modello di «Torino capitalistica» in una prospettiva di risanamento globale dei conti utilizzando al meglio i valori e gli asset di cui la Città dispone.

In questa prospettiva si possono inserire misure apparentemente dolorose come la vendita dell’intera partecipazione detenuta in Iren e la profonda ristrutturazione di GTT e Infra.To finalizzata unicamente alla loro successiva privatizzazione.

Certo la vendita della intera partecipazione detenuta dalla Città in Iren è un operazione complessa e dalle molteplici difficoltà ed implicazioni, ma è anche un’operazione che, se attuata correttamente, consente alla Città di Torino di ottenere significative risorse da destinare al risanamento dei conti.

Per quanto riguarda GTT invece occorre avere il coraggio di affrontare il mercato con un piano industriale serio e credibile che rimetta in sesto i conti ricorrendo poi all’apporto di soci terzi cercando di evitare di addivenire ad una procedura concorsuale che rischia di mettere in ginocchio GTT ed il Comune di Torino.

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