Per chi è alla ricerca dell’umano, ecco Torino Spiritualità

Colloquio con il curatore Armando Buonaiuto curatore della rassegna giunta alla dodicesima edizione

Parole chiave: torino spiritualità (3), rassegna (12), confronto (9), dialogo (74)
Foto Francesca Cirilli

Quest'anno il tema del Festival è “D’Istinti animali”: una ricerca sul rapporto tra la dimensione animale dell’uomo e il suo confine. Questo è un festival culturale tra i più originali ma anche discusso e a volte criticato. Comunque in costante ascesa di pubblico.

Da oltre un decennio in Italia sono organizzati, con grande successo di pubblico, festival, rassegne, appuntamenti: letteratura, filosofia, mente, economica, bibbia e altri ancora. A Torino dal 2005, prima con la formula Domande a Dio, domande agli Uomini grazie all’intuizione del regista Gabriele Vacis e poi sotto l’impulso di Antonella Parigi, allora direttore del Circolo della Stampa in collaborazione con il Comitato Interfedi nato per i Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, Torino Spiritualità ha assunto una dimensione davvero originale in questo panorama di proposte.

Visioni, dialoghi e incontri, qualche ambiguità osservano i critici, ma sicuramente un modo per affrontare e dipanare un tema come quello della Spiritualità, in modo laico ma sempre con l’aiuto di pensatori d’ispirazione religiosa al centro di cinque giorni di dibattiti, spettacoli, arte e percorsi anche fisici: di cammino oltre le mura della città.

Alla base c’è una riflessione che spesso viene pensata anche attraverso le suggestioni delle precedenti edizioni. Non molti sanno chi cura da nove anni cura questa rassegna, con impegno e grande professionalità. E’ un giovane torinese Armando Buonaiuto, laurea in lettere e operatore culturale per fondazioni e autore freelance in Rai, animatore della preghiera di Taizè in città nella chiesa di San Domenico. Fu proprio in occasione di un incontro con Antonella Parigi, in uno dei venerdì di preghiera ispirati dalla comunità fondata da padre Frère Roger, che il giovane Buonaiuto otto anni fa si mise a concepire con un gruppo di esperti, di volta in volta differenti, il programma della rassegna. Punto d’incontro un’idea sul rapporto tra le preghiere cantate dei canoni della comunità francese con “Le confessioni di Sant’Agostino”, studiate da Buonaiuto.

Da allora Armando è diventato il responsabile di questo appuntamento torinese che nei teatri, nelle piazze, in centro e in periferie e da qualche anno anche in Provincia da Novara ad Alba, passando dalla Comunità di Bose, si sviluppa in incontri ai quali partecipano persone che provengono dalle parrocchie e dal mondo cattolico, laici in ricerca, ebrei, musulmani, induisti e buddisti, atei convinti e indifferenti ma alla ricerca di una dimensione spirituale che non può essere negata. Una domanda che giunge dal profondo e non trova risposte nella dimensione materiale e utilitaristica del presente.

 “E’ una ricerca spirituale che nasce da ciò che avverto dentro e quello che vivo quotidianamente, che cerca di colmare quel profondo gap che esiste nella vita di ogni persona” chiosa Buonaiuto. Dal 28 settembre al 2 ottobre la dodicesima edizione Torino Spiritualità presenta un tema davvero singolare dal titolo: “D’Istinti animali”. “L’idea nasce da una serie di suggestioni – spiega Buonaiuto – che derivano dal tema dello scorso anno ‘l’impasto umano’ in cui si indagava l’uomo in divenire. Lo spunto è sorto da una lettura del richiamo al racconto sulla dignità dell’uomo di Pico della Mirandola nel quale il filosofo indaga sui movimenti che l’uomo realizza in rapporto agli altri esseri viventi. Pico fissa l’immagine di una scala che alla base ha come riferimento una ameba e in cima un angelo. In quella dimensione l’uomo è alle prese con una decisione importante se orientarsi verso la trascendenza oppure se vuole essere più terreno e ‘animale’… Naturalmente in quella riflessione c’è un forte antropocentrismo, ma ci ha aiutato a comprendere su quali piste lavorare. Un lavoro dunque anche sui linguaggi morali e simbolici del regno animale”.

Per questo osserva Buonaiuto: “Ho trovato molto affascinante l’immagine degli animali che osservano l’uomo che corre tra un capo e l’altro della scala. In fondo gli animali sono dentro un ambiente ed hanno una sensibilità e ‘sapienza’ precoce. Un elemento che faceva esaltare la preziosità dell’animale. Inoltre ho letto una ricerca di scienziati svedesi che hanno dimostrato come lo scarabeo stercorario si orienta guardando le stelle. Una realtà incredibile e meravigliosa: un animale così, apparentemente insignificante, immerso nella terra alzi lo sguardo e si orienti la sua via guardando le stelle è qualcosa di eccezionale. E quest’ azione la ripete da molto più tempo dell’uomo e la sua evoluzione”.

D’istinti animali, dunque, come rapporto tra la dimensione animale dell’uomo e il suo confine.

Tra umano e animale – prosegue Buonaiuto – si affronta, infatti, anche una discussione sulla dimensione antropocentrica che quasi distingue in modo netto il resto del creato, tenendo conto che l’animale, spesso riassunto nella sua dimensione di bestia come accezione negativa, ma che è messa in opera dall’uomo, il più evoluto tra gli animali appunto. Razionalità contro istintualità si potrebbe dire. Ma in realtà “il confine tra mondo umano e animale è continuamente da ritrattare e riconfigurare” dice il curatore. Da qui è partita l’idea di indagare l’uomo partendo dall’occhio dell’animale, un occhio privilegiato e attento. “Partendo dalla riflessione della Bibbia nella Genesi – aggiunge Buonaiuto – in cui si parla della creazione degli animali prima dell’uomo, un fatto su cui concordano teologi e scienziati. L’animale raccoglie l’immagine dell’uomo come fosse una diapositiva che lo lega all’essere evoluto”.

Un percorso di conoscenza attraverso dei passi della Sacra Scrittura affidati a Enzo Bianchi, Vito Mancuso, Michela Murgia, Remo Bodei e Marinella Perroni che analizzano dei versetti della Bibbia in cui viene citato un animale nel testo. Allora afferma Buonaiuto: “Il Cammello nella cruna dell’ago, che rappresenta la capacità di osare l’impossibile; le pecore senza pastore, che rappresenta la spinta e l’esigenza della ricerca di un maestro; oppure prudenti come serpenti, nel quale l’animale spesso identificato come simbolo del male, in questo caso ha un’accezione positiva: come capacità di discernimento”.

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